Itinerario nella provincia di Imperia

Rezzo. I viziosi puniti nell’aldilà

Le tappe dell’itinerario

Da Rezzo una lunga strada sale a svolte nel bosco in direzione del poggio che ospita il Santuario della Natività di Maria Bambina o di Nostra Signora del Sepolcro, in posizione appartata e suggestiva. Il santuario fu consacrato alla fine del Quattrocento e di quell’epoca esibisce il bel portico a colonne e il campanile cuspidato. Ma sono soprattutto i dipinti che fasciano le pareti all’interno a costituire il motivo di maggiore attrazione. Come il ciclo di dipinti dovuto al pittore Pietro Guido da Ranzo, originario della Valle Arroscia, risalente al 1515, che comprende la storia della redenzione a iniziare dal peccato, originale di Adamo ed Eva e culminante nelle scene della vita di Gesù con la sua passione, la morte e la risurrezione. Ma vi è anche un ciclo precedente di affreschi di epoca quattrocentesca che comprende le immagini dei regni dell’aldilà. Della visione del Giudizio finale restano visibili la risurrezione dei morti dagli avelli, San Pietro con le chiavi, l’arcangelo Michele e alcuni beati. Meglio conservato, sia pur con lacune, è il riquadro dedicato alla punizione dei dannati all’inferno.


La lettura della complessa immagine può iniziare dal basso dove si vede la processione dei dannati condotti all’inferno, interpretata come la cavalcata dei vizi, uno sghembo corteo di personaggi che interpretano i sette peccati capitali. Il corteo dei viziosi cavalca animali simbolici ed è prigioniero di una lunga catena con larghi anelli che avvolgono il collo. Un diavolo trascina la catena suonando il tempo di marcia col rullo del suo tamburo. Il destino inesorabile dei viziosi è la bocca spalancata del Leviatano, un drago dai denti aguzzi simbolo della gola dell’Inferno. Il primo vizioso è un re con la corona e la spada sguainata che cavalca un leoncino: rappresenta il peccato della superbia. Segue una donna macilenta che stringe tra le mani una scarsella piena di monete e cavalca un orso; il suo tesoretto è frutto di continue privazioni simbolizzate dal suo essere scalza, con i capelli trasandati e il lungo abito scucito che lascia in mostra le gambe: è il simbolo dell’avarizia. Al terzo posto è un ometto che cavalca un suino dalla coda attorcigliata e che beve a garganella da una brocca di vino sbrodolandosi tutto: è il simbolo della gola. Il personaggio centrale è un elegante paggio che inforca un cavallo con le briglie; con un gesto autolesionistico si ferisce al collo con un pugnale e simboleggia dunque il peccato d’ira. Il personaggio successivo è una dama dai lunghi capelli biondi che si autocompiace osservandosi nello specchio e che cavalca un caprone dalle corna spropositate: è il simbolo della lussuria. Il sesto posto del corteo è occupato da una donnetta che segna a dito le persone vittime delle sue maldicenze; si trova a cavallo di una scimmia dispettosa e simboleggia il vizio dell’invidia. In coda al gruppo è un sonnolento personaggio che perde financo le briglie del suo asino indolente: è una chiara allusione al vizio dell’accidia.


Il personaggio centrale dell’inferno è Lucifero, un diavolo dai tratti teratologici e animaleschi come dimostrano le sue zampe ferine e unghiute, bloccate da una catena. Alcuni servizievoli diavoletti portano corpi di dannati al cannibalesco umanoide, che provvede a stritolarli con gli artigli e a divorarli con le sue molteplici bocche. Tra i diavoli-camerieri se ne nota uno a sinistra che si carica un dannato sulle spalle, come si fa di solito con i bambini, e uno a destra che porta i dannati ammucchiati nella gerla del fieno sulle spalle. I supplizi cui sono sottoposti i dannati sono quattro. Un sodomita è infilzato su uno spiedone che un diavolo ruota sul girarrosto. Un usuraio con un imbuto infilato in gola è costretto a ingoiare oro fuso. Gli invidiosi sono appesi alle lame dentate di una ruota girata da un diavolo e finiscono poi a capofitto in un pozzo. Gli iracondi sono infilzati sui rami spinosi dell’albero del male con la parte del corpo responsabile del peccato commesso.

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