Da Campo Catino al monte Ortara

Una bella cavalcata di cresta sui monti Ernici, tra la Marsica e la Ciociaria. Dalla zona sciistica di Campocatino si sale alla panoramica cresta di Campovano, affacciata su boschi sterminati, con vista sui gruppi montuosi dell’Appennino marsicano e del Lazio meridionale. Un percorso a saliscendi, con modesti dislivelli, si dirige quindi su monte Ortara, a caccia dei cippi dell’antico confine borbonico-pontificio. Escursionisti intraprendenti e collezionisti di cime potranno inserire nell’itinerario numerose brevi deviazioni sui cocuzzoli dei dintorni o proseguire verso la restaurata croce di vetta della Monna.

Il quadro ambientale


Gli Ernici sono un gruppo montuoso dell'Appennino Centrale al confine tra Lazio e Abruzzo. Si allungano dalle sorgenti del fiume Aniene fino a Sora, tra la valle Roveto dove scorre il fiume Liri e la valle del Sacco in Ciociaria.

Il gruppo si articola in varie dorsali. La prima è quella dei monti Càntari che culmina nei 2156 m del monte Viglio: inizia alle sorgenti dell’Aniene e comprende la Viperella, la Serra di Sant’Antonio, monte Piano, la cresta del Viglio, il Pratiglio e la Serra Rossa. Gli si affianca l’anello di cime che fa corona a Campocatino: il Pozzotello, il Vermicano, l’Agnello e la Punta della Valle. Una seconda dorsale si stacca da monte Pratiglio e allinea verso sud la Femmina Morta, il Crepacuore, il Peschio della Ciavole, il Pozzotello, monte Fanfilli, la Monna e la Rotonaria. Una terza dorsale parte dalla riserva che protegge la cascata di Zompo lo Schioppo, si alza sopra i duemila metri con le cime di monte Ginepro, monte del Passeggio, la piramide del Pizzo Deta e prosegue con la Serra Comune e la Serra Alta fino alla Rocca di Sora.

Questo territorio è stato abitato fin dall'antichità. Gli antichi Ernici erano una popolazione italica dal forte carattere montanaro. Il nome deriva dall’antica voce “herna”, ovvero rupe, roccia. V’è anche una tradizione pastorale antica con fenomeni di transumanza tra i pascoli montani e le pianure laziali. È storica terra di confine tra i possedimenti dei papi in terra ciociara e la terra marsorum che attraverso il dominio normanno entrerà a far parte integrante del Regno di Sicilia, prima, e di Napoli, dopo.


L’itinerario


Si parte da Campo Catino, una bella conca prativa di tipo carsico a 1800 metri di quota, un tempo sede di un plateau glaciale, ricca di fioriture a primavera e popolare località sciistica d'inverno. Una strada di circa 18 km porta da Guarcino al piazzale antistante gli alberghi e il rifugio del Cai di Frosinone. A piedi si percorre la strada sterrata per il Campovano che attraversa diagonalmente il pianoro e sale a tornanti fino ad un valico (1905 m). Un successivo percorso a saliscendi porta alla sella del Vermicano (1885 m), al vado del Pozzotello (1940 m) e al vado di Campovano (1876 m), attraversato da un elettrodotto (ore 1,05). Alcune brevi diramazioni della sterrata consentono all’escursionista di salire la vetta del Vermicano (1948 m), raggiunta dalle sciovie, il Peschio della Cornacchia (1983 m) e il Pozzotello (1995 m). Pure consigliabile è la discesa alla sottostante fonte del Pozzotello (1850 m), con acqua freschissima anche d'estate (l’edificio vicino ospita le pompe che riforniscono d’acqua Campo Catino). Il Campovano è un arido pianoro lungo circa un chilometro; sul suo bordo occidentale è ben visibile un piccolo rifugio dell’Enel; il vado mette in comunicazione la Valle Roveto con il bacino del fiume Cosa. Siamo sulla linea di confine fra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie. Poco dopo un grosso traliccio, era il  cippo di confine n. 234, franato nel canalino sottostante. Dal vado di Campovano, con un percorso molto panoramico di circa un km, si giunge ad una diramazione (1948 m); si lascia il percorso di cresta che conduce al monte Fanfilli e alla Monna e s’imbocca a sinistra il percorso per monte Ortara, lo sperone boscoso proteso sulla valle del Liri. Un sentierino segnato, in discesa, raggiunge lo stretto intaglio del passo del Diavolo (1903 m; ore 0,30-1,35) e scende ancora verso sinistra alla sella dove si trova lo Iubero dell’Ortara, un fosso di raccolta dell’acqua piovana, utilizzato dagli animali al pascolo. Nei pressi si trova, abbattuto, il cippo n. 232. Per sentiero o direttamente per cresta si raggiunge la cima del Monte Ortara (1908 m; ore 0,15-1,50). Il cippo n. 229, una volta in vetta, è scivolato di alcuni metri tra i cespugli del versante abruzzese.

Il bel panorama comprende da nord a est la dorsale del monte Crepacuore e del Viglio, la cresta di monte Alto al di là della Valle Roveto, la dorsale Ginepro-Passeggio-Pizzo Deta, il vicino monte Rotondo.

Il ritorno si compie sulla via dell’andata con un tempo identico o di poco inferiore.

Per approfondire

Le escursioni sui monti Ernici possono essere preparate utilizzando la carta dei sentieri 1:25.000 I monti Ernici e la valle Roveto, completa di fascicolo con note illustrative sul gruppo e descrizione dei sentieri, pubblicata dalla Camera di Commercio de L’Aquila in collaborazione con la sezione Cai di Civitella Roveto (Selca, Firenze, 2002). Più recente è la carta dei sentieri 1:25.000 Gruppo dei Monti Ernici curata dalle sezioni Cai di Alatri, Frosinone e Sora per le edizioni Il Lupo (www.edizioniillupo.it). Informazioni molto dettagliate sono fornite dalla guida Appennino centrale, scritta da Carlo Landi Vittorj per la collana “Guida dei monti d’Italia” del Cai-Tci (Milano, 1989). Un folto gruppo di sentieri sui Cantari e gli Ernici è descritto da Stefano Ardito in A piedi nel Lazio e A piedi in Abruzzo, nella fortunata collana A piedi in Italia dell’editrice Iter di Subiaco. Tra le risorse disponibili sul web si segnala il sito www.montiernici.it, ricco di percorsi dettagliati e di un ampio repertorio fotografico.

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Ad limina Petri

Passeggiate sull’antico confine tra Stato pontificio e Regno di Napoli