Itinerario nella provincia di Pisa

Pisa. Il pulpito di Nicola Pisano nel Battistero

Le tappe dell’itinerario

Il Battistero nel Campo dei Miracoli di Pisa è il più grande d’Italia. Come molti altri battisteri, quello pisano è stato dedicato a Giovanni Battista, il predicatore che battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano. Ha la forma di un grande cilindro rivestito di marmo bianco, listato di grigio e cinto da arcate su colonne. All’interno otto colonne, alternate a quattro pilastri, delimitano lo spazio del fonte battesimale ottagono di Guido da Como (del 1246), fiancheggiato dal pulpito di Nicola Pisano (realizzato nel 1260). Il pulpito ha una struttura a base esagonale ed è sostenuto da sei colonne laterali (tre delle quali poggianti su leoni stilofori) e una centrale con basamento scolpito con tre telamoni. Il parapetto è ornato da cinque pannelli a bassorilievo con scene della vita di Cristo: la natività, l’adorazione dei Magi, la presentazione al tempio, la crocifissione e il Giudizio universale. Sugli archetti tra le colonne si mostrano i rilievi dei profeti e degli evangelisti e sopra i capitelli si trovano le statue delle virtù cardinali, di Giovanni Battista e dell'arcangelo Michele.


Nicola Pisano ha inserito nel suo Giudizio finale una cinquantina di personaggi, proponendo quindi ai fedeli un palcoscenico affollato, animato da tensioni ed emozioni contrapposte. Purtroppo la lettura di questo capolavoro della scultura duecentesca è disturbata dai danni provocati dalla vandalica asportazione di numerose testine, sottratte nel Cinquecento come souvenir destinati a collezioni private. In ogni caso la scena del Giudizio ruota intorno alla figura centrale del Cristo. Il Giudice siede sul trono e ha il capo ornato da un nimbo crociato. La tunica lascia scoperto il costato per mostrare la ferita provocata dalla lancia di Longino. Il braccio destro (il sinistro è stato asportato) e i piedi mettono anch’essi in mostra le piaghe dei chiodi della passione. La figura di Gesù è incorniciata nel Tetramorfo: gli fanno infatti corona i simboli dei quattro evangelisti (l’aquila di Giovanni, l’angelo di Matteo, il bue di Luca e il leone di Marco). Due angeli affiancano Gesù e lo mostrano ai risorti; altri due angeli sostengono la croce e la mostrano agli stessi risorti come segno del sacrificio di Gesù per la loro salvezza; ancora due angeli presidiano gli angoli superiori del rilievo e - almeno in ipotesi, dato il loro stato molto rovinato - suonano le trombe che svegliano i morti e li chiamano al giudizio. Le altre due rovinate figurine in ginocchio ai lati del giudice sono probabilmente la madre Maria e Giovanni Battista, designate qui come intercessori e avvocati difensori dei risorti. L’intero gruppo dei dodici apostoli, seduti sui troni, presidia compatto la zona superiore sinistra, figurando come tribunale celeste. La fascia inferiore del pannello descrive la risurrezione dei morti dai loro sepolcri. Si mostra qui in modo particolare l’abilità plastica dell’artista che scolpisce il corpo umano nudo, giacente, in torsione o rannicchiato. Gli angeli aiutano i beati a sollevarsi e li presentano al giudice: seppure intimoriti, appaiono serenamente consci della raggiunta salvezza. La scena infernale, al contrario, vede i dannati ormai atoni, psicologicamente prostrati e incapaci di reazione di fronte alle angherie dei diavoli. L’iconografia diabolica è di grande interesse: accanto a demoni umanoidi dalla plastica bellezza, figurano maschere grottesche come quella di Lucifero e fattezze di satiri e di fauni. La pena dei dannati è quella di finire divorati dalle bocche teratologiche del Leviatano, del drago e di un anaconda ingoiatore.

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