Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Punto di partenza del nostro itinerario è la Radicosa, una frazione di San Vittore del Lazio, comune al confine con la Campania e il Molise, con uscita dedicata dall’autostrada Roma-Napoli. Da San Vittore si risale per circa 5 km la strada della Canala lungo la valle che conduce alla frazione. Giunti alla curva a gomito sul ponte che scavalca il fosso, a un incrocio di strade sotto le case della Radicosa, si parcheggia. Ci s’inoltra sulla strada di San Leonardo, la prima a destra, che traversa in ripida salita un gruppo di case. Subito dopo la strada si distende placidamente nella valletta che traversa la base del pendio del monte Sambùcaro, con orientamento sud-ovest in direzione della sella di Croce della Macchia. La strada ha il fondo di cemento ed è comunque percorribile in auto. Ma la piacevole tranquillità del percorso, il lieve dislivello e la distanza contenuta in 2,5 km e 45 minuti di cammino consigliano il percorso a piedi. Dopo un tratto aperto tra campi coltivati, la strada taglia una fascia di bosco e sbuca più in alto in una zona di pascolo. All’altezza di un fontanile a doppia vasca si lascia la strada e si segue un sentierino sulla destra che conduce in pochi passi al villaggio pastorale della Macchia. Tre capanne in pietra a secco riempiono lo spazio di un recinto chiuso da muretti di pietra. Nelle vicinanze si trovano altri stazzi recintati, di forme e dimensioni diverse separati da zone pascolive e vasche di abbeverata. Le tre capanne hanno forma diversa: la prima ha forma cilindrica tondeggiante, con una bella porta d’ingresso, un architrave arrotondato e finestre laterali; sono ben evidenti le pietre sporgenti in progressione ascendente che consentono di salire sulla sommità della capanna per la sua manutenzione. La seconda capanna ha forma quadrata e la porta d’accesso protetta da un muretto curvo che la riparava dal vento; la volta è crollata, ma è ancora presente sui cardini la vecchia porta di legno; all’interno sono numerose le nicchie per i diversi usi domestici. La terza capanna ha una bella forma ellissoidale con volta tronca in pietra, addizionata di coppi e tegole per migliorarne la protezione dall’acqua piovana.

Visitato il villaggio di pietra conviene risalire il breve pendio del colletto sovrastante. La sommità ospita i resti di una costruzione di pietra, forse un sangar. Ma l’attrazione maggiore è costituita da una serie di misteriosi cerchi concentrici di pietra separati da piccoli fossati circolari incisi sul terreno. Tornati sulla strada si raggiunge in breve la sella, segnata da una croce di ferro, che incide a 700 m di quota la cresta occidentale del Sambùcaro. Un magnifico panorama si apre a nord sulla valle del Liri, Montecassino, monte Cairo e le Mainarde, e a sud verso i monti della Campania. Proseguendo sul sentiero di cresta si trova una nuova pittoresca capanna a secco affiancata dal recinto di uno stazzo. Pochi metri sotto la linea di cresta, sulla destra, inizia una muraglia di pietra formata da grandi massi calcarei sovrapposti, titanica opera dei Sanniti. La muraglia forma un’allungata cinta poligonale di 2,5 km che fascia i colli Marena e Falascosa in quota sopra San Vittore. Tornati alla croce ci si affaccia sul versante di San Pietro Infine, teatro nella seconda guerra mondiale degli scontri della fine del 1943 che precedettero le battaglie di Cassino e della linea Gustav. Cercando con attenzione nell’area della valico e scendendo sul sentiero in direzione di San Pietro, all’altezza della chiesa diruta di Sant’Eustachio, si rintracciano targhe-memoriali, lapidi, postazioni difensive tedesche, sangar, piazzole di mortai e artiglieria.

Dalla croce si può anche decidere di risalire la cresta che conduce ai 1205 m della panoramica cima del monte Sambùcaro. Il termine di vetta segna il confine tra tre Regioni: il Lazio, la Campania e il Molise.

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Itinerari

Le antiche pietre del Monte Sambùcaro

Il nostro viaggio nell’Italia di pietra fa tappa su una scorbutica montagna di confine all’estremo sud del Lazio. Già il nome – Sambùcaro (o la sua versione dialettale Sammucro) – non è esattamente invitante. Si aggiunga che la lontananza dai grandi centri urbani, la quota non proprio eccelsa e la natura particolarmente sassosa dei sentieri che lo risalgono dai tre versanti – laziale, campano e molisano – rendono riluttanti i potenziali escursionisti. Eppure, un po’ a sorpresa, le pendici del Sambucaro propongono una grande varietà di motivi d’interesse. Tanto che perfino il grande regista John Huston vi girò il suo “The battle of San Pietro”. Un Parco della memoria storica nella “città morta” di San Pietro Infine mantiene vivi i ricordi del passaggio della seconda guerra mondiale e della vicina Linea Gustav di Montecassino. Massicci muraglioni di pietra, edificati a difesa del territorio dagli ingegneri sanniti, fasciano le pendici del monte. Villaggi e capanne sparse di pietra a secco, a presidio di stazzi per gli ovini, aie, campi d’altura, fontanili e aree pascolive, testimoniano le forme di vita agricola e pastorale del passato. Agricoltura e allevamento sono tuttavia ancora praticati e rendono bucolica e piacevole la passeggiata sulla strada che dalla Radicosa conduce alla Croce della Macchia.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Il sito istituzionale del Comune di San Vittore

www.comune.sanvittoredellazio.fr.it fornisce schede informative e fotografie sulle risorse artistiche e archeologiche, sulla frazione della Radicosa e sulla memoria della Linea Gustav. Un’ottima guida sull’area dell’escursione è stata scritta da Maurizio Zambardi per l’Associazione culturale Ad Flexum di San Pietro Infine con il titolo Itinerari Sampietresi – Alla scoperta di Monte Sambùcaro (Volturnia edizioni, 2003).

Ho descritto un itinerario sul versante campano del monte Sambùcaro nella sezione del sito dedicata alla Linea Gustav (www.camminarenellastoria.it/index/gustav_it_12_Infine.html).