Itinerario nella città vaticana, a Roma e nella sua provincia

In barca sul Tevere con Caronte

Le tappe dell’itinerario

L’aldilà di Dante Alighieri illustrato dai Nazareni


Il nostro itinerario non può certamente dimenticare Dante Alighieri. Oggi possiamo ripercorrere il viaggio che portò Dante nei tre regni dell’aldilà  - l’inferno, il purgatorio e il paradiso - semplicemente aggirandoci in una stanza. E’ un’esperienza visiva resa possibile dal gruppo dei Nazareni, i pittori germanici che s’ispirarono all’arte italiana del primo Rinascimento e che affrescarono le pareti e la volta del Casino Massimo Lancellotti con una sintesi delle tre cantiche. In particolare Philipp Veit dipinse il Paradiso tra il 1818 e il 1824. Gli subentrò Joseph Anton Koch che lavorò al Paradiso e al Purgatorio fino al 1827. La prima scena è dedicata a Dante che sogna di essere assalito nella “selva oscura” da tre belve feroci, una lonza, un leone e una lupa e che viene soccorso da Virgilio. Le tre belve rappresentano allegoricamente i tre peccati bestiali che secondo Dante sarebbero la causa della corruzione della società dei suoi tempi (la lussuria, la superbia e l’avidità). La vasta scena dell’inferno è di grande impatto visivo. Al centro “stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l'intrata; giudica e manda secondo ch'avvinghia”. Ai piedi di Minosse, giudice infernale, stanno in ginocchio le anime dei dannati. Flagellati dai demoni, essi ascoltano la sentenza e si disperano. Dante e Virgilio sono trasportati in volo da Gerione, “la fiera con la coda aguzza, che passa i monti, e rompe i muri e l’armi! Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza! (…) La faccia sua era faccia d’uom giusto, tanto benigna avea di fuor la pelle, e d’un serpente tutto l’altro fusto”. Tra gli altri demoni vediamo ancora Caronte con la sua barca e Cerbero, il cane dalle tre teste. Un particolare è dedicato a Paolo e Francesca “quali colombe dal disio chiamate con l'ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l'aere, dal voler portate”. Le altre scene dei dannati brutalizzati all’inferno sono di forte violenza visiva.

Si passa poi al Purgatorio. L’angelo nocchiero – al canto del salmo centotredici “In exitu Israel de Aegypto” - trasporta le anime su una navicella fino alla spiaggia dell’Antipurgatorio: “Poi, come più e più verso noi venne l'uccel divino, più chiaro appariva: per che l'occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, tanto che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. Da poppa stava il celestial nocchiero, tal che faria beato pur descripto; e più di cento spirti entro sediero”.  Sono quindi descritte le punizioni a cui sono sottoposti coloro che si macchiarono nella vita dei sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria. La volta descrive l’empireo dantesco. Tutt’intorno si individuano i personaggi che Dante incontra nella sua ascensione. Al centro è la visione trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Maria in trono, tra gli angeli, ascolta la celebre preghiera che Bernardo, nel suo candido abito cistercense, le rivolge: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'etterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura”.

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