Visita ai luoghi della battaglia del Natale 1943

Ortona e i suoi dintorni

Ortona è una cittadina abruzzese costruita sul bordo di un promontorio a picco sul mare. La sua ‘passeggiata orientale’ offre uno spettacolare panorama sull’Adriatico. Insignita di Medaglia d’oro al valor civile, Ortona è una testimonianza esemplare di come si possa ricreare una precisa identità urbana senza censurare i cattivi ricordi bellici, le distruzioni radicali subite e la memoria dei caduti civili e militari. Proponiamo una visita al cuore della città e una escursione nei dintorni sui luoghi della feroce battaglia del dicembre 1943.

Il quadro ambientale


Ortona, antico porto dei Frentani, sorge su un promontorio nel tratto di costa compreso tra la foce del Foro e quella del Moro: scendendo da nord, lungo il Foro di Ortona, si incontrano in successione la spiaggia sabbiosa del Lido Riccio e l’omonimo torrente, la punta di Ferruccio, le scogliere a picco sul mare del promontorio, le banchine del porto, la stazione ferroviaria, la spiaggia del Lido dei Saraceni, il colle di San Donato e la punta di Acquabella. Un esteso panorama della costa si può ammirare dalla città alta, percorrendo la passeggiata orientale dal Castello aragonese ai giardini comunali. L’entroterra ortonese è caratterizzato da numerose contrade che si chiamano “ville” (Villa Grande, Villa San Tommaso, Villa San Leonardo, Villa Torre, Villa Caldari, Villa Rogatti) e da estesi vigneti che producono grandi quantità di uva da tavola e da vino. Una lunga strada, fiancheggiata dalla vecchia ferrovia Sangritana, percorre con andamento uniforme il ciglio dei colli sul Moro e raggiunge Orsogna.


Le vicende belliche


Perduta la battaglia del Sangro, l’esercito tedesco si riorganizzò sul sistema di colli che si alza a nord del torrente Moro, da Orsogna al mare. La resistenza su questa linea divenne essenziale per evitare che gli alleati giungendo in Val Pescara potessero così puntare su Roma e prendere alle spalle l’armata tedesca che resisteva a Monte Cassino. Ortona, in particolare fu presidiata dalla prima divisione dei paracadutisti tedeschi. Nei primi giorni di dicembre le truppe canadesi e inglesi passarono il Feltrino e il Moro e raggiundero le colline prospicienti Ortona. Scontri furiosi furono registrati a Villa Rogatti, a Villa San Leonardo e a Casa Berardi. Ma i tedeschi bloccarono a Villa Grande gli inglesi che intendevano aiutare i canadesi aggirando a nord Ortona. Il Loyal Edmonton Regiment canadese raggiunse le prime case di Ortona il 20 dicembre. La battaglia durò una settimana e fu caratterizzata da inedite tecniche della più feroce guerriglia urbana (azioni di commando, agguati, trappole minate, uso di lanciafiamme, mine a scoppio ritardato, cecchinaggio). La città fu difesa ed espugnata casa per casa. Il 28 dicembre Ortona, distrutta al 90%, era libera, al prezzo di enormi sacrifici  umani, militari e civili. Ma la vittoria di Ortona non potè essere sfruttata dagli alleati. Orsogna era ancora saldamente in mano tedesca e il fronte resisteva. L’arrivo della neve e dell’inverno, la stanchezza dei reparti ormai allo stremo delle forze per il logorio fisico e nervoso degli ultimi mesi di guerra, lo stesso cambio del comandante dell’ottava armata (Montgomery lasciò il comando al generale Leese) portarono a una stasi del fronte adriatico. Essa sarebbe durata ben sei mesi, fino al giugno del 1944.


L’itinerario


Proponiamo un percorso pedonale urbano in tre tappe (il museo della battaglia, il monumento di piazza Plebiscito, il monumento sulla piazza del cimitero) e un percorso in auto nei dintorni della città che tocca il porto, il cimitero canadese, il fiume Moro e la casa Berardi.

Punto di partenza è l’ex Convento Sant’Anna in Corso Garibaldi. Qui è stato allestito il Museo della battaglia di Ortona per ricordare le vittime civili e i caduti canadesi e tedeschi e per documentare l’importanza storica che la battaglia ebbe nel panorama della campagna d’Italia e nella strategia militare della seconda guerra mondiale. Il percorso tematico che caratterizza l’allestimento del MuBa ’43 si articola in tre sezioni: la prima è dedicata ai civili ortonesi che hanno subito la guerra senza neanche comprenderne le ragioni; la seconda è dedicata alle due forze sul campo di battaglia, i canadesi e i tedeschi; la terza sezione, più riflessiva, analizza la strategia militare che ha ispirato la battaglia e la concatenazione delle singole azioni. La visita è resa appagante dal largo uso del sonoro, dalle proiezioni audiovisive, dall’uso di immagini di grande formato e da un accurato diorama che descrive l’andamento della battaglia in città. Il museo propone anche una saletta per il raccoglimento e la preghiera. È possibile visitare virtualmente il museo attraverso il sito dedicato (www.battagliadiortona.it) che offre un’ampia galleria fotografica, la ricostruzione storica della battaglia, la visione delle sale e una piccola libreria con libri e cartoline.

Usciti dal Museo si percorre il Corso Garibaldi e si raggiunge la piazza Farnese per affacciarsi dall’alto sul mare e la zona portuale. Traversate la piazza della Repubblica e la via Cavour si giunge nella piazza del Plebiscito, antica porta del Carmine e capolinea degli autobus.

