Itinerario nella provincia dell’Aquila

Giustizierato d’Abruzzo Ultra

Le tappe dell’itinerario

L’Inferno e il Paradiso di Bominaco


L’itinerario aquilano continua sulla direttrice del Tratturo Magno e tocca Bominaco, antico insediamento monastico medievale benedettino affiancato da un piccolo borgo e sorvegliato da un severo castello. Due chiese sovrapposte nel folto di un boschetto isolato, l’abbaziale di Santa Maria Assunta e l’oratorio di San Pellegrino, costituiscono un insediamento pieno di fascino che è meta di un crescente numero di visitatori e degli ammiratori. Se la chiesa abbaziale attrae per la sua architettura romanica, l’oratorio si fa invece ammirare per il vasto ciclo di affreschi che ne riveste l’interno e che sono datati intorno alla seconda metà del XIII secolo. Gli affreschi che ci interessano sono sulle due pareti centrali contrapposte. A sinistra spiccano le immagini conturbanti dell’Inferno. A destra è la visione riposante del Paradiso. La scena iniziale della descensio ad inferos è la morte del peccatore. Il letto di morte è di un lussuoso legno dorato e intagliato, con un cuscino decorato e una magnifica coperta rossa ricca di fregi multicolori. Il defunto ha appena esalato l’ultimo respiro e l’animula che gli sfugge dalla bocca è subito preda dei demoni. A destra la lotta tra l’angelo custode e il diavolo per la conquista dell’anima, nonostante le testimonianze favorevoli esibite dal messaggero divino, vede prevalere le nefandezze e si risolve a favore dell’agente infernale. I diavoli possono così festeggiare suonando e ballando sul letto, mentre un inquietante serpente emerge strisciando dal fondo, avvolge il letto nelle sue spire e minaccia ormai da vicino il corpo del defunto. Nella scena a fianco domina un’imponente diavolo, un Lucifero che avvolge tra le braccia i grandi traditori e porta sulle spalle a cavalcioni, quasi come un padre con il suo bambino, la figura dell’anticristo. Seguono le scene della punizione dei peccati capitali. Il ricco Epulone (Dives), minacciato da un gigantesco anaconda, siede su un trono infuocato e implora al povero Lazzaro una stilla d’acqua per rinfrescarsi le labbra riarse. Un avaro, con la borsa al collo, viene addentato sul cranio da un drago infernale, mentre il suo compare è costretto a ingoiare monete infuocate. La lussuria è simboleggiata da una donna dai lunghi capelli sciolti cui laide serpi avvolgono il corpo e succhiano i capezzoli.

Decisamente più rilassante è la scena del paradiso, rappresentato dai tre patriarchi biblici seduti su magnifici troni decorati di pietre preziose e cuscini damascati.  Abramo, Isacco e Giacobbe cullano in grembo gruppi di beati tra i quali spiccano prelati e religiosi. Il Paradiso è raffigurato come un giardino recintato, chiuso da una grande porta, nel quale svetta l’albero edenico del bene e del male. L’arcangelo Michele indossa sontuosi paramenti liturgici e pesa le anime dei risorti con una bilancia a doppio piatto. San Pietro apre la porta con la sua lunga chiave e schiude il paradiso terrestre/celeste ai beati che raggiungono a piedi il seno dei patriarchi.

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