Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Le vocazioni di Frosolone, cittadina molisana, sono sintetizzate dai due monumenti che il Comune ha eretto per celebrare il lavoro rispettivamente del pastore e del coltellinaio. La vocazione pastorale si addensa nei pascoli della montagna di Frosolone, una montagna che sovrasta e separa i due grandi Regi Tratturi che scorrono ai suoi piedi, il Castel di Sangro-Lucera e il Pescasseroli-Candela. L’altra vocazione, quella artigiana della forgiatura delle lame e dei coltelli, si concentra nelle botteghe, nella mostra-mercato e nel Museo dei ferri taglienti. L’itinerario che ci porta alla scoperta delle meraviglie di Casa Paolucci può quindi iniziare simbolicamente a Frosolone dal monumento al pastore e fare tappa all’eremo di Sant’Egidio, un vivo centro di spiritualità a 1121 metri di quota, introdotto dalla statua di Gesù “buon pastore”. Dall’eremo si ramifica una rete di sentieri e strade sterrate che raggiungono il Colle dell’Orso (quota 1315), la Montagnola (quota 1421) e le vicine pareti della Morgia Quadra, in un ambiente punteggiato di masserie, laghetti, lembi di bosco, aree di sosta e picnic e impianti eolici. Parcheggiata l’auto nei pressi di Sant’Egidio, si segue per quattrocento metri la strada asfaltata di destra (indicazioni per Sessano) fino ad una curva sulla destra e a un ponte. Lasciata la strada si segue a destra il largo sentiero alla base del ponte che risale il fosso e s’inerpica sul colle con la Casa Paolucci ormai bene in vista, stagliata sulla prima fascia di rocce. La casa può ovviamente essere raggiunta da Sant’Egidio con un percorso più diretto che traversa il colle e supera alcuni edifici in rovina. Il fondo è recintato da un muretto di pietra a secco, sul quale Paolucci ha costruito una serie di slanciate torrette e ogive dalle belle geometrie, a mo’ di vedette e sentinelle. Il muro a secco alzato davanti al declivio roccioso ospita delle capanne sotto fascia e chiude piccoli stazzi. Al centro della tenuta sorge la masseria di Paolucci, circondata da un boschetto d’alberi e da cespugli fioriti. La casa è costruita con blocchi di pietra privi di legante nella tipica configurazione dei rifugi di montagna. Ai fianchi della casa si allargano quattro spazi recintati e in parte coperti, utilizzati come stazzo, stalla, veranda e ripostiglio di materiali. Qui Paolucci visse solitario per oltre quarant’anni, coltivando il fondo e allevando gli animali. Ma soprattutto si dedicò alla ricerca di pietre “strane”, allusive a persone, animali e oggetti di vita quotidiana. Le pietre furono collocate come fantastici merli sulla sommità dei muretti di recinzione. Davanti la casa creò un piccolo salotto di pietra, con “poltroncine” accostate intorno a un tavolino di pietra. Due panche di pietra affiancate da animali di fantasia, con una vasca e una maniglia, si appoggiano sui muri della parete anteriore ai lati della porta. L’agro-pastore Paolucci descrisse l’elenco dei soggetti fantastici che “vedeva” nella morfologia litica: «danzatori, un paio di stivali, un pezzo di lardo, una pagnotta, un uccello gigantesco con becco e ali, un vecchio con il sacco sulle spalle, una sfinge, una gallina, alcune lepri, un capitano di artiglieria barbato, e quattro cannoni in fila, una testa di maialino, una cornacchia, un paniere per pane, un aereoplano, un cane, un leone, numerosi altri animali; sul muro perimetrale e sulla porta di ingresso un monaco con la bocca aperta, alto circa un metro, chiamato "Padre Indovino"; due colonne con una porta; un'altra porta con pietre allungate e cubiche, sormontate da una figura di maialino; una torretta sormontata da una figura umana a mezzo busto, con cappello, e recante all'interno una piccola chiesa; davanti all'ingresso del campo, un re barbato, ed una donna con i capelli raccolti a crocchia; una torretta, con un vecchio barbato, un pinguino, e cannoni; due torrette, ciascuna sormontata da una croce». Molti di questi oggetti di pietra non sono più al loro posto, in parte perché caduti dopo decenni di abbandono e in parte perché “vandalizzati” o asportati da visitatori irrispettosi. Ma ciò che rimane in questo “giardino eccentrico” è certamente sufficiente per strappare sorrisi, indurre allo stupore, aprire alla meraviglia, esaltarsi nell’ammirazione. 

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Itinerari

Non solo sassi. Pietre fantastiche a Frosolone

A dispetto delle immagini di maniera che connotano il mondo pastorale sono numerose le testimonianze poetiche e artistiche che ci sono state trasmesse da pastori di talento, capaci di combinare il loro mestiere materiale con la fantasia, la creatività e la ricerca spirituale. Francesco Giuliani, poeta-pastore transumante di Castel del Monte, racconta che “tra le selve e sui monti anch' io pastore / con il gregge ed a questo affezionato / nel bel piano di Campo Imperatore / quante stagioni io vissi beato / e leggevo con cura e con amore / Dante, Petrarca e l' Ariosto lodato, / questi sempre compagni e cari amici / per cui viver potei giorni felici”. Ricordiamo anche il “Diario” del pastore aquilano Nestore Campana, “La leggenda marsicana” scritta da Cesidio Gentile, detto Jurico, pastore di Pescasseroli, i panegirici in versi di Benedetto Di Virgilio, pastore di Villetta Barrea,  detto “il poeta bifolco”. Alla tradizione poetica si collegano altre espressioni artistiche: la tradizione dei canti e degli strumenti musicali, la scultura della pietra, l’intaglio del legno, le diverse forme dell’artigianato artistico. Di questa produzione, salvata dall’oblio e dalla distruzione, ci resta memoria nei musei della vita materiale e delle tradizioni popolari. La passeggiata che proponiamo si svolge in Molise, nei dintorni di Frosolone, e ha per obiettivo un “monumento” assolutamente straordinario. Lo ha edificato il pastore Pasquale Paolucci, un artista popolare che ha cercato nelle pietre della Montagnola le morfologie che l’immaginazione gli suggeriva. La raccolta di queste pietre fantastiche arreda ancor oggi la sua casa di montagna. Puro design pastorale d’autore.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Pasquale Paolucci (1892-1981) di Frosolone visse da giovane l’attività del pastore e la transumanza da e per la Puglia. Dopo otto anni di servizio militare, emigrò per altri otto anni in Argentina. Al ritorno si stabilì nel fondo ricevuto in eredità, abbandonò la vita nomade del pastore e divenne agricoltore coltivando parallelamente la passione per la pietra. La vita e la raccolta litica di Pasquale Paolucci sono state studiate dall’antropologa Elisabetta Silvestrini: il testo dello studio, dal titolo “Il museo di pietra” e pubblicato dalla rivista La ricerca folklorica, è disponibile nel web.  Frosolone, la sua montagna e i suoi sentieri, sono descritti nei siti www.comune.frosolone.is.it e www.frosolone.net. Per la cartografia si consiglia La carta del Sentiero Italia della Provincia di Isernia, in scala 1:50000 delle edizioni Il Lupo. Molto utile è il volumetto S.I.C. “Montagnola Molisana – Ipotesi di valorizzazione del Sito di Importanza Comunitaria (Isernia, 2006), che riporta la descrizione e l’altimetria dei sentieri e che dedica la copertina all’opera di Pasquale Paolucci.