Itinerario nella provincia di Imperia

Molini di Triora. I vizi e le virtù di Andagna

Le tappe dell’itinerario

La valle Argentina incide verticalmente la Liguria di Ponente e collega in appena 30 km Arma di Taggia, sul mare, al Monte Saccarello, che dall’alto dei suoi 2200 metri è il più alto della regione e che si erge giusto sul confine italo-francese.
Lungo il fondovalle si trova il comune di Molini di Triora, alla confluenza del torrente Argentina con il rio Capriolo e il rio Corte, che deriva il suo nome dai numerosi mulini che un tempo macinavano i cereali e le castagne che venivano prodotte nei terreni del paese e delle numerose frazioni. Dopo 3 km di tornanti si raggiunge la frazione di Andagna, antico borgo allungato su una dorsale percorsa dall’itinerario medievale che collegava la valle Argentina alla valle Arroscia. Continuando la salita, a 759 metri di quota, si tocca la chiesetta porticata di San Bernardo. All’interno possiamo ammirare un ciclo di affreschi quattrocenteschi venuti alla luce nell'estate del 1946, dopo essere stati liberati dallo strato d’intonaco sovrapposto. Si possono così ammirare le scene della passione, morte e resurrezione di Gesù. La fascia inferiore degli affreschi è dedicata alla rappresentazione simbolica delle sette virtù, contrapposte alla cavalcata dei vizi.


Sette dannati in catene cavalcano animali simbolici e avanzano verso l’Inferno, la bocca spalancata di un drago fornito di denti e orecchie palmate. A guidare la Carovana dei Vizi è un diavolo scuro che raina la catena e segna il tempo della marcia su un tamburo. Dalla bocca del drago spunta un secondo diavoletto che allunga un rampino per arpionare i nuovi arrivati. Il primo cavaliere è un re coronato con la spada sguainata che cavalca un leone: è simbolo della Superbia, il primo dei vizi. Il secondo cavaliere ha le fogge di un mercante; ha in mano un sacchetto di monete e cavalca un cane con un osso in bocca: è il simbolo dell’Avarizia. Al terzo posto, seppur rovinato da una caduta dell’affresco, è un uomo a cavallo di un felino che imbraccia un lungo spiedo con l’arrosto infilato sulla punta e porta alla bocca una brocca di vino: è il simbolo del vizio della Gola. Al quarto posto è una dama che cavalca un magnifico caprone; la donna si ammira nello specchio e scopre maliziosamente il ginocchio: è il simbolo del vizio della Lussuria. Seguono l’Invidia, a cavallo di una faina, e l’Ira, che cavalca un orso e si ferisce con un pugnale. L’ultimo vizio è l’Accidia, simbolizzata da una donna indolente e sonnolenta, a cavallo di un asino.


Sulla parete di fronte compare una sfilata di sette donne, raffigurate in piedi e vestite di bianco. Esse incarnano simbolicamente le sette Virtù. La prima donna porta un simbolico giogo sulle spalle e rappresenta la virtù dell’Umiltà, contrapposta alla fronteggiante Superbia. La seconda donna regala una moneta a un bimbo povero e simboleggia dunque la Generosità, contrapposta all’Avarizia. La terza donna aggiunge un po’ d’acqua nella brocca del vino e rappresenta così la virtù della Temperanza, contrapposta alla Gola. La quarta donna simboleggia la Purezza, contrapposta alla Lussuria. La quinta e la sesta donna personificano la virtù contrapposta all’Invidia e la Pazienza che si mortifica a colpi di frusta sulle spalle, contrapposta all’Ira. L’ultima donna, affaccendata nei lavori domestici, simboleggia la Laboriosità contrapposta all’Accidia.

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