Dalle rovine della “città morta” al Monte Sambùcaro

San Pietro Infine

Il quadro ambientale


Dalla vetta del Monte Sambùcaro, a 1205 metri di quota, lo sguardo spazia su un panorama che comprende quattro regioni: le montagne dell’alto casertano, Venafro e il Matese molisano, le terre e i paesi della Ciociaria, il parco nazionale d’Abruzzo. La stessa cima del Sambucaro è una curiosità topografica perché segna il confine amministrativo di tre regioni: Campania, Lazio e Molise. Lo sguardo scende dalle case di Conca Casale alla verdeggiante piana di Venafro e risale sulla catena del boscoso Monte Cesima, al di là della cresta orientale del Sambucaro e del passo dell’Annunziata Lunga. Si osserva poi tutto il gruppo del Vulcano spento di Roccamonfina fino al Monte Maggiore. In primo piano sono il Monte Rotondo e la cresta di Monte Lungo. I paesi di San Pietro e di San Vittore annunciano la piana del Liri e i monti Aurunci. Da Cassino si risale all’abbazia, e si segue il profilo dei colli e del gruppo di Monte Cairo. Infine i monti di Cardito e di Acquafondata annunciano le Mainarde e i monti del Parco. Ai piedi delle rocce e dei valloni del Sambucaro, il paese di San Pietro Infine, tra gli uliveti, presidia l’importante bivio che dalla via Casilina conduce verso il Molise.


La guerra a San Pietro


Nell’autunno del 1943, dopo gli sbarchi in Sicilia e a Salerno, l’esercito americano risaliva la penisola in direzione di Roma. Per bloccarlo i tedeschi decisero di allestire una linea difensiva fortificata dal Tirreno all’Adriatico all’altezza di Cassino. La linea Gustav era preceduta  da una linea di difesa più avanzata che collegava il Monte Sambucaro, Monte Lungo, Monte Massimo e Monte Camino, all’altezza della “stretta di Mignano”, dove cioè la Via Casilina (percorso obbligato per le truppe corazzate alleate) doveva inerpicarsi per superare l’ostacolo naturale della sella tra Monte Lungo e il Rotondo. La linea Bernhardt aveva il compito di rallentare l’accesso degli alleati alla piana del Liri dando tempo ai tedeschi e alla Todt di completare le fortificazioni sulla Gustav. San Pietro e il Monte Sambucaro erano presidiati dai Panzer Grenadier tedeschi, attrezzati con artiglieria pesante e leggera. I dintorni e le strade d’accesso erano stati minati. L’8 dicembre partì l’attacco alleato verso Monte Sambucaro. Un parziale successo fu ottenuto nella parte settentrionale della montagna, ma l’attacco verso San Pietro fu respinto dal fuoco concentrato dei tedeschi. É in questa fase che il paese divenne obiettivo del fuoco dell’artiglieria americana e fu praticamente distrutto. La settimana successiva gli americani lanciarono una colonna corazzata con sedici carri armati Sherman sulla strada che dal Molise scende al paese. Le mine e i cannoni anticarro distrussero la colonna e respinsero l’attacco. Ulteriori combattimenti ebbero luogo il 16 dicembre. Nella notte i tedeschi abbandonarono le posizioni di San Pietro, a seguito della caduta del Monte Lungo e si ritirarono verso Cassino. Il 17 dicembre gli americani entrarono tra le macerie di San Pietro, accolti dagli abitanti che avevano vissuto i terribili giorni della battaglia nascosti nelle grotte. In seguito a queste vicende e a ricordo delle sofferenze della popolazione è stata concessa a San Pietro la medaglia d’oro al valore civile.


