L’osservatorio tedesco sulla linea Gustav

Il Monte Porrara

È un bel percorso di cresta che dalla stazione di Palena sale fino alle Logge di Pilato, sull’ultima montagna della Maiella. Da questo magnifico balcone panoramico i tedeschi godevano di un eccellente linea di osservazione sulla linea Gustav; vi avevano anche attrezzato alcune fortificazioni, collegate con le guarnigioni armate di Palena, della Forchetta e di Campo di Giove. Qui si incrociavano gli sciatori in ricognizione delle pattuglie degli alpini austriaci e tedeschi e i prigionieri di guerra fuggiaschi che tentavano di traversare il fronte di guerra.

Il quadro ambientale


La lunga cresta del Porrara segna il confine tra le province di Chieti e L’Aquila e stacca il piano Cerreto e il Quarto Santa Chiara  dall’alta valle del fiume Aventino. Estremità meridionale del gruppo della Majella, il Porrara è separato dalla Tavola Rotonda mediante il Guado di Coccia (1674 m.). La cresta, con andamento verticale nord-sud, esile e affilata, forma la Serra Campanile (monte Coccia, m. 1795), aggira la testata della valle Quartarana, sovrasta le Pareti Rosse e si innalza progressivamente fino ai 2137 m della vetta. Scende poi ripidamente verso sud e il piano Malvone, si distende sulle Logge di Pilato e sulla Serra Malvone, si abbassa ancora a traversare le Coste del Fonnone e, con un ultima gobba termina sulla Forchetta Palena a 1260 m.  Qui la stazione ferroviaria sulla linea Sulmona-Carpinone segna l’incrocio tra la strada statale Frentana n. 84 che proviene da Palena, la tortuosa strada che attraversa i grandi boschi in direzione di Gamberale e Pizzoferrato, la strada provinciale per Campo di Giove e la strada statale che corre affiancata alla ferrovia verso Roccaraso e le altre località turistiche dell’altopiano. Palena e Campo di Giove, entrambe dotate di impianti sciistici che salgono al Guado di Coccia, sono le località più significative del comprensorio del Porrara. Meritano una visita il santuario della Madonna dell’Altare, sorto su un più antico eremo celestiniano, le sorgenti dell’Aventino e la vicina area geopaleontologica, ricca di fossili. Marcano il paesaggio le stupende praterie erbose dei quattro Quarti (Santa Chiara, Mulino, Barone e Grande), perfettamente livellate a 1250 metri di quota: nei pressi della stazione di Palena il fosso La Vera raccoglie le acque di superficie e le fa defluire per via carsica; esse riemergeranno poco lontano, alle sorgenti di Capo Fiume, alimentando il fiume Aventino.


Le vicende belliche


La cresta del Porrara è un balcone sulla linea Gustav, nel tratto che va dai monti di Roccaraso fino alle colline frentane. La linea delle alture sulla riva sinistra del Sangro segna l’orizzonte. Ottimo il colpo d’occhio sulle retrovie e in particolare sulla regione boscosa dei monti Pizi e sul comprensorio tra l’Aventino e il Sangro. La presenza tedesca diventa importante nell’autunno del 1943. Nei paesi si costituiscono presidi armati della Wehrmacht affiancati dalle strutture e dai servizi logistici. Iniziano azioni di rastrellamento dei civili con l’obiettivo di fornire manodopera ai lavori militari di fortificazione. I tedeschi procedono anche a razziare le provviste alimentari e gli animali necessari per il vettovagliamento dell’esercito in campo. Non mancano episodi di brutale repressione in reazione a episodi di resistenza popolare, fucilazioni ed eccidi. L’episodio successivo è costituito dallo sfollamento. Palena, ai piedi del Porrara, è un paese che può esemplificare le vicende dei mesi di guerra e i loro effetti sulla popolazione. ll 2 novembre del ’43 il banditore comunale percorre su ordine dei tedeschi tutto il paese ordinandone l’immediata evacuazione. Il 13 gennaio del ’44 un bombardamento aereo americano colpisce il paese e distrugge il quartiere della Valle e la chiesa di San Falco. Nelle settimane successive i genieri tedeschi entrano in una Palena ormai disabitata e procedono alla sistematica distruzione delle sue case con esplosioni di tritolo. Quando i tedeschi lasciano la zona il paese è distrutto al 70%.


L’itinerario


Il riferimento di questa panoramica escursione è la stazione di Palena, al Valico della Forchetta, sulla linea ferroviaria Sulmona-Castel di Sangro. Un piccolo bar e una saletta ristorante rendono accogliente il luogo. Il vicino edificio è destinato dal Parco della Majella a struttura per il turismo sostenibile. Lo sperone roccioso, ultima propaggine del Porrara, ospita i ruderi del castello di Forca Palena L’inizio del sentiero è settecento metri più avanti, sul ciglio destro della strada per Campo di Giove, all’altezza dell’Inghiottitoio del Fosso la Vera (quota 1243 m.).  È possibile parcheggiare nei pressi della sbarra che chiude l’accesso al pianoro. Il percorso è individuato da paline colorate (“sentiero del parco”) e dalle bandierine rosso-bianco-rosso del Cai (sentiero n. 12). 

