Itinerario in Molise

Il Giudizio finale di Amedeo Trivisonno a Sepino

Le tappe dell’itinerario

A dispetto della sua odierna marginalità la Sepino medievale evoca un passato remoto di prestigio. Tre secoli prima della nascita di Cristo Saipins è già una delle più importanti città del Sannio Pentro. Gli scavi archeologici sul colle di Terravecchia ne stanno restituendo la fisionomia. La Saepinum romana ci è invece familiare grazie dalla straordinaria area archeologica di Altilia. Il decumano e il cardo dell’antica città coincidono esattamente con il percorso dei tratturi Pescasseroli-Candela e Matese-Cortile. Dopo la visita delle antiche pietre, rinfrancati da un bicchiere dell’eccellente Acqua di Sepino, è consigliabile visitare la chiesa di Santa Cristina. Nel soffitto della navata centrale si possono ammirare cinque grandi tele dipinte nel 1968 da Amedeo Trivisonno, un pittore molisano attivo lungo tutto il Novecento. I dipinti raccontano la storia universale della salvezza iniziando dalla Creazione e dalle vicende dei nostri progenitori nel paradiso terrestre per terminare con l’opera redentiva di Cristo. L’ultimo dipinto rappresenta il Giudizio Finale alla fine dei tempi, in forma sintetica ma con la presenza di tutti i personaggi della tradizione iconografica occidentale.

La figura di Gesù appare in uno squarcio luminoso del cielo, rivestita di abiti di color rosso e azzurro, attributi del martirio e della regalità. Il Cristo è raffigurato non nelle tradizionali pose statiche del giudice assiso sul trono, ma in un’originale posa dinamica, flottante nell’empireo privo di gravità, mentre squarcia le nuvole e si lancia in volo quasi a precipizio verso la terra che attende il suo ritorno. Nell’alto dei cieli quattro figure siedono su scranni invisibili. In posizione centrale sono i tradizionali intercessori del giudice: Maria, la madre di Gesù, velata e a mani giunte e Giovanni Battista il Precursore, sommariamente vestito di pelli d’animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce. Ai loro fianchi, a sintetizzare il tribunale celeste degli apostoli, siedono Pietro e Paolo. Pietro ha in mano le chiavi del Regno dei cieli mentre Paolo stringe nella mano destra il rotolo delle sue lettere e poggia la mano sinistra sull’elsa della spada, strumento del suo martirio. Accanto a loro s’intravvedono altre quattro figure di apostoli. I due lati corti del dipinto mostrano la scena dell’esibizione in cielo dei segni della passione di Gesù. Coppie di angeli privi di ali sollevano la croce del supplizio e la colonna della flagellazione. I simboli della passione vogliono ricordare all’umanità che la sua salvezza è stata possibile solo grazie al sacrificio supremo del figlio di Dio. Il giudizio dell’umanità risorta è affidata dal pittore alla posizione delle mani di Gesù, quelle mani che, insieme ai piedi, hanno l’impronta del foro dei chiodi della croce. L’indice puntato della mano destra di Gesù indica i risorti che possono salire tra i beati (Venite, benedicti). La palma aperta della mano sinistra respinge i dannati verso la punizione eterna (Ite, maledicti). L’angolo della tela in basso a sinistra racconta la resurrezione dei morti e la gioia serena degli eletti.

La resurrezione dei morti è mostrata in quattro fasi evolutive: si comincia dal teschio e si prosegue con un corpo mummificato che si rianima; segue un volto, ancora velato dal sudario, che apre gli occhi; si conclude con un giovane nudo e muscoloso che si solleva schiacciando la lastra tombale che l’opprimeva. Due figure giovanili, il primo con le mani giunte e il secondo con la mano sul cuore, rappresentano i beati nella serena estasi della visione di Dio. Il corrispondente angolo di destra reca la scena dei dannati. L’inferno non è visibile ma solo immaginato. Molto evidente è invece la disperazione dei reietti che fuggono atterriti dalla mano di Cristo e precipitano sconvolti nell’abisso eterno.

Itinerari

Visioni dell’aldilà

Percorsi apocalittici in Italia