Liguria

Gli ulivi di Montegrazie

Un itinerario verdeazzurro, che invita ad abbandonare per qualche ora il mare, le spiagge, la mondanità e l’affollamento di Alassio, Albenga, Sanremo e Diano Marina e che propone di rifugiarsi sommessamente tra gli ulivi delle colline d’Imperia e di risalire a piedi antichi silenziosi carruggi, in direzione di un campanile circondato dal verde. L’antico borgo di Montegrazie, nel Ponente ligure, s’inerpica con le sue viuzze acciottolate tra le terrazze che risalgono il ripido pendio del monte Croce. Da qui si va a raggiungere a piedi il santuario di Nostra Signora delle Grazie. La sua invidiabile posizione, circondata dal verde e panoramica verso l’azzurro del mare, si salda a un curiosissimo ciclo di affreschi custodito tra le navate e l’abside. Da cui scaturisce un inaspettato esame di coscienza sulle virtù e sui vizi.

Il borgo di Montegrazie si raggiunge da Oneglia e Porto Maurizio di Imperia in poco meno di dieci km. Chi non avesse fretta, in alternativa all’auto, potrebbe utilizzare la linea pubblica dei bus per Caramagna-Montegrazie-Moltedo. Giunti in paese, suggeriamo di proseguire a piedi con una breve e gradevole passeggiata tra gli ulivi, lungo la Via del Santuario che traversa la collina in leggera ascesa. In alternativa, i più sportivi opteranno per il percorso escursionistico noto come «l’anello di Montegrazie», che raggiunge Monte Croce e la panoramica cresta spartiacque tra la Valle Impero e la Valle di Caramagna e riscende a Montegrazie in meno di tre ore.


L’anello di Montegrazie


Dal capolinea dell'autobus si raggiunge il sagrato della chiesa e si prosegue sulle vie Torre e Brizio procedendo in piano fino ad incontrare una strada asfaltata che risale a destra. Si traversa l'uliveto a monte del paese e con qualche tornante, percorrendo tratti sterrati alternati a tratti cementati, si sale a una piccola pineta. La sterrata raggiunge uno spiazzo delimitato a destra da un muro a secco. Da qui parte il sentiero che porta in cresta. Questo sentiero è la Via Marenca o del Sale che metteva in collegamento il Piemonte con il mare. Si segue il sentiero verso sud (destra). Con breve salita si raggiungono il Monte Camione (m 515) e la successiva panoramica terrazza erbosa. Sempre lungo la dorsale si raggiunge il monte Croce (m 540) e subito dopo la prima casa del Villaggio San Giacomo. Dove la strada termina si ritrova il sentiero che, con modesti saliscendi, s'inoltra in una pineta fino ad una vecchia strada sterrata che porta ad un confine di proprietà. Si scende rapidamente, seguendo questo sulla sinistra, fino ad incrociare la strada asfaltata che rimonta da S. Agata. Si prosegue per pochi metri fino ad uno spiazzo dove è posta un'edicola votiva. Il sentiero scende a traversare una vecchia sterrata, rimonta il lato opposto e sempre nella pineta scende sulla sinistra fino a raggiungere la strada sottostante e un quadrivio: a sinistra si va a Borgo S. Agata. Voltando invece a destra, per strada interpoderale si raggiunge a saliscendi il santuario di Nostra Signora delle Grazie e da questo il sottostante paese di Montegrazie.


Il Santuario di Nostra Signora delle Grazie


Il Santuario merita un girotondo che consenta di osservare la tipica architettura in gotico ligure, il portico sorretto da semicolonne, le tre absidi, le decorazioni e lo slanciato campanile. Ci si può poi tuffare nella penombra della chiesa a tre navate, divise da due ordini di quattro colonne che sostengono archi a sesto acuto. Ad attirare l’attenzione è però un famoso ciclo di affreschi della fine del Quattrocento. Diversi pittori hanno raccontato su queste pareti e nell’abside la vita di Gesù, le vicende di Giovanni Battista, la buona e la cattiva morte, i tormenti dell’inferno e la beatitudine del paradiso. Vi suggeriamo di recarvi in fondo alla navata di sinistra e cercarvi le rare immagini dei Vizi e delle Virtù, così come le hanno interpretate i due fratelli pittori Thomas et Matheus Biazacii de Buscha nel 1483.

