Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Il centro di Salve è il punto di partenza per escursioni negli immediati dintorni alla ricerca delle caratteristiche torri di pietra dei pagghiari (detti anche pajare o pajaroni). Il primo è visibile e visitabile già all’interno del paese, inglobato nella recente urbanizzazione, tra le vie Bachelet e Borsellino. Noto come Pajara “Trausceddhu”, si sviluppa a tronchi di cono su tre livelli, separati da larghi gradoni. Si accede all’interno attraverso un bel portale ad arco, mentre una doppia scala gradinata sale dall’esterno ai piani superiori. Il bellissimo fregio che cinge la sommità del manufatto è in realtà una colombaia, con due file sovrapposte di nicchiette alternate, che ospitavano i piccioni da allevamento.

Il giro dell’agro di Salve può cominciare dalla contrada Sulvo. Troviamo qui un bell’esempio di pagghiaro strutturato su tre piani con un portale ad arco e un oculo sul cono sommitale. Il proprietario ha preferito intonacarne l’esterno e stuccarne a raso le terrazze per favorirne la conservazione, ma la stupefacente trama delle pietre si può ammirare all’interno, entrando per il bel portale ad arco.

Nella contrada Scafazzi troviamo un autentico gigante, un imponente pajarone che s’arrampica verso l’alto con cinque anelli successivi, via via decrescenti per ampiezza. Ma l’imponenza non è la sublimazione del rustico e del rozzo. La linea curva della pietra che si solleva per inglobare il portale segue un disegno d’inaspettata eleganza, è il segno di un artista contadino. E il geometrico disegno del muretto di pietra che traccia il confine dell’aia antistante non è solo un particolare funzionale ma un complemento alla razionalità euclidea del tutto. Percorrendone il lungo perimetro esterno si scoprono le cavità destinate a cuccia del cane, a stia degli animali da cortile, a ricovero per la capra, il maiale e l’asino. Salendo le ingegnose scalette esterne si apprezza la trama delle pietre e la geometria delle forme a tronco di cono.

Nella contrada Surbo il proprietario ci mostra con orgoglio il suo pajaro a tre livelli. Ce ne fa visitare l’interno, che ha voluto pavimentare con la pietra leccese, ha dotato d’infissi e ha spartanamente arredato. Ci racconta che il tempo dell’abbandono dei pagghiari è ormai alle spalle; che un vivace mercato di compravendita, stimolato dagli stranieri innamorati del Salento, ha convinto i proprietari alla scelta della manutenzione e del restauro; che masserie e pajari stanno imponendosi nell’ospitalità del turismo rurale e delle abitazioni per le vacanze.

L’ultima tappa è dedicata alla contrada Montani. Ci fermiamo qui per osservare una liàma, un riparo di campagna di forma rettangolare, con volta a botte. La maggiore semplicità di costruzione si coniuga anche alla maggiore ampiezza della terrazza superiore. Un pagghiaro che affianca una masseria mostra un’ingegnosa combinazione tra il trullo interno e una sorta di appartamento esterno dotato anche di un forno di pietra.

Se i pajari più piccoli rispondevano alla loro funzione etimologica di deposito di paglia e attrezzi agricoli, le strutture più grandi svolgevano anche una funzione residenziale. Il contadino, con la sua famiglia, lo abitava d’estate, nel periodo di maggiore lavoro nei campi. Le robuste pareti di pietra offrivano un’oasi di fresco nelle ore di maggiore calura e un minimo agio notturno, privo comunque di servizi igienici, luce e acqua corrente. Le terrazze dei pagghiari e delle liàme erano utilizzate per seccare al sole i prodotti dei campi e in particolare i fichi, i pomodori, le zucchine e i peperoni. Il forno era utilizzato per cuocere il pane o le friselle e per la torrefazione dei fichi. L’acqua, risorsa preziosa e scarsa, era disponibile solo grazie ai pozzi scavati all’esterno o alle cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Gli ulivi e i pergolati dell’uva erano il paesaggio agricolo più diffuso; ad essi si alternavano i fichi e i mandorli, i peri e i peschi, i carrubi e i lecci.

Home -> L’Italia della pietra a secco -> Itinerari -> Puglia

Itinerari

I pagghiari salentini di Salve

Chi vuol ammirare l’architettura contadina del Salento, deve far tappa a Salve. Qui troverà i “pagghiari” più grandi, autentici “ziqqurat” innalzati nei campi da sconosciuti architetti contadini. Questi monumenti torreggianti, frutto dell’arte della pietra, punteggiano i fondi agricoli dell’antico feudo della terra di Leuca e sono raggiunti da tortuose stradine che si aggirano tra le contrade in un autentico labirinto di muretti a secco. Il punto di partenza è Salve, uno dei paesi più interessanti del basso Salento, adagiato tra gli uliveti della Serra jonica. Il turista ne apprezzerà le memorie archeologiche degli antichi Messapi, i dolmen e i menhir neolitici, i frantoi ipogei e le “fogge” scavate nel terreno, alcune storiche masserie di “charme”, i palazzi “a corte”, la chiesa di San Nicola Magno con il suo organo seicentesco, la rete delle cappelle familiari e di rione, le vicine marine fregiate della bandiera blu. Il mare, la terra e la pietra sono lo stigma di questi luoghi. E allora accogliamo l’invito di Maria Rosaria De Lumé a «puntare l’attenzione sui territori di pietra», che hanno dato riposo e ristoro a generazioni di contadini al lavoro sui campi, ma anche a chi fuggiva dal mare per evitare persecuzioni o per cercare una vita migliore. «Anche le terre e le pietre fanno parte allo stesso modo del paesaggio mediterraneo che va guardato, percepito, accolto come narratore di storie che l’uomo stesso ha contribuito a comporre. Infatti ogni paesaggio non è tale soltanto per i suoi valori fisici, ma per i significati che gli abitanti di ieri e di oggi gli hanno dato e continuano a dargli».

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Un’introduzione agile e sintetica, ricca di foto, al mondo dei pagghiari è il volumetto Architettura contadina del Salento, di Rossella Barletta (Capone editore, Lecce, 2009, 96 p.). Si consiglia anche la consultazione del sito istituzionale del Comune

(www.comune.salve.le.it) e del sito locale www.salveweb.it/. Il Centro Culturale del Comune di Salve si trova nella piazza principale del paese, piazza Concordia, presso Palazzo Carida-Ramirez, e comprende: l'aula multimediale, il Centro di documentazione del territorio, l'archivio storico, il centro di informazione turistica, la sala conferenze, la terrazza eventi e la Biblioteca (tel. 0833-520550): il centro mette in contatto con le guide turistiche e le associazioni per l’organizzazione di visite guidate al territorio.