Itinerario nella provincia di Cuneo

San Michele Mondovì. La Cappella della Madonna della Neve

Le tappe dell’itinerario

San Michele Mondovì è un borgo del Monregalese situato alle falde delle Alpi Marittime. La nostra attenzione si concentra in realtà sulla Cappella della Madonna della Neve, eretta poco oltre il cimitero, lungo la statale 28 diretta a Lesegno e Ceva. Dietro l'altare e sulla volta sono raffigurate la passione, la morte, la discesa agli inferi e la resurrezione di Gesù. Le due pareti riportano una visione dell’Aldilà, con il Paradiso e l’Inferno. Questi affreschi sono una ripresa fedele, con qualche semplificazione, del ciclo di San Fiorenzo a Bastia Mondovì. La mano è forse dello stesso pittore e la data d’esecuzione prossima a quella di Bastia (1472). Le scene descritte sono quattro: le opere di misericordia, il paradiso, la cavalcata dei vizi, l’inferno.


Le Opere di misericordia sono l’oggetto del giudizio finale. Il capitolo 25 del vangelo di Matteo ci dice infatti che «i giusti risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"». Chi avrà dato aiuto al suo prossimo sarà premiato e chi si sarà rifiutato di assistere i suoi fratelli sarà invece dannato. Perché il prossimo è ‘figura’ di Cristo stesso. Le opere di carità trovano una sintesi unitaria nell’immagine della donna che allatta al seno due infanti in fasce e sono poi declinate nel tradizionale settenario. Da notare, in particolare, il benefattore che corrompe una guardia pur di visitare un detenuto nella prigione e la donna con il piatto che imbocca un ammalato costretto a letto.


L’angelo sulla torre di destra invita gli operatori di carità a entrare per la porta e a raggiungere il Paradiso. Esso è immaginato come la città celeste dell’Apocalisse, con le mura, le torri e le porte presidiate dagli angeli. All’interno, su una predella di legno, Maria, la madre di Dio assunta in cielo, riceve il nimbo per mano di Dio padre e del figlio Gesù, alla presenza della colomba dello Spirito Santo. L’incoronazione si svolge nel tripudio dei serafini ed è accompagnata dalle musiche suonate da un’orchestra celeste con la ribeca, l’organo, il salterio, l’arpa, la viola e le trombe. La scena centrale è affiancata dai cori dei beati, organizzati in sei file ordinate. Si riconoscono gli apostoli (Pietro con la croce, Paolo con la spada, Giacomo col bastone e la conchiglia del pellegrino), i martiri (Lorenzo con la graticola, Stefano con il sasso della lapidazione), le vergini (Orsola col vessillo crociato, Caterina con la ruota), i dottori della chiesa e i confessori (Gregorio Magno col triregno, San Francesco con il tau, Sant’Antonio da Padova col giglio).


Anche a San Michele il corteo dei dannati è reinterpretato nell’immagine della Cavalcata dei vizi. Sette personaggi interpretano i vizi capitali e cavalcano animali emblematici: legati al collo da una lunga catena sono trascinati nella bocca del Leviatano infernale. Il primo è la Superbia, un re con la corona e la spada sguainata, a cavallo di un leone. Il secondo è l’Avarizia (l’immagine è perduta, salvo il copricapo e il sacchetto delle monete). Il terzo è l’Invidia (perduto). Il quarto è la Lussuria (visibile parzialmente). Il quinto è la Gola, con un lungo spiedo con tre polli arrosto sulla spalla, che tracanna vino da una brocca. Il sesto è l’Ira che si trafigge la gola con un pugnale. Il settimo è l’Accidia, interpretato da un sonnolento personaggio a cavallo di un asino.


Si passa poi alla scena dell’Inferno. Al centro è il mostruoso Lucifero. Con i piedi palmati schiaccia il corpo di Giuda il traditore. É seduto sul corpo di una donna. Ingurgita due dannati con la bocca e defeca un superbo. Ha bocche sui gomiti e sulle ginocchia.

A destra di Satana sono descritte le scene seguenti:  un diavolo con la gerla porta all’inferno un gruppo di dannati; la pena della ruota dentata vede i corpi dei dannati straziati dai rostri e precipitati in un pozzo; la punizione della vanagloria non è più visibile; un diavolo punisce la fattucchiera tirandole i capelli e colpendola con un randello; un diavolo abbranca oscenamente la lussuria mostrandole uno specchio; l’invidia è punita con il taglio della lingua; un diavolo a forma di scimmia punisce l’accidia infilandole un chiodo nell’occhio; l’avarizia è una vecchia con i seni flaccidi tormentata da un diavolo che le mostra il sacco delle monete.

A sinistra di Satana è raffigurato l’albero del male con i dannati impiccati per la mano, la bocca, l’occhio, il piede. Ci sono poi le pene del superbo, fatto a pezzi e divorato, e dell’usuraio, costretto a ingoiare oro fuso. E infine un gruppo di dannati è spinto in una fossa fiammeggiante dai forconi di due diavoli.

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