Itinerario in Umbria

Gubbio. Il Giudizio finale di Ottaviano Nelli

Le tappe dell’itinerario

Ottaviano Nelli, pittore attivo con la sua bottega nella prima metà del Quattrocento, ha dipinto un grande affresco del Giudizio universale sull’arco trionfale della chiesa di Sant’Agostino a Gubbio. La data è probabilmente a cavallo tra la fine del secondo decennio e l’inizio del terzo.

Il tema completa il ciclo absidale dedicato alla vita di Sant’Agostino. In alto è la scena di Cristo che scende dal cielo per giudicare l’umanità e appare nella “mandorla”, seduto sopra l’iride, l’arcobaleno che simboleggia la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo. La mandorla è sostenuta da un coro si serafini color rosso fuoco. Gesù è abbigliato con un mantello che lascia visibili la ferita del costato e i fori dei chiodi sulle mani e sui piedi. La pronuncia del giudizio è simbolizzata dalla posizione delle mani:  il palmo della mano destra è aperto nel gesto dell’accoglienza dei beati e il dorso della mano sinistra esprime la volontà di allontanare gli empi. Intorno ai serafini si muove una seconda corolla di angeli: sono i cherubini dal diafano colore azzurro. Un gruppo di angeli mostra ai risorti gli strumenti della Passione di Gesù (la croce, la colonna della flagellazione, la spugna imbevuta d’aceto sulla canna, la lancia, la corona di spine). Due angeli vestiti di bianco suonano le lunghe trombe chiamando i morti al giudizio. Schierato ai due lati del giudice troviamo il tribunale celeste, composto dagli Apostoli, i cui nomi sono trascritti sui cartigli; gli apostoli indossano tunica e mantello e siedono sui troni, con i piedi poggiati sulle predelle.  Due cortei di beati procedono sulle nubi e s’inginocchiano di fronte al Giudice. A sinistra il primo posto è occupato da Maria, la madre di Gesù; dietro di lei c’è Santa Caterina d’Alessandria, riconoscibile dalla sua corona di regina; il gruppo è chiuso dai progenitori Adamo ed Eva. Il corteo di destra è aperto dall’altro intercessore, San Giovanni Battista; al suo seguito sono i Papi, i Vescovi e i Sovrani santi.

Sotto le nuvole, che segnano il confine tra la Terra e il Cielo, la scena cambia. Al centro è la nuda terra dalla quale risorgono i morti. Un risorto, che espone al pubblico le sue terga, scoperchia un sarcofago di marmo. Il cadavere in esso contenuto si rianima e si appresta ad uscirne. Una donna risorta scavalca le pareti di un secondo sarcofago. La maggior parte dei morti riemerge tuttavia da avelli circolari e alza gli occhi al cielo nell’attesa di conoscere il proprio destino. Le anime dei buoni sono avviate verso il Paradiso. Tuttavia alcune di loro, quelle individuate e addentate da serpenti velenosi, sono costrette prima a un periodo di purificazione nel Purgatorio. Il regno intermedio dell’espiazione è rappresentato da una fornace infuocata nelle cui fiamme i purganti sprofondano e si sollevano secondo la gravità della loro pena, fino all’intervento liberatore dell’angelo. I beati sono accompagnati dagli angeli sino alla porta del paradiso, dipinto nella forma di una città medievale cinta di mura. I santi Pietro e Paolo accolgono i beati e li introducono nella Gerusalemme celeste.

Sull’altro versante gli angeli minacciano i peccatori con la spada e li spingono verso l’inferno. Dalle caverne infernali spuntano mostruosi diavoli macrocefali che accolgono irridenti i condannati, li arpionano con forconi e runcigli e li sottopongono alle pene del contrappasso e a fantasiose torture. Agli avari viene versato oro fuso in bocca. I superbi sono inviati a umilianti forche caudine. I commercianti e gli artigiani fraudolenti sono puniti dai diavoli con i loro stessi strumenti di lavoro. I peccati sessuali sono puniti con lo strazio degli organi genitali.

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