Si sale ripidamente in diagonale nel fitto bosco e con qualche serpentina tra i faggi si guadagna la cresta nell’insellatura a nord della prima gobba della montagna (ore 0,15).

Si segue ora un tratto molto piacevole, in leggera salita sulle Coste del Fonnone. Frequenti radure aprono improvvisamente il panorama sui boschi della Val di Terra o verso il Pizzalto. Fossi circolari e cerchi di pietre fanno ipotizzare piazzole e postazioni armate. Si raggiunge il punto più alto della cresta (1547 m.), alla base di una gobba molto marcata (ore 0,30-0,45).

Si lascia ora a sinistra il sentiero che prosegue diritto verso la valletta della Serra Malvone e si segue invece il sentiero segnato di destra, che compie qualche tornante tra i faggi e affronta la rampa con una ripida salita allo scoperto, costeggiando il bosco.

Si possono osservare qui i resti di alcune opere di guerra. Particolarmente interessante è una postazione trincerata sulla cresta, dotata di ricovero al coperto nel bosco, eccellente posto di osservazione sull’altopiano e su un tratto amplissimo della linea Gustav.

Si raggiunge la sommità della gobba, un’ampia radura coperta da gruppi di faggi e bassi cespugli. Si prosegue praticamente in piano tra massi bianchi, in vista del triangolo dell’anticima del Porrara e si raggiunge una piccola altura caratterizzata dalla presenza di due cippi di confine (ore 0,45-1,30). Siamo a quota 1750 circa. Il nome del luogo, le Logge di Pilato, bene ne indica la natura particolarmente panoramica. Scegliendo accuratamente i migliori posti di osservazione si possono osservare – con l’ausilio anche di un binocolo – i diversi ambienti circostanti.

Verso oriente, muovendo l’occhio da sud a nord, è visibile l’intero tratto abruzzese della Linea Gustav, marcato dalla linea di alture che seguono la valle del fiume Sangro. Il pianoro carsico del Quarto Santa Chiara prosegue nel Quarto del Molino, nel Quarto del Barone e nel Quarto Grande, verso i centri di Pescocostanzo, Rivisondoli e Roccaraso, invisibili perché coperti dal Pizzalto, la cui cresta sud termina nel caratteristico Pizzo di Coda.  Si alza poi la linea della alture che sovrastano il Sangro e i paesi di Pietransieri, Ateleta, Gamberale, Pizzoferrato e Quadri: il monte Tocco (m. 1681), la Serra Veticara, le rocce di Pietra Cernaia, il monte Secine (m. 1883), il Basilio (m. 1885), la Serra Tre Monti (m. 1822) e il caratteristico gruppo dei cocuzzoli del San Domenico, Lucino e La Rocca. Sullo sfondo, dopo il Sangro, ultimo gruppo di alture prima delle colline dell’Abruzzo marino, i monti Frentani e la vetta del Pallano. A sinistra del valico della Forchetta si distende la vasta zona di foreste della Val di Terra e del Bosco della Montagna.

Si comprende qui molto bene perchè i tedeschi intesero sfruttare lo stesso territorio e la sua conformazione in chiave difensiva. Quest’area è infatti solitaria e impervia, a bassissima densità abitativa, con poche strade facilmente controllabili e comunque non utilizzabili per grandi movimenti di truppe, più adatta ad azioni di pattuglia o incursioni partigiane che ad azioni belliche importanti, e quindi controllabile con limitati presidi armati.

Sul versante opposto, verso ovest, si osservano tutte le principali vette del Morrone, la città di Sulmona, la conca Peligna e il Sirente. Proseguendo l’osservazione verso sud, si offre alla vista l’intera cresta del Pizzalto (1996 m.), dietro il quale occhieggiano i monti Rotella e Genzana. Al di là degli altipiani emergono il Pratello e le Toppe del Tesoro, con i loro impianti sciistici, la Serra Rocca Chiarano, il Greco e l’Arazecca.


Il ritorno si effettua sul sentiero segnato dell’andata e richiede qualche minuto in meno della salita. In alternativa si può proseguire in direzione della ventosa vetta del Porrara. In questo caso si attraversa una nuova fascia di bosco e poi, allo scoperto, si risale faticosamente un costone pietroso, tra caratteristiche rocce. Giunti in alto, il costolone diventa sempre più marcato e affilato e scopre la cresta sommitale del monte. A destra il pendio erboso scende verso la Madonna dell’Altare (dall’eremo proviene il sentiero I4 che confluisce sul nostro a quota 1900). A sinistra ci sono gli strapiombi delle Pareti Rosse. Con un ultimo panoramico percorso sulle gobbe dell’anticima si raggiunge la croce di vetta. Qui lo sguardo abbraccia anche il massiccio centrale della Maiella, il Guado di Coccia, raggiunto dagli impianti, e i pendii della Tavola Rotonda percorsi dalle sciovie, il Gran Sasso e i monti Marsicani del Parco d’Abruzzo.