L’itinerario escursionistico: il paese vecchio


Un itinerario escursionistico ricco di motivi d’interesse consente oggi di visitare il centro antico di San Pietro Infine distrutto dalla guerra e i suoi scorci più caratteristici e di risalire per una mulattiera a mezza costa le pendici del Monte Sambucaro fino al panoramico colle della chiesetta di Sant’Eustachio. Il vecchio centro abbandonato di San Pietro è oggi uno dei luoghi più suggestivi d’Italia. E’ una “città morta” lasciata “intatta” nelle sue rovine dopo il passaggio distruttivo della guerra. Le stradine di pietra s’inerpicano tra le rovine raggiungendo le antiche chiese, i frantoi e i palazzi. Un iniziale restauro conservativo e l’illuminazione notturna ne agevolano l’accesso e la perlustrazione dell’assetto urbanistico e ne aumentano il fascino un po’ spettrale. Dalla piazza del Comune del paese nuovo si segue la strada che conduce al paese vecchio e si raggiunge la piazza San Nicola, chiusa al traffico. Si parcheggia nell’area antistante la sbarra. Un cartello esplicativo e il monumento a ricordo dei cittadini caduti durante la guerra introducono la visita. Si può subito seguire il sentiero restaurato e attrezzato che costeggia il fosso e conduce alle “grotte della valle”. Gli abitanti di San Pietro che rifiutarono le incognite dello sfollamento forzato, scavarono queste grotte in posizione al riparo dei tiri d’artiglieria e le abitarono nel momento cruciale del passaggio della guerra in condizioni di degrado e di mera sopravvivenza. Si consiglia poi di attraversare il paese per raggiungere il piazzale con la chiesetta isolata di San Sebastiano, immortalata dal regista Monicelli in una scena del film “la grande guerra”. Più in alto si ammira il monumento di maggior rilievo, la grande chiesa di San Michele arcangelo. La facciata e il transetto sono stati sfondati dalle cannonate, ma la visita dell’interno consente di riconoscere con chiarezza i vari ambienti di culto sovrastati dalla grande cupola. Dal transetto distrutto si gode un bel panorama su tutta la cresta del Monte Lungo e del Monte Maggiore. La visita delle rovine è agevolata dalle belle stradine in pietra - ripristinate negli anni Novanta - e da alcune targhe.


La mulattiera per Sant’Eustachio


Dopo la visita alle rovine si risale il paese fino al suo margine superiore. Si raggiunge la strada asfaltata che costeggia il paese a monte in corrispondenza di una piazzetta con una casa a torre e una fontanella. Si prosegue sulla strada in salita, in direzione dell’incombente pendio del Monte Sambùcaro. Dopo pochi minuti si lascia l’asfalto e si sale a destra per una ripida strada con fondo di cemento (tabella in legno). Al termine del breve tratto di salita s’imbocca a sinistra la bella mulattiera di San Leonardo, che procede tra gli ulivi, protetta da due muretti di pietre a secco, con panorama via via più ampio. Più avanti ci si trova all’incrocio di numerosi sentieri. Qui si sceglie il sentiero che sale a sinistra, seguendo le indicazioni della tabella in legno per Sant’Eustachio (il sentiero di destra sale, costeggiando il vallone, alla località Le Strette). Dopo un tratto protetto a valle da una staccionata, il sentiero s’inerpica su grosse pietre, supera una recinzione di filo spinato e raggiunge una terrazza panoramica (30 minuti dal paese vecchio). Un’invitante panchina e un tavolo da picnic consentono di tirare il fiato e di studiare l’orizzonte su un arco a centottanta gradi che va da Monte Cèsima all’Abbazia di Montecassino e al Monte Cairo. Si riparte ora sul sentiero che sale aggirando a sinistra (nord) il cono del colle. A un bivio del sentiero si va a destra. Più avanti una serie di stretti tornanti consente di prendere quota, al di sotto di una evidente fascia rocciosa. Raggiunto un fosso, si abbandona il sentiero che prosegue verso la cresta settentrionale del Sambucaro e si risalgono a destra le ultime balze del colle, tra fitti cespugli e grosse pietre. In breve si è sulla vetta, all’estremità di una cresta che si dirama dal Sambucaro (30 minuti dalla panchina; 1 ora dal paese vecchio). Il luogo è del più grande interesse archeologico. Si osservano i ruderi della chiesetta di Sant’Eustachio con l’absidiola e la vicina cisterna. Il grande blocco roccioso sommitale ha fatto pensare a un antico altare pagano. Dal recinto alto scendono a ventaglio, facilmente riconoscibili, le mura di cinta formate da grossi massi irregolari sovrapposti, costruite dai Sanniti a difesa del loro territorio. Anche le memorie della guerra non mancano. Proseguendo lungo la cresta in direzione del Sambucaro, dopo un primo e un secondo solco, a diverse decine di metri dalla chiesetta, s’individuano due postazioni d’artiglieria tedesche ben mimetizzate tra le rocce. Il panorama dall’alto consente di ricostruire con chiarezza lo sviluppo della linea difensiva Reinhard e il ruolo integrato assolto dalle posizioni tedesche del Sambucaro, di San Pietro, di Monte Lungo e di Monte Maggiore. Il ritorno si effettua sulla medesima via di salita fino al parcheggio a valle del paese vecchio in circa un’ora.


