Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Le Pagliare del Sirente possono essere raggiunte in diversi modi. A piedi, naturalmente, partendo dai Prati del Sirente sulla strada Rocca di Mezzo–Secinaro (ma con qualche problema di orientamento nel bosco) o direttamente dai paesi di fondovalle con ripide sgroppate. Una lunga strada sterrata, in cattive condizioni, percorribile in fuoristrada, scende alle Pagliare dal paese di Terranera sull’altipiano delle Rocche. La soluzione nettamente preferibile è quella di salire in auto lungo la ripida strada asfaltata che si stacca a Goriano Valli dalla strada provinciale che collega Tione e Secinaro. Dopo 6,6 km di salita l’asfalto termina esattamente all’altezza della chiesa della SS. Trinità. Qui si può parcheggiare e proseguire a piedi verso le Pagliare di Tione e di Fontecchio (le Pagliare di Fagnano, più lontane, sono molto meno interessanti).

La chiesa della Trinità comprende l’aula liturgica e un campanile a vela, con due locali di servizio adiacenti, un tempo abitati da un eremita. La facciata è sghemba, condizionata dalla posizione della chiesa sul declivio del colle. La lunetta frontale contiene un ingenuo dipinto con le figure del Padre canuto (che benedice in modo trinitario), del giovane Figlio e della colomba dello Spirito Santo, ritratti sullo sfondo della fedele riproduzione della facciata della chiesa e di una delle pagliare.

Dopo la sosta per la visita alla chiesa ci si dirige ora verso le Pagliare di Tione, seguendo per 1,6 km la strada sterrata o scendendo sul fondo della conca sottostante (Piano di Jano). Il villaggio è distribuito a quote diverse con una cinquantina di casette di pietra autonome, distribuite a maglie larghe sui terrazzi del pendio. Costruite con pietra calcarea a pianta quadrata o rettangolare, con il tetto a spiovente, le unità più semplici si sviluppano su due piani sovrapposti, con l’abitazione in alto e la stalla a pianoterra. Le unità più ampie vedono l’edificio residenziale, arricchito da verande e cortili (le antiche aie per la trebbiatura), separato dal locale della stalla e dal pagliaio. Nel cuore del villaggio sorge la cappella dedicata alla Madonna di Loreto. La facciata si alza su un piazzale erboso ed è dotata di una gradinata che dà accesso al portale, due finestre, un oculo in alto e la cavità che ospita la campana. Al centro del villaggio si scopre la presenza più originale: un grande pozzo circolare rivestito di pietra, ricavato da un inghiottitoio naturale, dal quale veniva attinta l’acqua piovana scendendo e salendo lungo due gradinate interne e simmetriche.

Altri 2,5 km di sterrata (trascurando i bivi a destra per Tione) o il più interessante sentiero di fondovalle conducono in meno di un’ora al secondo villaggio, le Pagliare di Fontecchio. Non vi sono sensibili differenze rispetto all’altro villaggio, salvo le peggiori condizioni di conservazione. Osservando però con attenzione gli edifici si può ricostruirne la progressiva evoluzione storica dalle forme più semplici dei ricoveri spartani alle dimore residenziali più “confortevoli”. La distanza rilevante dai paesi di fondovalle sconsigliava il faticoso pendolarismo giornaliero; la soluzione preferibile era quella di spostare l’intera famiglia in una dimora stabile pur se temporanea. Era così possibile sfruttare appieno le ore di luce delle lunghe giornate estive per il lavoro agricolo sui campi, per la trasformazione dei prodotti agricoli, per l’allevamento del bestiame e per la lavorazione del latte. Il ritorno in paese avveniva periodicamente per poter rifornirsi di beni di prima necessità. Avendone l’opportunità è vivamente consigliabile la visita interna delle case. Si possono così apprezzare l’integrazione tra la pietra delle pareti e il legno dei pavimenti, la presenza del camino, le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana e le opere di canalizzazione, la gestione degli spazi di lavoro e di riposo. Ulteriore elemento di interesse sono i muretti, i recinti di pietra quadrati e circolari, gli stazzi notturni per gli ovini.

Il ritorno alla chiesa della Trinità e all’auto parcheggiata si compie in circa un’ora o poco più lungo i 4 km della strada sterrata.

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Itinerari

Le Pagliare del Sirente

Le Pagliare del Sirente sono villaggi in quota, frequentati stagionalmente dagli agricoltori e dagli allevatori residenti nei paesi del fondovalle del fiume Aterno. Siamo dunque nell’Abruzzo aquilano. Gli abitanti di Fagnano Alto, Fontecchio e Tione degli Abruzzi, paesi collocati a 5/600 metri di quota che la geografia dei luoghi costringe in spazi angusti, hanno cercato sbocco per le coltivazioni e il pascolo sugli pianori sovrastanti, a oltre mille metri di quota. Luoghi di silenzio per molti mesi dell’anno le Pagliare si rianimano nel periodo estivo e in modo particolare nei fine settimana. Si aprono cantieri per restaurare gli edifici. Bovini e cavalli pascolano in libertà sul Piano di Jano e si abbeverano nei laghetti. Con la transumanza verticale salgono in quota le greggi di pecore e capre. Il fieno viene raccolto e stivato nei pagliai. Una volta l’anno un pellegrinaggio di popolo sale alla chiesetta della Trinità. Ma ormai le presenze umane sono inevitabilmente molto diradate. Resistono le scampagnate e i déjeuner sur l’herbe, la coltivazione simbolica d’alta quota di grano, patate, farro e lenticchie, le visite degli escursionisti, i cavalieri dell’ippovia del Parco naturale regionale Sirente-Velino, i ciclisti in mountain bike, i crossisti in moto. Manca l’acqua corrente. Manca la luce. L’impianto di distribuzione idrica è comunque predisposto e i proprietari sopperiscono con le cisterne e i serbatoi. Per la luce cominciano a comparire sui tetti i pannelli solari. Ma è l’architettura spontanea la maggiore attrazione delle Pagliare. L’uso della pietra, i tetti a spiovente, le diverse combinazioni di stalle, fienili e abitazioni, costituiscono la maggiore attrattiva delle Pagliare di Tione, Fontecchio e Fagnano. E cominciano ad attirare perfino qualche stoico turista.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Lo storico aquilano Alessandro Clementi ha dedicato alle Pagliare del Sirente uno studio che ne ricostruisce le vicende nel quadro dei processi relativi all’incastellamento e agli  insediamenti monastici  dell’Abruzzo montano.

Lo si trova nel volume collettivo L’architettura spontanea in Abruzzo (Edizioni Menabò, Ortona, 2001). Le forme dell’edilizia rustica abruzzese sono oggetto di uno studio del geografo Mario Ortolani pubblicato con il titolo La casa rurale negli Abruzzi (Olschki, Firenze, 1971). Il Museo delle genti d’Abruzzo di Pescara (www.gentidabruzzo.it) dedica una sua sala alla descrizione della casa abruzzese, efficace introduzione didattica al tema. I siti istituzionali dei Comuni di Fontecchio e di Tione degli Abruzzi, come pure il Parco naturale regionale Sirente-Velino (www.parcosirentevelino.it), propongono itinerari e gallerie fotografiche dedicati alle Pagliare.