Per approfondire

Uno studio approfondito sull’antico abitato di Civita e sulla necropoli etrusca delle Pianezze, curato da Pietro Tamburini,  è disponibile nella pubblicazione Grotte di Castro: il territorio, il paese, il museo (Quaderno n. 7 del Sistema Mussale del Lago di Bolsena, Bolsena, 2007, p. 156). La relazione di Carla Galeazzi sull’esplorazione speleologica dell’insediamento di San Lorenzo delle Grotte è pubblicata dalla rivista “Opera Ipogea” (1-2/2011) negli Atti del VII Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali. Il sito www.simulabo.it documenta il sistema museale del lago di Bolsena. L’escursione segue un tratto del “Sentiero dei Briganti”, il percorso escursionistico che si sviluppa nell’intero territorio dell’Alta Tuscia (www.altatuscia.vt.it/pag/guida_briganti.pdf).

Itinerari

Le città morte nel cratere di Bolsena

Il lago di Bolsena è il più grande del Lazio ed è il più vasto lago vulcanico d’Europa. La sua bellezza un po’ malinconica, le due isole Bisentina e Martana, la qualità delle città edificate sulle sponde (Bolsena, Montefiascone, Marta, Capodimonte) ne fanno un potente attrattore turistico non solo nazionale. Il nostro itinerario esplora l’area settentrionale del Lacus Vulsiniensis. Qui le cittadine di Latera, Gradoli, Grotte di Castro e San Lorenzo Nuovo hanno preferito appollaiarsi sui bordi del cratere vulcanico per godere dall’alto il panorama del lago ma anche per sfuggire all’antica insalubrità delle sue rive, alle guerre e alle scorrerie degli eserciti. Siamo anche all’incrocio di strade dalla grande storia. La Via Cassia, la via Francigena dei pellegrini che da tutta Europa scendevano ad Petrum, incrocia la via trasversale etrusca che collegava i distretti e le città di Tarquinia, Vulci, Bolsena, Orvieto e Chiusi. Andiamo alla scoperta della Val di Lago e di due relitti della storia, due città morte, sepolte dal tempo. La prima è l’etrusca Civita con le sue necropoli, antenata dell’attuale Grotte di Castro. La seconda è San Lorenzo delle Grotte, il vecchio borgo abbandonato nel Settecento dai suoi abitanti a favore di San Lorenzo Nuovo.

L'itinerario


Punto di partenza del nostro itinerario è la necropoli etrusca delle Pianezze, localizzata sulla strada provinciale che da Grotte di Castro scende verso il lago di Bolsena, a circa 4 km dal centro del paese. La recente sistemazione a Parco mette a disposizione dei visitatori tutti i servizi necessari e un ricco corredo informativo. Dal parcheggio, superata la biglietteria, si sale con una breve rampa alla terrazza principale della rupe di tufo. Qui si allineano le tombe, distribuite sul pendio in modo da sfruttare al meglio gli spazi disponibili. Si tratta di tombe familiari a camera dalla struttura generale omogenea. Un lungo corridoio scoperto (dromos) penetra profondamente nel pendio, scavalca le pietre spezzate e atterrate che sigillavano l’ingresso, varca la porta ed entra nell’ipogeo centrale spesso affiancato da altri vani. Qui i defunti venivano inumati dai familiari in fosse scavate nel pavimento della camera, chiuse da lastre quadrangolari. Le stanze riproducevano la struttura delle abitazioni dei vivi: si trova spesso scavata nella volta una trave longitudinale (columen), dalla quale scendono due spioventi inclinati. La “tomba dipinta” conserva ancora la decorazione in ocra rossa che sottolineava l’ordito del tetto. In qualche punto le tombe si sovrappongono l’un l’altra o sono collegate da grandi fori scavati dai tombaroli antichi e moderni, in un pittoresco disordine rupestre. La visita è comunque agevolata da scalini e staccionate. Due colonne d’età molto più recente, aggredite da una coreografica vegetazione rampicante, introducono alla seconda parte della necropoli. Entriamo in un villaggio agro-pastorale che ha riutilizzato le vecchie tombe etrusche e ne ha modificato l’impianto per consentire il ricovero del gregge, la lavorazione del latte, la pigiatura dell’uva e delle olive. I pastori-agricoltori hanno scavato nicchie per conservare gli strumenti di lavoro e per sistemare i torchi per la spremitura, hanno forato le pareti per sistemarvi le travi e creare soppalchi per il fieno o la legna, hanno scavato cardini per chiudere le porte, hanno canalizzato l’acqua nelle vasche per l’abbeverata, hanno trasformato le fosse sepolcrali in mangiatoie, hanno inciso manigliere per legare gli animali da soma, hanno scavato buche per i focolari. In questa zona sono ancora in corso lavori di scavo e di messa in sicurezza che potrebbero collegare la necropoli al sovrastante Colle della Civita, dove è ancora sepolta l’antica città etrusca.

