Itinerario nella provincia di Chieti

Cieli sconvolti nell’Abruzzo citra

Le tappe dell’itinerario

La fine del mondo a Lanciano


Il Finimondo dovrebbe essere un tema congeniale agli artisti visionari del medioevo. Cataclismi naturali ed ecatombi umane – che ispirano, ad esempio, un vasto filone del cinema “apocalittico” contemporaneo, nutrito di effetti speciali – dovrebbero rappresentare un eccellente diversivo per tutti quei pittori abituati a dipingere quasi solo santi, madonne e altri edificanti soggetti religiosi.

E invece le testimonianze artistiche che ci restano sui “segni del giudizio finale” sono pochissime: alcune incisioni, spesso di scarso pregio, nei codici cinquecenteschi, alcune vetrate nelle chiese (Angers, Norimberga), qualche arazzo, rari accenni nelle Apocalissi a fresco o miniate. Proprio questa rarità artistica vale allora a eccitare la curiosità nei confronti di due opere italiane. La prima è semi-sconosciuta e si trova in Abruzzo. La seconda è invece celeberrima ed è visibile in Umbria, nella cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto.

Facciamo allora tappa a Lanciano, un centro della provincia di Chieti, rilevante per storia e forza economica. Gli affreschi del 1515, che raffigurano i segni che caratterizzano i quindici giorni che precedono il giudizio finale, sono collocati sulla volta recentemente restaurata della Cappella di San Legonziano, all’interno del complesso di San Francesco, noto anche come Santuario del miracolo eucaristico. La sequenza dei cataclismi naturali dedica quattro fotogrammi ai segni di mare e cinque fotogrammi ai segni di terra, seguiti dalle scene della fine dell’umanità.


Primo giorno: il mare si alzerà al di sopra delle montagne (el primo dì salzera el mare quaranta braza sopra ciascadun monte). Una gigantesca onda anomala, frutto del maremoto, si solleva sulla spiaggia popolata da persone atterrite e raggiunge le nuvole in cielo. Il mare ospita grandi pesci, imbarcazioni di diversa taglia e una vistosa sirena dalla coda bifida.

Secondo giorno: il mare si ritirerà (el secondo dì  andarà tanto igiuso che a mala pena si potrà vedere. Per questo el populo starà tanto pensoso). Un’eccezionale bassa marea rivela il letto asciutto del fiume sotto i ponti e il fondo del mare con la fauna marina a secco. Di fronte al borgo, sulla riva, la gente indica i segni del prodigio naturale.

Terzo giorno: i pesci salteranno fuori dall’acqua (el terzo dì i pesci monteranno sopra de l’aqua con gran furore tanto le voci e gridi che vi saranno insino al cielo andarà quelo romore). I pesci, le sirene e i serpenti marini si avventano fuori dall’acqua schiumante, aggredendo gli umani e combattendo una selvaggia battaglia ittica.

Quarto giorno: il mare si essiccherà (el quarto dì si die secare con tute le altre aque similmente). È l’ultimo cataclisma marino. Sotto gli sguardi turbati della gente l’acqua del mare evapora totalmente e lascia a secco le imbarcazioni a vela.

Quinto giorno: gli alberi suderanno sangue. La scena è dominata da alberi carichi di frutti e da grandi piante frondose che secernono una rugiada rossastra a guisa di manna o di resina. Volatili di tutti i tipi (in primo piano è un vistoso pavone) sono raffigurati a terra: bersagliati dalla pioggia di sangue, sembrano osservare perplessi l’evento innaturale.

Sesto giorno: il mondo intero crollerà. Un rovinoso terremoto scoperchia le case, atterra i solai, precipita le torri e i campanili, disgrega le mura. Le città sono distrutte.

Settimo giorno: tutto sarà sommerso dalle pietre. Una desolata pietraia coprirà e schiaccerà ogni forma di vita.

Ottavo giorno: la terra sarà sconvolta dal terremoto (a otto giorni la terra detremare per tutto el mondo la tremen… forte che la gente sopra no ci porà stare). Il moto sussultorio e ondulatorio del sisma universale impedirà alla gente persino di reggersi in piedi.

Nono giorno: la terra si livellerà e la gente andrà nelle grotte (a nove giorni el mondo s… equale umile e colli sabbasa…tutti la gente andera a le grote p nascondere). Sulla terra desolata si scateneranno tempeste di vento. Ormai prive di casa, le persone cercheranno rifugio nelle grotte e negli altri anfratti naturali.

Decimo giorno: la gente uscirà dalle grotte (…uscire quelli che a le grotte). Per assistere agli ultimi cataclismi cosmici e al giudizio finale le persone abbandoneranno la loro posizione neo-fetale nelle caverne e torneranno a guardare il cielo.

Undicesimo giorno: le tombe si apriranno (a li undici dì si de aprire ciascadun monumento tutte l’osse che sarano in sepoltura si raduneranno insieme). Anche i morti e le loro ossa aride si raduneranno in una grande valle, in attesa del giudizio finale.

Dodicesimo giorno: il sole si spegnerà e il cielo cadrà (a dodici dì vivo e bello lo sole perderà lo suo splendore le stelle caderanno p gran flagelo la luna sira…). L’eclisse del sole porterà una diffusa penombra sulla terra. È straordinaria l’abilità del pittore nel descrivere l’effetto depressivo che l’evento provoca tra gli animali (si riconoscono il leone, il cervo, l’unicorno, il cinghiale, il bue e l’orso).

Tredicesimo giorno: i morti riprenderanno i propri corpi. Come in Ezechiele, le ossa aride si rivestiranno di carne e i corpi dei morti torneranno alla vita. È la scena della risurrezione dei corpi.

Quattordicesimo giorno: arderanno le fiamme del castigo eterno. Nella plumbea notte eterna della dannazione, baleneranno le fiamme del fuoco inestinguibile dell’inferno a minacciare i dannati.

Quindicesimo giorno: il fiume di fuoco Flegetonte. Le vie d’acqua dell’idrografia infernale sono il canale di comunicazione tra l’aldiquà e l’aldilà, tra i dannati e il loro destino eterno nella città di Dite.

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