Valle D’Aosta

La Via Francigena al Gran San Bernardo

Proponiamo una facile passeggiata d’alta quota, tra il Monte Bianco e il Grand Combin, sotto lo sguardo benevolo di Bernardo del Montjou, il patrono dei montanari e degli alpinisti. Confine tra Italia e Svizzera, il valico del Gran San Bernardo è punto d’incontro di escursionisti e crocevia di percorsi: il Tour des Combins (TDC), la Traversata Aosta-Martigny (TAM), la Route Napoléon-Chemin historique, l’Alta Via dei Giganti. Partiamo dal celebre Ospizio e seguendo le frecce gialle col simbolo del pellegrino, ricalchiamo sull’antica strada romana delle Gallie i primi passi del tratto italiano della Via Francigena. Ci fanno compagnia i segni della storia e della fede.

Se si vuol evitare di affrontare il muro di 15 metri di neve che occupa il Gran San Bernardo d’inverno, conviene raggiungere i 2473 metri del valico solo nella parte centrale dell’estate. Il raccordo autostradale e il tunnel hanno liberato il passo dal traffico di attraversamento e il Plan de Jupiter ha così riconquistato il suo aspetto selvaggio. Lasciata l’auto, si segue la strada asfaltata che procede verso il lago, l’ospizio e la catena nevosa del Mont Vélan. Accanto all’Albergo Italia si ammira la grande statua di San Bernardo. Si passa il confine tra la dogana italiana e quella svizzera, in corrispondenza dell’antico cippo confinario tra Savoia e Vallese. Si procede ora placidamente lungo la riva del lago e si giunge all’Ospizio. Fondato nell'XI secolo dalla comunità religiosa istituita da San Bernardo e gestito oggi una comunità di monaci agostiniani, è luogo di accoglienza e ospitalità, anche d’inverno. Le memorie custodite dalla chiesa e la visita del museo aiutano a ricostruire la lunga storia del transito sul colle, ad apprezzare la natura di questa parte delle Alpi e a rileggere il mito dei celebri cani da soccorso. La storia ricorda che qui transitarono condottieri, papi e imperatori. Ma il passaggio più spettacolare che si ricordi è quello di Napoleone con la sua armata di oltre 40 mila uomini e 5 mila cavalli, sceso ad affrontare gli Austriaci a Marengo.

Rientrati in Italia dopo la visita al complesso dell’Ospizio, conviene salire alle spalle della grande statua di San Bernardo per scoprire il tratto più bello della strada romana e gli scavi dell’antico santuario di Giove Pennino. La costruzione della Via Romana delle Gallie risale all’età dell'imperatore Augusto e la sua risistemazione è dovuta all’imperatore Claudio. Fu realizzato a quest’epoca il tronco di strada (lungo 60 metri e largo 3,66), letteralmente intagliato a scalpello nella viva roccia, che oggi ammiriamo. Il percorso della strada romana in seguito decadde; ridotto a sentiero è oggi percorso solo dagli escursionisti. A fianco della strada, prospicienti la «rupe sacra», sono anche i resti di due mansiones e del tempietto dedicato a Jupiter Poeninus.


La Via Francigena


La via dell’Alpis Poenina, che era già una delle più importanti strade del mondo antico, acquista nel Medioevo un nuovo ruolo: diventa la via di transito dei pellegrini che dal centro Europa, sulle orme di Sigerico da Canterbury, scendono a Roma. I romei vanno ad Petrum per visitare le tombe di Pietro e Paolo e le reliquie dei primi martiri. Nel loro ricordo, oggi la Via Francigena è proposta come grande itinerario culturale europeo che recupera gli antichi percorsi pedonali medievali ed educa i contemporanei a riappropriarsi delle radici cristiane dell’Europa.

Chi non si accontenta della passeggiata sul Colle ricca di motivi d’interesse ma breve, può proporsi una camminata più lunga alla scoperta del primissimo tratto italiano della Via Francigena. La tappa inizia nello scenario montano del Colle del Gran San Bernardo e si svolge quasi completamente su un sentiero che scende sul versante aostano, e dopo aver attraversato Saint-Rhémy-en-Bosses, arriva, tra prati e boschi, nel borgo di Etroubles. Un percorso più breve  può puntare a Fonteinte.