La guerra vista da John Huston


I più pigri, gli amanti dei viaggi virtuali o semplicemente quelli che volessero preparare con cura l’escursione, potranno farsi un’idea dei luoghi e della guerra grazie al documentario di un celebre regista. In quell’autunno del 1943, con le truppe americane giunse a San Pietro Infine anche il trentasettenne capitano John Huston. Il giovane regista era stato inviato sul fronte italiano con tutta la sua troupe per documentare “il trionfale ingresso delle forze americane a Roma”. Ma la linea Gustav s’interpose anche a questi progetti. E così, facendo di necessità virtù, Huston ripiegò sull’idea di un film che spiegasse al pubblico americano perché la guerra in Italia non progredisse. “The battle of San Pietro” racconta fedelmente, in presa diretta, la ferocia della guerra di fanteria, i volti dei soldati, gli assalti dei soldati americani alle posizioni tedesche, lo strazio dei morti e dei feriti, le discutibili scelte strategiche dei comandi militari, gli effetti del cannoneggiamento, la natura sconvolta, la distruzione del paese, la profanazione del sacro, l’entrata delle prime pattuglie americane nel paese distrutto, i sampietresi che escono dalle grotte. Di Huston vedremo tanti film importanti, come ad esempio “Moby Dick”, “Giungla d’asfalto”, “La Bibbia”, “L’onore dei Prizzi”; ma quel documentario d’autore girato in Italia e censurato dalle autorità americane resterà un indimenticabile atto di accusa contro la guerra.

Per approfondire

La “città morta” di San Pietro Infine merita di essere conosciuta per i suoi valori che la accomunano ad altre analoghe città, notissime e meno note, vittime di guerre e di catastrofi naturali. Si pensi ai vecchi centri distrutti di Lettopalena e Gessopalena sul tratto abruzzese della linea Gustav; a Pompei ed Ercolano, riemerse dalle ceneri dell’eruzione del Vesuvio; a Galeria e Monterano abbandonate dagli abitanti per l’insalubrità, la malaria e le scorrerie delle truppe d’invasione; a Civita di Bagnoregio, Craco o Pescosansonesco, abbandonate a causa delle frane. Interventi di tutela e di valorizzazione sono già stati realizzati nel quadro di un grande “Parco della memoria storica” e di un Percorso della memoria che collega San Pietro alle altre vicine località interessate pesantemente alle vicende della seconda guerra mondiale (www.parcodellamemoriastorica.com).


L’itinerario escursionistico da San Pietro Infine a Monte Sambucaro è descritto con ricco corredo di foto nel volumetto “Itinerari sanpietresi. Alla scoperta di Monte Sambucaro”, curato da Maurizio Zambardi e dall’Associazione culturale “Ad flexum” (Volturnia edizioni, 2003). Tra le guide escursionistiche dedicate al Sambucaro e all’area dell’alto casertano citiamo il primo volume di “A piedi in Campania” scritto da Stefano Ardito (Guide Iter, Subiaco), “Il Camminanatura – 14 itinerari scelti tra la verde natura della provincia di Caserta” realizzato dalla Lipu – Lega italiana protezione uccelli (Caserta, 1997) e la guida del Wwf  “Il CamminaCampania” (edizioni Ambiente, 1997).

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A piedi sulla linea Gustav

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