Al centro della piazza, sotto un ulivo, un suggestivo monumento intitolato “il prezzo della pace” ricorda il sacrificio dei soldati canadesi per la liberazione della città. Una mappa dell’Italia e didascalie trilingue collocano la battaglia di Ortona nel contesto della campagna d’Italia. Poco lontano un carro armato Sherman, dono degli ex combattenti canadesi, è una ulteriore testimonianza del Natale del 1943.

La terza tappa è il piazzale del Cimitero, che si raggiunge percorrendo la via Roma e deviando sulla destra all’altezza di una croce di ferro. È stata qui ricollocata una grande composizione in ceramica, dipinta da Tommaso Cascella e dedicata alle vittime civili della battaglia di Ortona. I sei pannelli rievocano con grande efficacia lo sfollamento dei civili dai paesi del Sangro, le scene della città di Ortona distrutta dalla battaglia, le stragi dei civili. Al centro è una toccante “Pietà”.

In auto si scende alla Marina. La fama del porto di Ortona è legata a un episodio ricordato da una lapide posta all’inizio della banchina: «Da questo porto la notte del 9 settembre 1943 l’ultimo re d’Italia fuggì con la corte e con Badoglio consegnando la martoriata patria alla tedesca rabbia. Ortona repubblicana dalle sue macerie e dalle sue ferite grida eterna maledizione alla monarchia dei tradimenti, del fascismo e della rovina d’Italia anelando giustizia dal popolo e dalla storia nel nome santo di repubblica».

Proseguendo lungo la via della Cervana, tra l’area portuale e la ferrovia, si costeggia il lido Saraceni e ci si immette in direzione sud sulla strada statale 16 “Adriatica”. Al km 474,1 una deviazione sulla sinistra conduce sulla collina di San Donato. Qui, affacciato sul mare, è il cimitero di guerra canadese. Il Moro River Canadian War Cemetery accoglie i 1615 caduti della battaglia di Ortona. Il cimitero è stato costruito e curato dalla Commonwealth War Graves Commission ed è stato progettato dall’architetto Louis De Soissons. Un giardino sereno e ordinato ospita le pietre tombali. Su molte di esse il nome del caduto è accompagnato da toccanti scritte di umana pietà. Una per tutte: To have, to love and then top art is the greatest sorrow of a mother’ heart.

Ripresa l’Adriatica, al km 476 si valica il Moro. Dal ponte sul fiume si osserva con chiarezza la configurazione della valle, profondamente infossata tra due alti ciglioni. Si possono così intuire le difficoltà delle truppe alleate nel superare la linea difensiva che i tedeschi avevano approntato dopo la ritirata dal Sangro.

Un’ulteriore analisi della dinamica della battaglia di Ortona è possibile se raggiungiamo l’ultima tappa del nostro itinerario: casa Berardi. Ripercorriamo l’Adriatica all’indietro e, seguendo la segnaletica per l’autostrada, imbocchiamo la strada provinciale “Marrucina” in direzione di Orsogna. Dove il cartello segnala il km 4, una breve deviazione (segnalata) sulla sinistra conduce a Casa Berardi, alta su un burrone e teatro di un’epica battaglia. L’impresa dei soldati canadesi è ricordata da un monumento al XXII Reggimento e da una lapide al Capitano Paul Triquet.

Per approfondire

La linea Gustav sul Sangro e la linea del Moro coincidevano con il percorso della Ferrovia Sangritana (www.sangritana.it). La linea ferrata si sviluppava come una grande “U”: da Ortona seguiva la linea dei colli sul Moro, attraverso Poggiofiorito, Arielli e Orsogna, fino a Guardiagrele; qui invertiva il suo percorso in direzione di Marina San Vito, toccando Castelfrentano, Lanciano, Treglio e San Vito. Dalla diramazione di Crocetta il percorso della ferrovia scendeva sul Sangro ad Archi; una seconda diramazione conduceva ad Atessa attraverso Perano e Piazzano; la linea principale raggiungeva Castel di Sangro, seguendo  fedelmente la media valle del Sangro. Durante la guerra i tedeschi ne operarono la sistematica distruzione: binari e traversine furono divelti con il lavoro forzato degli uomini rastrellati nei paesi dintorno per costruire trincee fortificate; furono minate 5 gallerie;  e distrutte le stazioni di Ortona, Filetto, Orsogna, Arielli, Crecchio, Altino, Gamberale, Quadri, Castel di Sangro, San Pietro Avellana, Ateleta e Castel del Giudice. Al resto provvidero le incursioni aeree alleate. Oggi i treni percorrono ancora la linea ricostruita e la Sangritana si propone come inconsueto itinerario turistico dell’Abruzzo interno.


Orsogna è l’altro polo della linea tedesca sul Moro. L’antica Ursunia, arroccata su un promontorio della dorsale collinare frentana, è attraversata interamente dal tratturo Centurelle-Montesecco. Le vicende belliche che hanno portato Orsogna alla notorietà internazionale sono narrate da Plinio Silverii nel suo “Carri armati sui nostri tratturi” (Tinari, Orsogna, 2000). La visita della città comprende il parco della Rimembranza e il monumento ai caduti, la Torre di Bene sul tratturo e il convento fondato da San Giovanni da Capestrano. I sentieri del vicino Parco territoriale attrezzato dell’Annunziata consentono di scoprire il bosco e la vegetazione ripariale e gli antichi mulini che sfruttavano con opere di ingegneria idraulica il corso d’acqua della Venna.

Itinerari

A piedi sulla linea Gustav

Itinerari escursionistici da Montecassino all’Adriatico

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