Dal colle del Gran San Bernardo (che è punto più alto di tutto il percorso Francigeno) imbocchiamo il sentiero per Saint-Rhémy e Aosta, segnalato dal logo del pellegrino. L’antico percorso s'inoltra per i prati e attraversa per tre volte la strada statale, arrivando alla Cantine de Fonteinte, antico ospizio che ha ospitato viandanti di passaggio fino alla fine del Settecento. Proseguiamo sul versante orografico sinistro della valle, a mezza costa, passando vicino alla lapide posta in ricordo di alcuni stagnini che morirono sepolti da una valanga mentre tentavano di raggiungere il valico per andare a lavorare all'estero. Dopo qualche centinaio di metri il sentiero si biforca; a sinistra è la variante napoleonica; noi teniamo la destra e dopo un paio di km incrociamo la strada statale; la seguiamo per circa 200 metri per poi abbandonarla e scendere a Saint-Rhémy, dove incrociamo il tracciato e la segnaletica dell'Alta Via n. 1, o «via dei Giganti». Superiamo il torrente e proseguiamo verso Saint-Léonard. Imbocchiamo il sentiero di fronte alla chiesa scendendo prima tra i prati e poi ripidi nel bosco, fino alle case di Cherisei, dove attraversiamo il ponticello per poi girare a destra, seguendo il torrente. Usciti dal villaggio, proseguiamo su una traccia che segue la linea elettrica, fino a un canale irriguo che costeggiamo. Arrivati in prossimità di una strada asfaltata, prendiamo la carrareccia sulla sinistra e, dopo un breve strappo, entriamo a Saint-Oyen. Qui l’antico ospizio di Châteu Verdun è ancora attivo come centro di accoglienza. Imbocchiamo la statale per un tratto, per poi proseguire sul percorso ciclopedonale che la costeggia sulla sinistra. Giungiamo infine a Etroubles, antico «borgo di strada» sviluppatosi ai lati della via centrale e oggi tranquillo luogo di villeggiatura estiva.


La preghiera del pellegrino della montagna


San Bernardo fondò il rifugio in cima al valico (che prese poi il suo nome) per offrire aiuto ai viaggiatori stremati dall’impervia salita. Papa Pio XI, ricordato anche come appassionato alpinista, dettò il più bell’elogio ufficiale dell’opera di Bernardo: «da nove secoli l’Ospizio è eretto, solido e severo, ma a prezzo di quali fatiche, di quante spese, di quale inalterabile coraggio! Chi potrà descrivere gli innumerevoli benefici che, lungo tutti quei secoli, i santi seguaci di Bernardo prodigarono ai passanti, di ogni fede religiosa e di ogni razza; quanto aiuto essi portarono nelle circostanze più critiche; quanti infelici, sul punto di perire, furono strappati alla morte, e ancora, quale contributo essi offrirono alle relazioni tra i popoli, nel rendere sicuri i valichi alpini?». E così nel 1923, come segno di gratitudine, Pio XI proclamò San Bernardo «patrono celeste non solo dei valichi delle Alpi, ma anche di coloro che abitano su questi monti o per essi viaggiano. Con questi intendiamo anche indicare coloro che per ragioni sportive organizzano scalate sulle Alpi». All’Ospizio una preghiera è proposta ai viandanti della fede: «Signore Gesù, che hai preso così spesso il sentiero della montagna, per trovare il silenzio, e ritrovare il Padre, attirami verso l’alto, fa di me un pellegrino della montagna. Come San Bernardo, devo ascoltare la tua parola, devo lasciarmi scuotere dal tuo amore. A me continuamente tentato di sistemarmi definitivamente, chiedi di camminare nella speranza, verso di te, cima più alta».

Itinerario

La prima tappa italiana della Via Francigena scende dal Gran San Bernardo a Echevennoz e copre la distanza di 15 chilometri e 1293 metri di dislivello in discesa in circa quattro ore. Il percorso più breve fino a Fonteinte (che evita i problemi di recupero dell’auto ma che obbliga a una risalita di 250 metri di dislivello) richiede 2 ore tra andata e ritorno. La cartografia può essere scaricata dal sito della via Francigena: la mappa M-AO-001 indica il tratto di sentiero fino a Fonteinte; le successive mappe coprono il percorso fino a Echevennoz.

Note tecniche

In giro per il web

Il percorso culturale europeo della Via Francigena è descritto in un sito ricco di proposte e suggestioni (www.viafrancigena.eu). Contiene anche le schede delle singole tappe italiane e una discreta cartografia. Curioso è il sito (www.aisb.it) dedicato ai celebri cani San Bernardo.

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