Itinerario nella provincia di Frosinone

Cose dell’altro mondo in Ciociaria

Le tappe dell’itinerario

L'aldiqua e l'aldilà visti da Lotario di Anagni


Come era visto il Giudizio universale nel Medioevo? Per esempio alla fine del 1100? Come venivano predicati il paradiso e l’inferno? Una risposta, autorevole perché formulata da un papa famoso, ci viene da Anagni, la città dei papi. La nostra “fonte” è Lotario dei Conti, figlio di Trasimondo conte di Segni, nato ad Anagni nel 1160. Lotario studiò a Parigi  con Pietro di Corbeil e a Bologna con Uguccione da Pisa. Fu prima suddiacono, poi cardinale diacono e infine, all’età di 37 anni, fu Papa con il nome di Innocenzo III. S’impegnò a fondo nella lotta per le investiture. Lanciò la quarta crociata in Terrasanta. Ma sotto di lui la Chiesa si incaricò dell'organizzazione di un altro tipo di Crociate: quelle contro gli eretici. Gli eretici manichei furono scacciati dallo Stato Pontificio e una campagna contro gli albigensi venne avviata sotto la guida di Simone di Montfort. Fu il preludio dell'Inquisizione. Prima di salire al soglio pontificio, Lotario scrisse un fortunato opuscolo, suddiviso in tre libri, dal titolo De miseria humane conditionis, noto anche, impropriamente, come De contemptu mundi. Ed è in queste pagine che andiamo a curiosare. Per scoprire subito che in quegli anni l’opinione corrente degli alti prelati sulla gente comune è pessima. C’è solo da stare alla larga, guardarsi alle spalle e diffidare del prossimo che s’incontra. “Questo mondo abbonda di eretici, di scismatici, di perfidi e tiranni, simoniaci, ipocriti, ambiziosi, cupidi, ladri, rubatori; di riscotitori, violenti, d’usurai, di falsari, d’uomini crudeli, sacrilegi, traditori e bugiardi, ciarlatori, astuti, golosi, ubriachi, adulteri etiam nel parentado, lascivi, immondi, pigri e negligenti, vani e prodighi, furiosi, bizzarri, impazienti, incostanti, incantatori drieto augurii, ispergiuri, maladetti, presuntuosi, arroganti, incredoli, disperati, dipoi ripieni di tutti e’ vizii”.

La morte, il giudizio universale e l'inferno sono l'unica prospettiva compatibile con la miseria della condizione umana. Lotario minaccia, moralizza, disprezza, va giù pesante, senza metafore, senza giri di inutili parole. "Le ricchezze non libereranno l'uomo dalla morte! Le vivande non lo difenderanno da' vermini. Gli onori non lo libereranno dal puzzo. Colui che poco fa sedeva glorioso nella sedia, ora iace sepellito nella sepoltura. Colui che poco innanzi risplendeva ornato nella casa regale, ora ignudo e brutto nella tomba. Colui che poco fa usava le dilicatezze nella sala, ora è consumato da' vermini nella sepoltura".

A nulla valgono gli scongiuri o i gesti apotropaici. Non serva prenderla a ridere. O magari berci su un bicchiere. Non serve sperare in un destino diverso. O in un bravo avvocato. O in una provvidenziale prescrizione. O magari in un'amnistia, in un indulto. La sentenza del giudice è inevitabile, inesorabile, implacabile. Condanna! Condanna agli infiniti tormenti dello inferno. "Qui - ammonisce Lotario - sarà pianto e strida di denti, lacrime, urla e tormenti, stridore e grido, timore e triemito, fatica e dolore, ardore e puzzo, obscurità e ansietà, acerbità e asprezza, calamità e povertà e bisogno, angustia e tristizia, oblivione e confusione, torture e punture, amaritudini e spaventi, fame e sete, freddo, pegola e zolfo e fuoco ardente in secula seculorum".

Non basta. Oltre alle pene "generali" dell'inferno, ciascun peccatore subirà una pena personalizzata, particolarmente efferata, un contrappasso spietato, una punizione specifica correlata al proprio vizio dell'antica vita terrena. Per Lotario le pene infernali sono diverse secondo diversi peccati:

la prima pena è il fuoco, per gli aventi concupiscenzia

la seconda è il freddo, per i maliziosi

terza pena sarà el puzzo, per i lussuriosi

quarta vérmini che non mancheranno, per gli invidiosi

quinta e' flagelli di quegli che lo' percuotono, per gli accidiosi

sesta tenebre palpabili dentro e di fuori, per gli increduli

settima la confusione de' peccati, per gli impenitenti

ottava la terribil visione de' dimoni, per quelli che fanno il male

nona le catene del fuoco, destinate agli isdrucciolati per tutti e' vizi.

E ancora non è finita. Le punizioni del corpo e le offese oltraggiose ai cinque sensi non sono sufficienti a descrivere la condizione infernale. Lotario è uno psichiatra raffinato, un torturatore della psiche, uno spietato inoculatore di traumi psicologici. Sarà la trista memoria la peggiore punizione per i peccatori. "El vermine della coscienzia in tre modi affliggerà: la ricordazione gli darà afflizione, la pena lo conturberà, la angustia lo tormenterà. Imperò che e' verranno timidi nella cogitazione de' peccati loro, e la iniquità loro della contraria parte gli trapasserà, e diranno: Che ci ha giovato la superbia? E la vanagloria delle ricchezze che c'è giovato? Ripenseranno con grande turbazione quelle cose le quali hanno fatte con troppo diletto, acciò che el pungetto e stimolo del ricordo punga a pena quegli e' quali  la puntura della malizia ha stimolato alla colpa".

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