Itinerario nella provincia di Chieti

Cieli sconvolti nell’Abruzzo citra

Le tappe dell’itinerario

Chieti: i regni dell’oltretomba nella chiesa della Trinità


Scendendo dalla Civitella di Chieti si sfocia subito nell’affollata piazza Trento e Trieste, alla confluenza di ben sei strade. La piazza è discretamente sorvegliata dal campanile con la caratteristica cuspide a bulbo della chiesa della Santissima Trinità, edificata dalla confraternita della Trinità dei Pellegrini all’inizio del Seicento. All’interno, la cappella di sinistra ospita nella calotta della volta un grande dipinto circolare a spicchi dedicato ai regni dell’oltretomba. L’opera è del 1844 ed è dovuta alla mano del pittore chietino Raffaele Ferrara. Muovendosi a girotondo e con qualche rischio per la cervicale è possibile leggere l’avvenimento centrale e le sei scene che ne discendono. Nel tondo al centro il pittore descrive il giudizio universale animato dal Cristo giudice che, in omaggio alla dedicazione trinitaria della chiesa, è affiancato dal Padre e dalla colomba dello Spirito Santo. Il Cristo, sovrastato dal segno della Croce in cielo,  solleva il braccio nel segno del giudizio mentre, a torso nudo, mostra le piaghe della sua passione. Il primo dei Novissimi, la Morte, ha il volto allegorico dello spirito alato del Tempo – citazione neoclassica di Crono - che solleva il rosso mantello e svela la falce e il sepolcro. La resurrezione dei morti è ambientata nella valle di Giosafat: lo strepito delle bùccine suonate dagli angeli trombettieri risveglia i morti; gli scheletri si sollevano, si liberano dei sudari e riprendono progressivamente vita, prima simili a mummie e poi riconquistando la carne e la pelle dell’antica sembianza umana. La scena del paradiso è resa dall’ascesa degli eletti in preghiera rivestiti dalla veste dei giusti verso la beatitudine raffigurata secondo la tradizione dall’occhio di Dio nel triangolo trinitario. La danza ascensionale dei beati è accompagnata da una piccola orchestra di strumenti a fiato e a corda formata da volenterosi angioletti. L’inferno è al contrario un flusso discensionale di dannati verso la caverna infuocata dell’ade: un dannato è incalzato dalla spada fiammeggiante dell’angelo e precipita nell’erebo dove diavoli umanoidi e dal volto mostruoso lo artigliano e lo trascinano al suo destino di eterna perdizione. Le ultime due scene sono dedicate ai regni intermedi. Il Limbo dei pargoli è un gruppo di bimbi che giocano all’ombra dei cipressi tra teschi, fiori e antichi monumenti dove si esprime l’anima neoclassica del pittore. E infine le fiamme del Purgatorio dove, grazie all’intercessione della madre di Dio, gli angeli sollevano le creature purificate e le conducono in cielo.

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