Itinerario nella provincia di Chieti

Cieli sconvolti nell’Abruzzo citra

Le tappe dell’itinerario

La caduta degli angeli ribelli a Colledimezzo


Lungo la superstrada di fondovalle risaliamo ora il fiume Sangro e dopo aver costeggiato in galleria il lago di Bomba raggiungiamo lo svincolo e l’accesso al paese di Colledimezzo, disegnato a ferro di cavallo in mezzo a tre colli, a dominio del vallone Mulino. Qui il pittore Donato Teodoro ha dipinto nel 1748 un’altra potente immagine del Cielo e dell’Inferno sulla volta della chiesa di San Giovanni apostolo ed evangelista. La scena è quella ormai nota della caduta all’inferno degli angeli ribelli e presenta numerose analogie con i dipinti di Chieti e di Castel Frentano. Ancora una volta al centro della scena è Dio Padre che ha per nimbo il triangolo di luce trinitario e siede sul globo, quale signore del cielo e della terra. Il particolare più inconsueto del dipinto è la poltrona rovesciata che flotta nel cielo come un satellite senza più rotta. È la trascrizione dei versetti del Siracide: «Principio della superbia è allontanarsi dal Signore; il superbo distoglie il cuore dal suo creatore. Principio della superbia infatti è il peccato; chi ne è posseduto diffonde cose orribili. Perciò il Signore ha castigato duramente i superbi e li ha abbattuti fino ad annientarli. Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto ha fatto sedere i miti» (Sir 10,12-14). O dell’ancor più noto versetto del Magnificat: «Ha rovesciato i potenti dai troni» (Lc 1,52). Sbalzato dal trono della potenza e della superbia Lucifero soccombe al gladio punitore di Michele. A nulla vale il tridente imbracciato dall’angelo luciferino di fronte alla potenza dell’arcangelo che, con un elmo piumato sul capo, guida le milizie celesti rimaste fedeli a Dio contro i superbi ribelli. Le scene della battaglia sconvolgono tutta la superficie della calotta. Sui bordi sono raffigurate le caverne infernali dove precipitano rovinosamente, in pose scomposte, gli ex angeli trasformati in creature diaboliche. Sono le parole del profeta Isaia: «Negli inferi è precipitato il tuo fasto e la musica delle tue arpe. Sotto di te v'è uno strato di marciume, e tua coltre sono i vermi. Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi nel tuo cuore: "Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nella vera dimora divina. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo". E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!» (Is 14,11-15).

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