Itinerario nella provincia di Torino

Salbertrand. Vizi e virtù a giudizio

Le tappe dell’itinerario

Risalendo la Val di Susa, superati il capoluogo e il forte di Exilles, s’incontra Salbertrand. Il parco naturale creato per tutelare il Gran Bosco ha progressivamente allargato i suoi interessi verso la conservazione delle testimonianze storiche del lavoro della comunità locale, come il mulino idraulico, la carbonaia, la ghiacciaia, il forno a legna, ed è così diventato un Ecomuseo tra i più interessanti del Piemonte. Nel percorso ecomuseale sono entrate anche le testimonianze storico-artistiche della Cappella dell’Annunciazione di Oulme e soprattutto della Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Salbertrand. La chiesa di San Giovanni è un bell’esempio di chiesa alpina in stile tardo gotico, arricchita da un protiro monumentale realizzato nel 1536 da Matheus Rode di Melezet. Della ricca decorazione pittorica segnaliamo qui il tema affrescato all'esterno e l’immagine posta all’interno, sulla parete laterale all’uscita dalla chiesa.

All’esterno, coperto da una tettoia di legno, è ancora visibile il doppio registro dell’affresco rappresentante le Virtù e la Cavalcata dei Vizi dei primi del Cinquecento. Pur se restaurata, l’opera ha ormai perduto la raffigurazione delle pene infernali che un tempo occupava il registro inferiore: ne restano delle ombre, poco leggibili, dalle quali si intuisce comunque la fitta presenza dell’arbor mali.


Le virtù sono impersonate da sette donne che abitano lo spazio di un lungo loggiato coperto da lose di legno, con la base e la trabeazione di marmo; le scene sono inquadrate da una serie di colonnine marmoree, che creano così l’effetto visivo di altrettante nicchie. Tutte le figure femminili sono fiancheggiate da un angelo custode, attento e premuroso.

L’immagine della prima virtù è molto rovinata, ma in rapporto al vizio sottostante dovrebbe rappresentare l’Umiltà.

La seconda virtù è la Generosità, simboleggiata da una donna che distribuisce ai poveri i beni contenuti in un cesto.

La terza virtù dovrebbe essere la Temperanza, ma l’immagine è illeggibile.

La quarta virtù è la Castità. La interpreta una suora in preghiera su un inginocchiatoio.

La quinta virtù emerge da una scena di violenza domestica, dove un marito violento bastona la moglie. Il comportamento della donna che non reagisce alle offese simboleggia così la Pazienza.

La sesta virtù è la Carità, vista come una donna generosa che dona il latte dei suoi seni a due infanti in fasce.

La settima virtù è la Diligenza, interpretata da un’operosa donna intenta ai lavori domestici di taglio e cucito.


La cavalcata dei vizi è la raffigurazione dei sette peccati capitali, interpretati da altrettanti personaggi allegorici tormentati dai diavoli, che cavalcano animali altrettanto simbolici e che, legati a una lunga catena, sono trascinati verso la bocca dell’inferno. Ciascun vizio è contrapposto alla virtù soprastante.

Il primo personaggio è la Superbia, un sovrano che veste abiti sontuosi e regge lo scettro e che cavalca un leone: un diavolo dispettoso gli toglie la corona.

Il secondo personaggio è l’Avarizia,  un ricco mercante dal buffo cappello che cavalca un cinghiale. Il diavoletto, da tergo, gli sfila la scarsella e gli ruba il sacchetto delle monete.

Il terzo è la Gola, un obeso dall’epa straripante, a cavallo di un lupo affamato. Porta alternativamente alla bocca un boccone di cibo e un calice di vino, mentre il diavoletto cerca di distoglierlo tirandolo per i capelli.

Il quarto vizio è la Lussuria, interpretato da una donna molto scollata che si rimira allo specchio e tira su maliziosamente la gonna mostrando le gambe, invano disturbata dal proprio diavoletto custode. La lussuria cavalca un lascivo caprone.

Il quinto personaggio, simbolo dell’Ira, è uno scarmigliato collerico, a cavallo di un felino, cui il diavoletto infila un lungo pugnale nel petto.

Il sesto personaggio, raffigurato sulla vicina parete ad angolo retto, dovrebbe essere l’Invidia, ma l’immagine è scomparsa; resta tuttavia visibile l’animale-simbolo, uno sciacallo con un osso in bocca.

Il settimo personaggio, infine, è l’Accidia. Ne è protagonista una donna pigra e trasandata, a cavallo di un asino indolente. Il corteo è chiuso dal diavoletto che regge l’estremità della catena


All'interno della chiesa, accanto al portale, è visibile la raffigurazione del Giudizio Universale, datato al 1536. Questa scena è quindi quella che il fedele vede per prima entrando in chiesa e quella con la quale si accomiata uscendo. Evidente è anche l’assonanza con le scene esterne del comportamento virtuoso o vizioso.

La visione è nettamente divisa in due parti sovrapposte, con il Cielo in alto e la Terra in basso. In una mandorla sfolgorante di luce Gesù appare in alto, seduto su un banco di nubi, circondato da angioletti. A braccia levate mostra all’umanità le piaghe delle mani, dei piedi e del costato, eredità del suo supplizio sulla croce. Non è dunque un’immagine di trionfo, ma di giudizio dei comportamenti umani sulla base dell’opportunità di salvezza che il suo sacrificio ha offerto all’umanità. Il Cristo giudice è affiancato dalle due grandi figure degli intercessori. Sulla destra è Giovanni il Battista, il precursore, che col dito indica la figura di Gesù ai risorgenti. A sinistra è Maria, la madre, che esprime nel gesto delle braccia incrociate la sua preghiera e il suo fiat.

La scena sottostante vede la risurrezione degli uomini nell’ultimo giorno. Le figure nude degli umani emergono dalla terra, esprimendo diverse emozioni. Vi è chi stenta a rendersi conto di ciò che accade e chi indica ai confusi la scena della parusia di Gesù in cielo. Altri esprimono sorpresa, incredulità, speranza. La sorte dei risorgenti destinati alla salvezza e alla beatitudine è bene espressa dai gesti di riconoscenza e di preghiera. A loro si contrappone il gesto di sgomento e di disperazione di un dannato. Vi sono poi le immagini dei risorti soggetti alla pena del fuoco purgatorio: pur nella sofferenza della purificazione in corso, i gesti della preghiera e della fiducia nel cielo esprimono bene il senso della speranza.

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