Gli eremi rupestri della valle bizantina dello Stilaro

La Calabria jonica è stata a lungo nel Medioevo la periferia di Bisanzio. La fede e l’arte bizantine hanno lasciato stigmi profondi, segni distintivi sia nei monumenti, sia nella scelta dei siti, spesso ardui ma bellissimi. Questo è particolarmente vero per la valle bizantina dello Stilaro, percorsa dall’omonima fiumara che scende con i suoi affluenti dalle Serre calabre e sfocia nel mar Jonio a Monasterace.




1 - La valle dello Stilaro


Negli anni dell’iconoclastia e poi ai tempi della minaccia turca, la Calabria e la Puglia divennero le principali terre d’asilo dei monaci ortodossi che, per sfuggire alle persecuzioni, erano costretti ad abbandonare le loro terre, ad attraversare il mare e nascondersi in luoghi solitari. In cinque secoli la Calabria si popola di anacoreti in ogni angolo sperduto del suo territorio. I primi a giungervi furono i monaci siro-melchiti, provenienti dalla Siria, dalla Palestina e dall’Egitto, che sfuggivano alle orde musulmane. Vivevano un monachesimo anacoretico, macerante e penitente. Fu poi la volta della migrazione provocata dal rigore e dal furore della persecuzione iconoclasta. Ma non dimentichiamo le comunità cristiane che fuggivano dalla Sicilia occupata dagli arabi. Le vallate dello Stilaro e dell’Allaro, avvolte da ripide montagne, coperte da boschi impenetrabili, ricche di sorgenti e di grotte, costituirono il rifugio più adeguato dove vivere come asceti solitari e realizzare l’ideale monastico abbracciato in patria. Così queste valli, a partire dal settimo secolo, si popolarono di eremi, laure e cenobi divenendo la culla della cultura bizantina in Calabria.


L’eremo di monte Stella




2 - La caverna eremitica della stella



L’Eremo di Santa Maria della Stella è una grotta naturale che si apre sul versante orientale del monte Cocumella, sopra il borgo di Pazzano. Vi conduce in circa due km una strada che lascia la statale 110 al km 71,4. S’incontra un’area picnic nel bosco e si scende al complesso di edifici dell’eremo e al parcheggio. La discesa lungo i 62 scalini scavati nella pietra, è una descensio ad inferos, un’immersione fetale nelle viscere della terra. Impressiona “u rimitiedu”, un anfratto lungo e stretto, privo di luce, dove regna una persistente penombra. Qui vissero per due secoli i monaci seguaci di San Basilio, praticando la contemplazione, la preghiera e la severa ascesi anacoretica. La grotta riparava dalle intemperie, ma era un luogo assolutamente spartano, con una cuccetta, un ripostiglio per il salterio e le sacre icone.




3 - L'eremo di monte Stella


In epoca Normanna, l’eremo evolve in un più ospitale cenobio, diventando monastero minore e grancia alle dipendenze di San Giovanni Theresti. I monaci basiliani lasceranno il sito alla fine del Seicento. Chi visita l’eremo trova una statua cinquecentesca di Santa Maria della Stella e può osservare sulle pareti della grotta frammenti di antichi affreschi bizantini: la Trinità, l’arcangelo Michele, l’adorazione dei pastori, la Pietà; l’affresco più antico raffigura Santa Maria Egiziaca che riceve la comunione dal monaco Zosimo, indizio di una possibile esperienza di eremitismo femminile. 




4 - Il simbolo della stella


La laura della divina pastorella




5 - L'eremo di Stilo sul monte Consolino


Uscendo da Stilo, lo sguardo vaga perplesso sulla parete giallastra del monte Consolino, alla ricerca dell’eremo, ben mimetizzato tra le rughe della roccia. Seguendo con attenzione il filo di una cengia si scorge il sito che è l’obiettivo di una breve passeggiata, a picco sull’abisso. Il sentiero protetto raggiunge la grotta, sovrastata da una croce di ferro.




6 - L'eremo della divina pastorella


All’esterno è stato edificato un lamione, ovvero un prolungamento della cavità ipogea, coronato dalle tegole di un breve tetto, sostenuta da muri laterali di pietra e chiusa da una parete in cui si apre la porta d'ingresso ad arco.




7 - L'interno dell'eremo


All’interno una ripida discesa, aiutata da gradini di pietra mattonati, porta all’altare della chiesetta. Qui è un curioso quadro dipinto su latta che mostra la Madonna con il baculum e il Bambino in braccio, entrambi in abiti pastorali, circondati da agnelli. L’interpretazione dell’immagine quale Madonna protettrice dei pastori è rinforzata dalla riproduzione dell’antifona “pasce aedos tuos iuxta tabernacula pastorum”. Questa grotta alle pendici del Monte Consolino è solo una delle numerose piccole laure in cui si sistemarono intorno al decimo secolo gli anacoreti di origine orientale. Molte sono inaccessibili. Una di queste tuttavia, quella dedicata ai beati Ambrogio e Nicola, maestri di San Giovanni Theristi, è stata recentemente riconsacrata.




8 - L'immagine della divina pastorella


(La visita è stata effettuata il 6 agosto 2016)

 
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