Itinerario in Campania

Napoli. La falce apocalittica di Santa Brigida

Le tappe dell’itinerario

La chiesa di Santa Brigida, sull’omonima via compresa tra Via Toledo, il Maschio Angioino e la Galleria Umberto, fu edificata nel Seicento. La parrocchia-santuario è affidata ai Padri dell’Ordine della Madre di Dio, detti anche Padri Leonardini dal nome del fondatore San Giovanni Leonardi. La decorazione fu affidata nel 1678 a Luca Giordano e ai suoi allievi, tra i quali Giuseppe Simonelli.


Il visitatore che entra nella chiesa-santuario di Santa Brigida resta subito attratto dalla visione del grande Paradiso che avvolge tutto l’interno della cupola. La comunione dei santi si mostra sulle nubi dell’empireo intorno alle tre figure-chiave: l’Onnipotente, raffigurato nel più alto dei cieli, il Figlio Gesù Cristo e la Madre di Dio, collocati più in basso in posizione simmetrica. La visione gloriosa del Paradiso dei santi trova però il suo immediato background negli avvenimenti descritti nella volta della vicina sacrestia. Qui sono infatti visibili le immagini della risurrezione dei morti e del giudizio universale. Al suono delle trombe angeliche i morti risorgono dai loro sepolcri. Il pittore ne fissa le fasi successive del ritorno in vita: lo scheletro che si rianima, i corpi mummificati, il rivestimento della carne, la perfezione del corpo restaurato.  Le scene della risurrezione sono quattro, contornate da sghembe cornici adattate alle caratteristiche della volta. In una di queste, la più affollata di risorgenti, l’angelo non si limita a suonare la tromba ma indica ai risorti la venuta del Giudice in alto sulle nubi. Altre scene mostrano già le inquietanti fiamme che fuoriescono dalle caverne infernali e che minacciano i risorti.

Il centro della volta è occupato dal Giudice e dalla corte celeste. Cristo, il giudice, pronuncia la sentenza di salvezza o di condanna e ne affida l’esecuzione all’arcangelo Michele, già in volo, pronto nella sua armatura, con una spada fiammeggiante in mano. A fianco del Giudice è sua madre, in preghiera, che cerca di temperarne l’ira svolgendo il suo ruolo di intercessione. Intorno a Gesù è il tribunale celeste degli apostoli con Pietro che riceve le chiavi, gli evangelisti che trascrivono gli avvenimenti e i profeti che interpretano gli avvenimenti alla luce degli oracoli riportati negli antichi testi biblici.

L’elemento più originale del dipinto è la falce che Gesù impugna con la mano destra. Il particolare è preso di peso dall’Apocalisse di Giovanni: «E vidi:  ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata» (14, 14). Il giudizio finale è paragonato alla mietitura. Lo conferma la spiegazione che Gesù fornisce della parabola della zizzania: «"Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!» (Mt 13, 37-43).

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