Itinerario nella provincia di Venezia

Venezia. Uno sguardo moderno sull’aldilà a Mestre

Le tappe dell’itinerario

Se siamo interessati a capire come la sensibilità degli artisti contemporanei abbia declinato i Novissimi, possiamo sostare nella moderna chiesa di San Giuseppe a Mestre, costruita nel 1955. La grande parete d’ingresso è decorata da un’opera di Roberto Joos del 1991. Il tema è quello del giudizio finale, ispirato dalla lettura del vangelo di Matteo.

Al centro è la figura di Cristo che giudica l’umanità: con il gesto delle mani benedice i buoni e allontana da sé i cattivi. Al fianco di Gesù un albero simbolico separa le opere buone dalle malvage: è l’albero della conoscenza del bene e del male, memoria del giardino dell’Eden. Due donne sono sedute sulle radici e simboleggiano rispettivamente la vita (la maternità) e la morte. Intorno alla scena centrale si muove un vortice di personaggi e di episodi: sulla destra è un flusso discendente che inizia dai comportamenti viziosi e scende verso l’abisso del male assoluto, segnato da colori forti e tenebrosi. A sinistra il vortice inverte la sua direzione e diventa un flusso ascensionale, caratterizzato da colori progressivamente più tenui e luminosi.

Nel regno del Male vediamo ritratte le maschere della falsità e della menzogna e la mercificazione del corpo. Si passa poi alle personificazioni del potere economico egoista e di quello militare violento. La degenerazione prosegue con le crescenti atrocità della guerra, le distruzioni, le fucilazioni, gli incendi, la morte degli innocenti. Una volta toccato il fondo dell’inferno, l’artista ritrae audacemente la scena della risurrezione dei morti e trasmette così l’idea di un passaggio dal negativo al positivo, dal male al bene, dalle tenebre alla luce.
Le scene seguenti descrivono altrettante opere di carità: l’aiuto dato ai senzatetto, il sostegno al cieco e al disabile, la visita ai carcerati, la medicazione delle ferite, la mensa per i più poveri. L’artista attualizza così la celebre pagina del vangelo di Matteo dedicata al giudizio finale. «Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"» (Mt 25, 34-40). La scena che chiude la simbologia del quadro è il volo dei beati, l’ascensione verso il cielo degli eletti che hanno indossato l’apocalittica ‘veste candida’. Ancora con riferimento al vangelo matteano, l’artista ha ritratto le cinque vergini sagge della parabola che attendono lo sposo nella notte con le lampade accese: «arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa» (Mt 25, 1-13).

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