Uscendo dalla macchia ci trovammo sulla sommità di una collina. Sotto di noi si stendeva una valle anche più ampia di quella che conteneva Campo di Giove; sulla destra era fiancheggiata da alte montagne, sulla sinistra da Monte Amaro, l’ultimo contrafforte della Maiella che, decidemmo, avremmo scalato prima dell’alba. All’estremità della valle, le due montagne convergevano, formando un collo di bottiglia che immetteva in altre valli dirette verso il Sangro. Là ci avevano detto, proprio nel collo della bottiglia, c’era una guarnigione tedesca; scalando il Monte Amaro e attraversandolo nel cuore della notte dove declinava verso il collo della bottiglia, avremmo evitato la guarnigione e ci saremmo trovati sopra un’altra valle attraverso la quale correva la strada principale che univa la guarnigione con la cittadina di Palena. (…)

Quando traversammo la ferrovia cominciava a calare l’oscurità. Andammo direttamente in su. (…) Dopo un’ora eravamo fuori dalla zona dei cespugli. Venti minuti dopo, senza fiato, ci trovammo sul crinale più elevato. Sotto la luna sembrava stretto, affilato e chiaramente delineato come l’elica arrovesciata di una nave colossale.

Sotto di noi si stendeva un mondo immenso, mezzo in ombra e mezzo illuminato, composto di una serie infinita di picchi immobili e sereni nella radiazione lunare; di una successione sterminata di strapiombi e di abissi nelle cui profondità l’occhio non poteva penetrare, poiché il fondo era immerso nella più profonda oscurità.

Riposammo fino a poco prima dell’alba, quando iniziammo la discesa. Scendemmo direttamente verso il basso, e presto scoprimmo di esserci persi in una foresta di alberi alti, di una specie che non conoscevo. Poi calandoci per un declivio scosceso dove non c’erano alberi, vedemmo, a meno di cinquecento metri da noi alla destra e al nostro stesso livello, un edificio a quattro piani, costruito su di una roccia; le sue mura consunte e gialle splendevano sotto il sole al di sopra di un baratro profondo almeno centocinquanta metri.

«Deve essere un monastero…» disse Sam.

(Uys Krige, Libertà sulla Maiella)

Numerose guide escursionistiche contengono proposte di itinerari dedicati al Monte Porrara. Si segnalano tra queste il primo volume di Appennino centrale, scritto da Carlo Landi Vittorj e pubblicato nel 1989 nella collana “Guida dei monti d’Italia” del Club Alpino Italiano e del Touring Club Italiano; il volume II di A piedi in Abruzzo, scritto da Stefano Ardito e pubblicato dall’editrice Iter di Subiaco; la guida di Giampiero Di Federico Parco nazionale della Maiella. Itinerari scelti, pubblicata nel 1994 da Bag editrice di Chieti; la guida Sentieri montani degli altipiani maggiori d’Abruzzo e dintorni, scritta da Mimmo Potenza e distribuita da Abruzzo Promozione Turismo nei punti informativi turistici della zona; la guida di Riccardo Urbano dedicata a Maja, la selvaggia. Camminando sulla Majella (Abruzzo N.a.i.f., anno IV, numero 13, luglio 2003, Lanciano).


I sentieri del Monte Porrara possono essere studiati sulla carte escursionistiche disponibili: la tavoletta 153 IV NE (Palena) 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare; la carta dei sentieri del Gruppo della Maiella in scala 1:25.000 pubblicata dalla Sezione di Chieti del Club Alpino Italiano; la “Carta turistica” ufficiale del Parco nazionale della Majella con informazioni su centri di visita, centri d’informazione, sentieri, sentieri per disabili, aree attrezzate e aree faunistiche; la carta 1:25000 degli Altipiani maggiori d’Abruzzo delle edizioni Il Lupo.


Tra le numerose opere di storia e memorialistica locale dedicate al passaggio della guerra, segnaliamo il volume di Riccardo Vittorio Gentile su Palena nella Resistenza e nella guerra di liberazione (Casa editrice Rocco Barabba, Lanciano, 2003) e il volume di M. Colletti, U. Dante e C. Felice su Pizzoferrato, un paese in guerra (Carsa edizioni, Pescara, 2002). La pagina di Uys Krige, citata nell’itinerario, è tratta dal libro autobiografico Libertà sulla Maiella: narra la traversata notturna del Porrara dei prigionieri di guerra alleati; dal valico della Forchetta, tra campo di Giove e il Quarto santa Chiara, i prigionieri traversano la ferrovia, la strada e la vicina fonte, salgono alle Logge di Pilato e scendono sull’altro versante, toccando l’eremo di Madonna dell’Altare e la strada di Palena.

Per approfondire

Itinerari

A piedi sulla linea Gustav

Itinerari escursionistici da Montecassino all’Adriatico

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