Con Melania Mazzucco sui luoghi della battaglia del Garigliano

Minturno e Santa Maria Infante

Quando Dy era arrivato sulla piana del Garigliano, il cielo era grigio, ingorgato di nuvole, la terra bruna – appena seminata. Aveva cercato di individuare i tetti di Tufo sul crinale della collina. Vide solo il riverbero argentato degli ulivi e una siepe aguzza di fichi d’India. Chiome verdi di pini, una palma scapigliata dal vento. Lassù, da qualche parte, c’era l’albero di limoni di Vita, c’era il pozzo di Diamante, la cisterna di Antonio, la calzoleria di Ciappitto, la proprietà abbandonata di Agnello. C’era il vecchio ciabattino zoppo – il padre di Geremia – che sperava che i tedeschi riuscissero a ributtarli a mare… Un borgo miserabile in un paesaggio opulento – montagna, colline, mare – una ricchezza naturale che pure aveva sempre ignorato gli uomini. La sua bellezza era sempre stata illusoria, e indifferente. Quell’autunno la terra era stata seminata di mine. Ogni zolla poteva rivelarsi una trappola. La bellezza di questo luogo si rivelava infida – e mortale. Dopo il 18 gennaio, nemmeno l’illusoria bellezza sarebbe rimasta.

(Melania G. Mazzucco, Vita)

Il quadro ambientale


Ci troviamo sul versante tirrenico del basso Lazio, nei pressi del suo confine naturale, costituito dal fiume Garigliano, che lo separa dalla Campania. Quello di Minturno è infatti il primo Comune che incontriamo dopo aver attraversato, provenendo dalla Campania, il ponte pensile sul Garigliano. Minturno si estende tra il mar Tirreno e i Monti Aurunci e domina dal suo colle le frazioni di Scauri, Tufo, Tremensuoli, Marina di Minturno, Pulcherini, Santa Maria Infante. In prossimità del fiume Garigliano troviamo i resti archeologici dell’acquedotto romano e dell’antica Minturnae, città aurunca, prima distrutta e poi ricostruita e ripopolata dai romani dopo la costruzione della via Appia. L’area archeologica conserva il Teatro, sede di rappresentazioni estive, i templi, il Foro repubblicano, il Foro imperiale, le tabernae, il macellum e l'Antiquarium. Scauri e Marina di Minturno sono due rinomati centri balneari. Sulle colline circostanti, che ospitano le piccole frazioni del comune, vengono coltivati agrumi, viti e ulivi. Sul Garigliano, infine, possiamo ammirare il Ponte Borbonico, realizzato sotto Ferdinando II tra il 1829 e il 1832 e che oggi risplende nella sua originaria bellezza.


La strada per Tufo è ingombra di veicoli incendiati. Motociclette camion automobili. Sportelli nei quali le pallottole hanno aperto decine di occhi, ruote ridotte a ferraglia. Gli si parano davanti colline di rottami. Avvicinandosi, realizza che si tratta di carri armati. Li oltrepassa con un senso di timore, come fossero il monumento di una disfatta… La polvere si è diradata. La collina è una gobba di cenere grigia. Alle sue spalle, nella piana carbonizzata, il Garigliano è un luccicante nastro verde. Il mare è azzurro come è sempre stato… Non l’ho mai incontrato, e non so se abbia pensato qualcosa di simile mentre, un giorno di maggio del 1944, prendeva possesso delle rovine di un villaggio chiamato, come la pietra di cui era fatto, Tufo…

(Melania G. Mazzucco, Vita)


La linea Gustav e la battaglia di Santa Maria Infante


Subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Santa Maria Infante fu occupata dalle truppe tedesche. Il comando invasore ordinò ai residenti di sgomberare il paese. Molti abitanti si rifugiarono nelle campagne e sui monti di Spigno, dove furono accolti con cordialità e generosità dagli abitanti del luogo. Le colline di Santa Maria Infante rappresentarono un luogo logisticamente perfetto per controllare la valle dove scorre il Garigliano e il territorio dell’alto casertano. Il 20 gennaio 1944 truppe inglesi occuparono Minturno e S. Maria, ma i tedeschi, dopo accaniti combattimenti, riuscirono a riconquistarla. Nei giorni successivi gli inglesi ripresero l’assalto e si assestarono sulle colline presso il cimitero di Minturno.

La battaglia finale ebbe inizio l'11 maggio 1944. Gli americani aprirono un fuoco di artiglieria che durò per più di un'ora e mezza. Subito dopo le truppe americane iniziarono partirono all'attacco per occupare Santa Maria Infante, difesa dalle truppe tedesche. La conquista dell'abitato avrebbe aperto il cammino verso i Monti Aurunci e la strada Formia - Cassino. I terreni collinari erano coltivati a terrazzo. Le colline erano quasi nude e la scarsa vegetazione non superava l'altezza della caviglia. Qualche sparso albero in giro appariva tagliato a mezza altezza dal fuoco dell'artiglieria. L'occupazione di S. Maria fu affidata al 351° Reggimento di fanteria americano, composto di tre battaglioni. Il 1° battaglione tentò di conquistare l'abitato dal lato destro, attraverso la contrada Marini. Il 2° battaglione tentò dal lato sinistro, attraverso la contrada Palaia - Tame. Il 3° battaglione, con i carri armati, avrebbe dovuto procedere lungo la strada Minturno - Santa Maria. La mattina del 12 maggio gli americani occuparono le prime case di Santa Maria Infante. Combattendo di casa in casa, l'attacco fu circoscritto. Verso sera S. Maria tornò in mano dei tedeschi. Nei tre giorni di battaglia S. Maria fu presa 17 volte dagli americani e per altrettante volte fu ripresa dai tedeschi. Alle 15 del 12 maggio, gli americani attaccarono Solacciano e, verso sera, riuscirono ad allargare la breccia. Alle 13.30 del 13 maggio cacciabombardieri con bombe di bordo attaccarono S. Maria. La mattina del 14 maggio il 1° battaglione di fanteria americano prese la collina Vaglie, mentre il 2° battaglione entrò in S. Maria da destra e il 3° battaglione per la strada di Minturno. Santa Maria Infante fu totalmente occupata alle ore 10 del 14 maggio 1944. La battaglia era durata 60 ore. Da solo il 351° reggimento fanteria americana perse più di 500 soldati. Dopo poche ore arrivarono i soldati del genio e con i loro bulldozer cominciarono a rimuovere le macerie. La presa di Santa Maria ruppe la Linea Gustav in un punto nodale ed aprì la strada per Cassino e per Roma.


