Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Superato il paese di Tornareccio, provenendo dalla Fondovalle del Sangro, si raggiunge un bivio segnalato da una selva di cartelli.  S’imbocca sulla destra una stretta strada asfaltata che conduce in 6 km alla cima del monte Pallano e alla vicina area archeologica. Percorsi 1,5 km conviene tuttavia fermarsi a visitare le accoglienti strutture a servizio del Parco e in particolare il Centro di documentazione e visite, il Centro di educazione ambientale e il Ristoro dei Paladini. Una nutrita serie di pannelli informativi, una biblioteca e altre risorse educative accolgono il visitatore in cerca di orientamento e curioso di conoscere la storia, la cultura e la natura del territorio.


Ripresa l’auto (o - se si preferisce - risalendo a piedi un sentiero che attraversa il bosco) si sale alla terrazza sommitale. La vetta del Pallano è recintata e occupata da una selva di antenne a servizio della telefonia e non è dunque accessibile. Conviene parcheggiare nei pressi delle Mura megalitiche, non lontano dal bivio della strada che scende a Sambuceto e Bomba. Le poderose mura in opera poligonale sono state restaurate e rese accessibili da comodi sentieri. È stato anche ricostruito il modello dell’antica gru di sollevamento e posa dei massicci megaliti. Costruite sulla cresta del monte le mura costituivano un imponente apparato difensivo dell’abitato italico e sfruttavano in buona parte il banco di roccia opportunamente regolarizzato. Nel breve tratto visitabile le mura sono conservate per circa 165 m di lunghezza e per un’altezza di 5; sono intervallate da due caratteristiche porte, la Porta del Monte e la Porta del Piano. Questa muraglia faceva parte di un sistema di ocres o centri fortificati costruiti dalle popolazioni dell’Appennino centrale e dalle tribù di ceppo osco-sabellico: Vestini, Marrucini, Peligni, Marsi, Pentri, Pretuzi, Carricini e Frentani. Le mura erano disposte in modo da favorire un avvistamento ottico reciproco con i non lontani centri di Civita Danzica, Monte Maio, Monte Pidocchio e Montenerodomo. Avevano una funzione civile e militare di riparo e protezione delle popolazioni e delle greggi, a guardia della viabilità terrestre e fluviale.


Dopo la visita alle mura andiamo alla scoperta delle capanne di pietra a tholos. L’altopiano del monte e le aree adiacenti ne erano disseminati. Si dice che esse fossero circa trecento. La loro funzione è da collegare alla pastorizia verticale, praticata, in modo considerevole, fino alla metà del Novecento. L’abbandono della pastorizia da parte degli abitanti del luogo ha fatto cessare l’uso dei tholos che, in poco tempo, sono andati distrutti. Oggi ne sopravvivono solo pochi esemplari. Per scovarli occorre dedicarsi a una sorta di paziente ‘caccia al tesoro’. Il primo esemplare è facile da individuare perché si trova sulla panoramica cresta del monte, seguendo la direzione indicata dalle mura. Il tetto è crollato ma si può ancora apprezzarne in pieno l’ampiezza e la regolarità geometrica dell’impianto. Si torna sulla strada asfaltata la si risale per qualche metro, fermandosi nel tratto compreso tra le mura e il bivio per Bomba. Qui occorre individuare sul pendio sottostante le frecce di legno di un percorso segnato da Legambiente. Il sentiero è obliterato ma seguendo i frequenti paletti si scende in una zona terrazzata con numerosi muretti di pietra e si tocca una delle capanne più ‘belle’, ancora in piedi. L’interno ha il pavimento lastricato e un giaciglio di pietra rialzato. L’esplorazione può continuare a piacere. Le capanne sono numerose ma ridotte spesso cumuli di pietre crollate e invase dalla macchia.


Mantenendo come riferimento la strada asfaltata si scende ora verso l’inizio del pianoro. Su uno spalto roccioso è stata collocata la bianca statua di una Madonna con bambino. Di fronte si risale il cocuzzolo della Torretta (925 m), evitando la macchia più fitta che ricopre altri tholos malmessi. Dalla croce di vetta si ammira un panorama amplissimo che spazia dalla dorsale della Maiella alla valle del Sangro, dal lago di Bomba fino al mare Adriatico. Sulla cima sono i resti di opere militari legate alla Linea Gustav nella seconda guerra mondiale. Tornareccio venne a trovarsi sul fronte e - nella logica della ‘terra bruciata’ - fu minata e distrutta dalle forze armate tedesche.


Tornati sulla strada, nei pressi di una piccola area picnic, si segue la strada sterrata che raggiunge l’area archeologica di Fonte Benedetti. Lo scavo ha messo in luce l’abitato dell’antica Pallanum, restituendo le strutture murarie dell’abitato ellenistico-romano che circondava la rettangolare piazza porticata del Foro. Si osservi l’ingegnoso sistema di drenaggio delle acque meteoriche, con la condotta che ne consentiva il deflusso a valle. Altro particolare interessante è la tecnica di costruzione delle case, basata sull’uso di pietre grossolanamente sbozzate e legate non con la malta ma con un terriccio sabbioso molto depurato, utilizzato anche come rivestimento delle pareti.

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Itinerari

Le pietre della storia sul Monte Pallano

La storia del monte Pallano è scritta sulle pietre, su quelle molteplici testimonianze che affiorano nel suo ondulato altipiano sommitale. Si comincia dalle imponenti mura megalitiche costruite dai Lucani nel terzo millennio avanti Cristo. Si prosegue con le fondamenta dell’antica Pallanum romana, riemerse grazie a uno scavo archeologico che ha ipotizzato un ancor più vasto insediamento urbano ancora occultato sotto terra. Si completa con le sorprendenti capanne di pietra a tholos, disseminate sui pascoli d’altura e costruite dai pastori che praticavano la transumanza verticale. Il monte Pallano – con i suoi 1020 metri di quota - è il rilievo dei monti Frentani che sovrasta il vicino lago di Bomba nella valle del Sangro e ricade nel territorio dei comuni di Tornareccio, Bomba, Archi, Atessa e Colledimezzo.  La Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo ha istituito nel 2000 su monte Pallano un Parco archeologico naturalistico che si propone di mettere in rete didattica per le scuole, archeologia, natura, storia, prodotti tipici, gastronomia e attività ludico-culturali, nel rispetto dello spirito del luogo.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Le risorse di Tornareccio sono descritte nel sito del Comune (www.comune.tornareccio.ch.it) e nel sito di marketing territoriale (www.comune.tornareccio.ch.it/). I modi e gli strumenti delle forme di vita tradizionale nella zona sono il tema della raccolta di oggetti, foto e testimonianze confluita nel Museo etnografico di Bomba (www.museoetnograficobomba.it). La cooperativa Gaia si occupa della gestione del Parco Archeologico Naturalistico di Monte Pallano, con il centro di educazione ambientale “Monte Pallano” e con il ristorante “Il Ristoro dei Paladini”

(www.gaiamontepallano.it).