Itinerario nella provincia di Treviso

Paderno del Grappa. Il Giudizio finale di Giovanni De Min

Le tappe dell’itinerario

Paderno è situata tra il monte Grappa e il fiume Piave, là dove si alzano i colli di Àsolo. La sua chiesa parrocchiale - dedicata all’Annunciazione della Beata Vergine Maria - espone sul soffitto della navata un grande affresco del Giudizio universale del 1824, il primo dei quattro giudizi dipinti da Giovanni De Min (gli altri sono a Monigo, Pove e Mirano). L’affresco è articolato in tre scene.


La parte alta vede un ammasso di nuvole pervase da una luce soffusa dove ha luogo il giudizio. Gesù pronuncia la sua sentenza indicando con l’indice della mano sinistra la bilancia a doppio piatto sostenuta dall’arcangelo Michele. La sua scultorea figura, seminuda e con la ferita del costato in evidenza, è circondata da un anello di personaggi e di simboli. Tra i primi sono Dio Padre (benedicente, seduto con il globo in mano in segno di signoria sul creato, con il nimbo triangolare trinitario sul capo), la colomba dello Spirito Santo, la madre Maria (in accorata espressione intercessoria) e gli angeli. I simboli - che richiamano il sacrificio salvifico del Figlio di Dio - sono gli strumenti della passione esibiti dagli angeli: la corona di spine, i tre chiodi, la lancia di Longino, la canna, la spugna dell’aceto, le corde della flagellazione, il titulus crucis.

Adagiati sulle nuvole sono poi visibili i componenti della corte celeste, con gli uomini a destra e le donne a sinistra. A destra sono gli Apostoli, preceduti da San Pietro con le chiavi e da San Paolo con la spada del martirio, patriarchi biblici e i profeti. A sinistra, dietro Maria, vediamo Eva, la progenitrice, con le eroine bibliche, le vergini prudenti, le regine e le donne sante.


Gli angeli sono i grandi protagonisti della parte centrale dell’affresco, quella intermedia tra il cielo e la terra. Quattro angeli flottano in cielo, rivolti ai quattro angoli del mondo, e suonano le trombe del giudizio che chiamano i morti alla risurrezione universale. Due angeli sollevano un gruppo di tre eletti in volo ascensionale verso il Paradiso celeste. A destra un cielo tempestoso e solcato dai fulmini viene percorso da tre angeli in picchiata. Le loro spade fiammeggianti minacciano e terrorizzano la massa dei dannati. La sentenza di condanna pronunciata da Gesù - «Ite, maledicti» - è stampata a caratteri cubitali sullo scudo dell’angelo sterminatore.


La parte inferiore dell’affresco descrive la risurrezione dei corpi e la separazione dei buoni dai cattivi. A sinistra gli eletti, risorti nudi, si radunano nel giardino dell’Eden paradisiaco e si raccolgono nella preghiera di lode e di ringraziamento. Iniziano quindi la loro ascesa lungo i pendii del monte Grappa, ne raggiungono il culmine e lì attendono l’arrivo degli angeli.

A destra vediamo la scena conturbante dell’arrivo dei dannati all’Inferno. L’ingresso della caverna infernale è presidiato da un demonio cinocefalo dedicato all’accoglienza. Egli afferra due peccatori per i capelli e un terzo ne azzanna con la bocca, proiettandoli nel baratro, tra le fiamme. Un atletico demonio rossastro, con l’ausilio di un bidente d’acciaio, stiva i dannati nella caverna facendone strame; nella tradizione dell’iconografia diabolica egli ha le corna sulla fronte, le orecchie asinine, le ali da pipistrello, la coda da serpente e i piedi unghiuti. Il terzo demonio è Lucifero, insediato sul fondo dell’inferno: il suo colore è grigio livido; le ali non sono membranacee ma ancora ricordano le soffici ali piumate che aveva prima della sua ribellione a Dio; il volto è teratologico dominato da grandi corna bovine; con una stretta possente delle braccia stritola un gruppo di dannati. Gli altri inquilini inferi sono i serpenti: vediamo sul fondo un minaccioso anaconda che cerca una vittima da ingoiare; un aspide morde alla bocca un peccatore della lingua; altri serpenti addentano i reprobi e ne avvolgono i corpi nelle loro spire. Il pittore ha reso con grande efficacia lo stato d’animo dei dannati che fuggono dagli angeli e finiscono tra le braccia dei diavoli, i loro gesti di disperazione, l’angoscia del futuro, l’urlo di terrore che esce dalle bocche, i visi stralunati e allucinati, il ribrezzo per i mostri infernali.

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