Itinerario nella provincia di Savona

Albenga. Le battaglie apocalittiche dell’arcangelo Michele

Le tappe dell’itinerario

Albenga è una delle perle del Ponente ligure. Lo è per il suo mare, per la ricchezza dei suoi monumenti storici, per la bellezza del suo antico battistero, per il suo impianto urbanistico. Ma per noi è anche una città visionaria, traboccante di immagini dell’Aldilà, in Cattedrale, a San Bernardino, a San Giorgio di Campochiesa; una città che vive a metà strada tra questo mondo e il futuro oltremondano, allo stesso modo del suo porsi come cerniera tra il mare e il monte.

La cattedrale è dedicata a San Michele arcangelo e mostra i segni delle sue origini paleocristiane combinati con le trasformazioni nel corso dei secoli, fino alla sua decorazione ottocentesca e novecentesca.


La donna, l’angelo e il drago


La calotta dell’abside mostra la visione della donna e del drago, il celebre dramma dell’Apocalisse che si svolge tra cielo e terra e che ha spesso affascinato gli artisti. Si tratta di un’immagine tripolare, giocata sulla donna, l’angelo e il serpente, contornati da frotte di putti. In alto è la donna incinta, tradizionalmente identificata nella madre di Gesù, vestita di bianco, con il disco lunare ai piedi e una grande corona intorno al capo, sullo sfondo del sole dorato: «un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto» (Ap 12,1-2). Il secondo polo è concentrato nella plastica immagine dell’arcangelo volante, vestito di una leggera armatura e protetto da uno scudo con l’impronta micaelica, con un mantello svolazzante a forma di grande esse di vivido colore rosso, che scaglia un fascio di folgori contro i suoi avversari. Il terzo polo è costituito dal viluppo di creature diaboliche schiantate dall’arcangelo intorno al drago furente e precipitate dalle nuvole verso il basso. Il pittore, con tecnica tipicamente tardo-barocca, raffigura i diavoli sopraffatti alla base della montagna che, per sfuggire alla soverchiante forza micaelica, scavalcano addirittura la cornice del dipinto e si buttano verso la terra e i fedeli sottostanti che osservano il dipinto dal basso. Sembra riecheggiare quell’apocalittica «voce potente nel cielo che dice: guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è disceso sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si appostò sulla spiaggia del mare» (Ap 12,12.17-18). Questa immagine minacciosa, insieme con il “guai a voi, terra e mare”, richiama un’antica leggenda ingauna che racconta come ad Albenga si fosse insediato un grosso serpente che uccideva chiunque si fosse avventurato nelle sue vicinanze. Il popolo atterrito si unì in una processione intercessoria chiedendo all’arcangelo Michele di liberarli dal pericolo. E nel corso della notte un bagliore illuminò il cielo e si condensò in una folgore che colpì il borgo; la popolazione accorse in fretta, e trovò il serpente incenerito.


La battaglia tra gli angeli


La grande ellisse sulla sommità della navata centrale racconta il combattimento tra gli angeli fedeli e gli angeli ribelli. Il soggetto replica quello dell’abside e richiama le parole apocalittiche: «scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (Ap 12,7-9). L’arcangelo Michele si staglia sopra le nuvole, armato di corazza, elmo e scudo; impugna una spada ricurva, a metà tra il kriss malese e la folgore fiammeggiante. A capo delle milizie celesti, combatte e mette in fuga gli angeli orgogliosi e ribelli. Questi prendono tutta la scena: ci sono prima quelli che prendono coscienza del proprio destino e ne restano sconcertati; seguono quelli che si dibattono in un selvaggio corpo a corpo; in basso è la scena dei fulminati: gli angeli superbi assumono progressivamente le sembianze diaboliche, le corna, la coda, le ali da pipistrello; precipitano al di sotto delle nuvole e vanno a schiantarsi sulla terra. Il lampo di luce che illumina la scena dall’alto fa idealmente risuonare le parole del Libro: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto grazie al sangue dell'Agnello e alla parola della loro testimonianza, e non hanno amato la loro vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli e voi che abitate in essi» (Ap 12,10-11).

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