Itinerario nella provincia di Genova

Chiavari. Il Giudizio di Luca Cambiaso nel Santuario delle Grazie

Le tappe dell’itinerario

Il Santuario di Nostra Signora delle Grazie è incastonato nel verde del bosco della costa ligure, a picco sul mare del golfo del Tigullio, sulla statale Aurelia che esce da Chiavari e si dirige verso Zoagli e Rapallo. La sua posizione assolutamente pittoresca e spettacolare si combina poi con l’interesse degli interni, interamente rivestiti di grandi affreschi cinquecenteschi. Teramo Piaggio vi dipinse i cicli delle vite di Maria e di Gesù, utilizzando le due pareti laterali e l’abside per la crocifissione. Luca Cambiaso, che era già artista appezzato dalle famiglie patrizie genovesi, ebbe l’incarico nel 1550 di affrescare la controfacciata del Santuario, chiudendo il ciclo cristologico con l’aggiunta della raffigurazione del Giudizio universale.


La parte alta dell’affresco descrive le scene che avvengono in cielo. In basso, ai lati della porta, sono invece descritti gli avvenimenti terrestri e gli esiti del giudizio universale. Il Cristo giudice irrompe nell’alto dei cieli attraverso un varco tra le nuvole che ne incornicia la figura nella luce dorata dell’empireo. È nudo, protetto da un velo svolazzante, con le piaghe della crocifissione in evidenza; ha barbetta e capelli biondi; solleva la mano destra nel gesto della benedizione dei beati e punta minacciosamente il dito ammonitore della mano sinistra verso i dannati. Ai suoi lati sono inginocchiati gli intercessori; particolarmente accorata è l’invocazione della madre Maria, con la mano sul cuore, perché il Figlio sia misericordioso nei confronti dell’umanità risorta; con le mani giunte nel gesto della preghiera intercede anche San Pietro, primo successore di Gesù, con le chiavi del Regno appese al braccio; dietro di lui si vede il volto del terzo intercessore, Giovanni il Battista, con i capelli in disordine dopo la lunga permanenza nel deserto. Dietro gli intercessori emergono dalle nubi le figure degli angeli che sollevano gli strumenti della passione (la grande croce e la colonna della flagellazione) e li mostrano ai risorti.

La fascia immediatamente sottostante è popolata di angeli che stazionano sulle nubi. Al centro sono gli angeli tubicini che suonano le trombe del giudizio per risvegliare i morti. Un angelo apre il libro del giudizio nel quale sono descritte le opere buone e quelle cattive compiute dall’umanità risorta. A destra un gruppetto di angeli osserva attento gli eventi del cielo e della terra. A sinistra un altro angelo allunga il braccio per aiutare la salita verso il cielo di un risorto giudicato favorevolmente.

Sulla parete a sinistra del portale il pittore ha condensato tre scene diverse. La prima è la risurrezione dei morti, descritta nelle sue diverse fasi: le ossa aride, gli scheletri che si ricompongono e si rivestono della carne, i morti ancora inani e quelli che riprendono vita, i risorti che fuoriescono dalle loro sepolture sotterranee. La seconda scena è quella della separazione degli eletti dai dannati, resa mediante la contesa tra l’angelo e i diavoli per il possesso di una risorta: la donna, nuda e ben pettinata, mostra ancora i segni della sorpresa e l’aria un po’ trasognata della risurrezione; ma il suo occhio è già immagine conscia dell’ambiguità della sua vita interiore; due diavoli muscolosi e grotteschi, con gli attributi tradizionali dell’iconografia di genere (le corna, la coda, i denti aguzzi, le orecchie appuntite) cercano con la forza di strappare la donna dall’abbraccio sicuro del suo angelo custode. La terza scena è quella del gruppetto di risorti che apprende la sentenza di salvezza e guarda ormai verso il Paradiso dei beati.

La parete a destra del portale è dedicata all’Inferno. Un corteo di diavoli trascina o spinge con la forza i dannati; alla bocca dell’inferno i reprobi trovano altri diavoli che li attendono in atteggiamenti non propriamente amichevoli; sono quindi condotti nella grande caverna sotterranea, scura e rosseggiante di fiamme, con un religioso tonsurato bene in evidenza.

Il dipinto di Luca Cambiaso presenta alcune evidenti citazioni michelangiolesche: si guardi in particolare agli angeli senza ali che faticano a sollevare i pesi dei simboli della passione; oppure al gruppo, pur mutilato, degli angeli tubicini.

La descrizione che Luca Cambiaso fa dei luoghi oltremondani può essere completata con almeno una citazione del ciclo di affreschi di Teramo Piaggio dedicato alla vita di Cristo. Si tratta della discesa al Limbo che Cristo effettua nell’intervello temporale tra la sua morte e la risurrezione. Il Salvatore è avvolto nel sudario ma reca già il vessillo della vittoria e il nimbo crociato sul capo. Spalanca la porta dell’Inferno e chiama alla liberazione Adamo e gli altri giusti dell’antico testamento. Sulle mura e nella porta della città di Dite i diavoli manifestano tutta la loro rabbia impotente. Di queste figure diaboliche, grottesche più che mostruose, meritano una citazione la lingua biforcuta dell’una e le ali da pipistrello dell’altra.

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