Conclusa la visita alla necropoli ci si sposta a piedi (o in auto) verso il lago. Dopo cinquecento metri la strada confluisce sulla statale circumlacuale. Qui si va sinistra per 1,2 km. Poco prima che la statale s’innesti sulla Cassia moderna, s’imbocca una stradina a sinistra. Risaliamo ora un vecchio percorso della Via Cassia in direzione di San Lorenzo. Siamo su un ramo della via Francigena, il percorso un tempo seguito dai pellegrini che si dirigevano a Roma. Ben presto, dopo circa 1 km, individuiamo sulla sinistra il colle che cela le rovine di San Lorenzo Vecchio o San Lorenzo delle Grotte. Questo borgo fu abbandonato alla fine del Settecento dai suoi abitanti che si trasferirono più in alto a San Lorenzo Nuovo, un piccolo gioiello urbanistico. Il vecchio borgo è dunque una delle tante città morte del Lazio, vittima dei miasmi malarici della palude costiera e dell’insalubrità delle vasche per la macerazione della canapa molto diffuse nella zona. Città morta, dunque, ma anche sepolta dai crolli e dagli interramenti e nascosta dalla fitta vegetazione e dai rovi che nei secoli si sono progressivamente impadroniti della collina. Si riconoscono tratti delle mura e i basamenti delle torri circolari. Sono ben visibili le grotte che circondavano l’abitato e alcune delle cantine scavate nel tufo, alla base delle abitazioni soprastanti. Notevole anche la colombaia con la sua tipica struttura ad alveare, destinata all’allevamento dei piccioni. All’interno delle mura la viabilità collegava il Palazzo Pretoriale, le chiese, i laboratori artigiani e le case disposte in forma anulare intorno alla chiesa parrocchiale dedicato al patrono del paese. Negli ultimi anni un lavoro di ricognizione svolto dagli speleologi, anche con l’ausilio delle fonti archivistiche, ha consentito di rilevare e censire un centinaio di abitazioni e di ricostruire così la topografia dell’antico borgo. Una valorizzazione del luogo con il restauro dell’abitato e la creazione delle strutture di un parco sarebbe auspicabile.

Si torna ora indietro in direzione del lago. Varcata la strada statale e seguendo i segni della Via Francigena si giunge ben presto in vista degli ampi resti della chiesa di San Giovanni in Val di Lago, che sorge isolata a poche centinaia di metri dalla riva. La chiesa ha una caratteristica aula di forma ottagonale, che ripete esempi diffusi nell’area volsina. Dall’elegante aula riservata ai fedeli, che riceve luce da finestroni quadrati, si accede al presbiterio rettangolare, di dimensioni più modeste e raccolte. Il tetto della struttura è crollato. Lo stato attuale di abbandono, il contesto paesaggistico e il valore del monumento meriterebbero un intervento di restauro e valorizzazione.

Se a piedi, si torna ora al parcheggio della necropoli. L’intera escursione, comprensiva di una passeggiata sul lungolago, si sviluppa su una distanza complessiva di 8 km, con dislivelli minimi, comodamente percorribili in tre ore, al netto delle visite. È consigliabile completare la giornata con una sosta nella piazza centrale di San Lorenzo Nuovo per ammirarne l’urbanistica settecentesca e con la visita del Museo di Grotte di Castro che custodisce i corredi funebri delle tombe di Pianezze.

Civiltà rupestre

Passeggiate trogloditiche