Itinerario nella provincia dell’Aquila

Giustizierato d’Abruzzo Ultra

Le tappe dell’itinerario

Il giorno dell’ira (Dies irae) di Tommaso da Celano


La bella città marsicana di Celano è anche patria di Tommaso, un francescano della prima ora, nato all’inizio del 1200 e morto nel 1265 in Val de’ Varri; le sue spoglie sono oggi custodite nella chiesa di San Francesco a Tagliacozzo. Tommaso ha scritto le vite di San Francesco e di Santa Chiara ed è dunque comunemente ricordato come biografo. Ma la sua fama è soprattutto legata al Dies Irae, un testo poetico in rima inserito tra gli inni liturgici del Messale romano con il nome di Sequentia mortuorum. Il giorno dell’ira è la terribile rappresentazione del Giudizio universale di fronte ad un’umanità sgomenta, nutrita da tragiche fantasie evocate dall’ossessiva predicazione medievale sulla fine del mondo.

Quel giorno, il giorno dell’ira – dice Tommaso – ridurrà il mondo in cenere, come era stato previsto da Davide e dalla Sibilla. Grande sarà il terrore di fronte al Giudice che verrà ad esaminare il mondo, annunciato dal suono delle trombe che risveglierà i morti nei loro sepolcri e li sospingerà innanzi al Trono (Dies irae, dies illa, / solvet sæculum in favilla, / teste David cum Sybilla. / Quantus tremor est futurus, / quando judex est venturus, / cuncta stricte discussurus! / Tuba, mirum spargens sonum / per sepulchra regïonum, / coget omnes ante thronum.). La morte e la natura stupiranno di fronte alla resurrezione dei corpi. Il Giudice, seduto sul trono, svelerà le cose occulte raccolte nel libro della vita e nulla lascerà impunito. Come potrà giustificarsi il misero risorto? Quest’ultimo, in lacrime e rosso in volto, si appella al giudice, gli ricorda di essere la causa del suo avvento, di essere stato salvato grazie alla sua croce e gli chiede che non resti vano il suo grande sacrificio. Gli chiede la remissione dei peccati, ricordandogli come lui ha perdonato la Maddalena e il buon Ladrone. Chiede di non bruciare nel fuoco eterno, di essere separato dai capri e accolto tra gli agnelli, di essere accolto tra i beati. E conclude che quel giorno sarà un giorno di pianto, quando l’uomo reo risorgerà dalle sue ceneri per essere giudicato dal Cristo (Confutatis maledictis, / flammis acribus addictis, / voca me cum benedictis. / Lacrimosa dies illa, / qua resurget ex favilla / judicandus homo reus).

Se la redazione del testo nella lingua latina medievale non agevola oggi il lettore digiuno di cultura classica, colpisce però il successo del Dies Irae nella musica e in particolare nelle grandi opere. Celebri sono le trascrizioni di Verdi e Mozart, dove il Dies Irae scandito dal coro, provoca l’eco acutissima delle trombe e il rombo dei timpani. Ma gli autori che si sono cimentati con il tremendum di Tommaso da Celano sono davvero numerosi, a partire dai vocalizzi nel gregoriano dei monaci fino a giungere ad Arvo Pärt.

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