I sette vizi capitali sono rappresentati, in modo molto sorprendente e originale, come una cavalcata. Una lunga carovana di donne e uomini peccatori, a cavallo di bestiacce altrettanto viziose, é condotta in catene da un diavolo verso la bocca dell’inferno. Il primo vizioso è un re orgoglioso che sfodera lo spadone e simboleggia la Superbia. L’Avarizia è raffigurata come un usuraio che stringe in mano i sacchetti delle amate monete e cavalca un cinghiale. La Lussuria è una donna in abito lungo, a cavallo di un caprone, che si ammira allo specchio ed esibisce maliziosamente la gamba fasciata da un lungo stivale. L’Invidia, a cavallo di una faina, veste la berretta, una corta tunica rossa e scarponcini scamosciati. Un obeso dalla larga tunica, simbolo della Gola, cavalca una volpe e addenta godurioso una coscia strappata dal pollo arrosto infilato sullo spiedone. L’Ira indossa un lungo abito verde, cavalca un orso e si ferisce con un pugnale. L’Accidia, ultimo vizio, cavalca un somaro. L’inferno ha le sembianze di un grosso serpente dagli occhi gialli: la bocca spalancata ricorda la sulfurea descrizione del Leviatano di Giobbe.

Alla cavalcata dei sette vizi segue, in opposizione, la manifestazione delle sette virtù. Queste sono personificate da altrettante donne aureolate, inquadrate sotto le arcate di una loggia del Paradiso. La prima è la humilitas, che sfida il vizio corrispondente, la superbia. La temperantia, opposta all’avarizia, cede a un povero un pezzo del pane che sta consumando. La puritas, opposta alla lussuria, veste l’abito e il bianco velo monacale e ha in mano il libro delle preghiere. La generosa charitas, opposta all’invidia, allatta al seno due bimbi. La sobrietas è l’alternativa alla disordinata ingordigia della gola. La paciencia, opposta all’ira, è in ginocchio, a mani giunte e capo chino. La fortitudo sfoggia il suo gran carattere e lancia la sfida al vizio dell’accidia. Chi fosse incuriosito da queste immagini potrebbe mettersi alla ricerca di temi simili dipinti in numerose chiese del ponente ligure e nelle valli occitane a cavallo delle Alpi. Ma qui sostiamo per interrogarci se queste antiche immagini del vizio e della virtù abbiano ancora qualcosa da comunicare a noi smaliziati visitatori. Hanno ancora un senso le virtù? Che cosa significa oggi condurre una «vita buona»? Quali atteggiamenti, stili, comportamenti, abiti conferiscono alla nostra esistenza quel profilo di valore, dignità e bellezza che vorremmo (e i nostri vicini vorrebbero) augurarci? Una bella formula di sintesi, semplice e chiara, la propone Alberto Monticone: «Tre caratteristiche distinguono le donne e gli uomini virtuosi: la verità di se stessi, fondata su autenticità e trasparenza; la coerenza di comportamenti privati e sociali; la relazione con gli altri costruita sull’amicizia». Meditando immagini, interrogativi, risposte, su quel profilo di vita orientata al bene che, sola, è garanzia di un’esistenza riuscita, usciamo dal santuario per riprendere la via degli ulivi verso Montegrazie. E proprio la vista degli ulivi ci rinfranca e ci ricorda quel verso del salmo 52, dove il giusto dice di sé: «Io, come ulivo verdeggiante nella casa di Dio, mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre».

Itinerario

Note tecniche

In giro per il web

L’anello di Montegrazie affronta un dislivello di circa 300 metri, partendo dai 235 m del paese fino ai 540 m del monte Croce. Il tempo complessivo di percorrenza è di 2 h 45’ (Montegrazie - M. Croce: 1 h 30'; M. Croce - Bivio S. Agata: 40'; Bivio S. Agata - Santuario: 30'; Santuario - Montegrazie: 5'). Cartografia: Carta dei sentieri Alpi Marittime e Liguri - 1:25.000 - foglio 111/112

(www.edizionimultigraphic.it).

Una scarna ed essenziale presentazione del paese e dei suoi dintorni è fornita dal sito di Montegrazie (www.montegrazie.it). La più ampia rassegna di foto degli affreschi del Santuario è proposta da un sito francese specializzato sui dipinti murali delle regioni alpine

(http://peintures.murales.free.fr/fresques/Italie/Ligurie/Montegrazie/montegrazie.htm).

Al Santuario è anche dedicato il volume di Franco Boggero, pubblicato nel 2005 con il titolo Montegrazie. Un santuario del Ponente ligure. Gli appassionati dell’escursionismo possono consultare una rassegna di sentieri dell’Imperiese nel sito del Cai di Imperia (http://web.tiscali.it/cai.imperia).

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