Fronte sud. Non è possibile finire gennaio inchiodati sulle balze di queste colline. Ci gettiamo di nuovo contro le linee. Ci sparano addosso dalla collina di Scauri, dalle trincee, dalla montagna. Ci seppelliscono sotto tonnellate di bombe. Un altoparlante tedesco ci investe con urla tremende, in inglese approssimativo. La sua voce disincarnata sembra venire dal cielo. Vigliacchi, codardi, che aspettate, venite avanti! Veniamo, veniamo! Sento la vicinanza. La meta. Vedo le case di Tufo… Il 24 gennaio il brigadiere dei carabinieri Liberato Saltarelli, accusato di spionaggio a favore degli alleati, viene fucilato a Tufo… Il 12 maggio il fronte Minturno - Scauri è ormai elastico. Un setaccio, o un colabrodo… Da settimane non vediamo più civili, in giro. Ma devono essere da qualche parte. Prima della guerra, a Minturno abitavano almeno diecimila persone… Finalmente ci infiltriamo per chilometri e chilometri, apriamo una falla profonda come una ferita nel Fronte sud… Io piango, perché adesso so che la Linea Gustav non esiste più. La quinta armata è alle porte di Roma. Anch’io sono alle porte di casa. Sto arrivando – e forse è tardi. Non c’è più niente. I miei luoghi deserti. Dove siete? Fronte Sud. Abbiamo sfondato.

(Melania G. Mazzucco, Vita)


L’itinerario escursionistico


L’escursione si divide in due tappe. La prima si svolge nella piana del Garigliano e consente di visitare la zona archeologica di Minturnae, il cimitero militare inglese, la foce del Garigliano e il Ponte Borbonico. Raggiunto il km 156 della Via Appia e lasciata l’auto si costeggiano gli archi dell’acquedotto romano che riforniva d’acqua la città dopo un percorso di 5 km dalle sorgenti di Capodacqua. Si visita poi il Minturno Commonwealth War Memorial,  il Cimitero Militare di Minturno, che raccoglie le oltre duemila salme dei caduti del Commonwealth sul fronte del Garigliano. Si entra poi nel recinto archeologico di Minturnae. Grande impressione desta il teatro: conserva la cavea, con le gradinate per gli spettatori, la scena sopraelevata e l'orchestra. Negli ambulacri è stato allestito un museo. È possibile percorrere un tratto dell'antica via Appia, straordinariamente conservato, che conferma la sua antica fama di regina viarum. Usciti dagli scavi si raggiunge il Garigliano. Questo fiume nasce in Abruzzo con il nome di Liri, scorre fra il Lazio e la Campania, è raggiunto dal Sacco, suo principale affluente di sinistra, e, quindi, dal Gari. Dopo questa confluenza assume il nome di Garigliano. Nel suo ultimo tratto scorre sinuosamente tra terreni coltivati e boschetti di macchia mediterranea, avendo sullo sfondo il cono vulcanico del Roccamonfina. Ammiriamo il Ponte Borbonico realizzato sotto Ferdinando II tra il 1829 e il 1832, distrutto durante la guerra e oggi completamente ristrutturato. Possiamo anche dirigerci verso la spiaggia e il mare, costeggiando per circa due km la foce del fiume, protetta sul versante campano dal Parco naturale regionale di Roccamonfina e della foce del Garigliano. L’intero itinerario a piedi può essere percorso comodamente in tre ore, ma può ovviamente essere variato a piacere.


La seconda tappa prevede un’escursione tra Minturno e Santa Maria Infante. Dopo aver visitato il Castello e le chiese di San Pietro e dell’Annunziata, si percorre la strada che unisce il Comune alla sua frazione, strada che fu teatro dei drammatici combattimenti tra esercito tedesco e alleati durante il periodo gennaio - maggio 1944. Si parte da Minturno, si raggiunge lo spiazzo prospiciente il Cimitero e ci si avvia a piedi verso Santa Maria Infante attraverso Via Le Vaglie e Via Tame o proseguendo per la provinciale. La distanza di 4 km si copre in circa un’ora o poco più. La frazione domina dalla sua collina tutta la valle del Garigliano. Si comprende quindi come per i tedeschi sia stato luogo ideale per una postazione di difesa e di contrasto dell’esercito alleato. Tutte le abitazioni sono state ristrutturate dopo il 1945 ma i segni della guerra sono ancora visibili a Santa Maria Infante attraverso vecchie mura oppure resti di fondamenta dove un tempo sorgeva un’abitazione. E’ visibile ancora il luogo dove nel gennaio del 1944 i tedeschi fucilarono alcuni cittadini (tra cui un bambino) di Santa Maria Infante. Il dramma della seconda guerra mondiale rivive nel monumento ai caduti civili e militari che ne perpetua nel tempo la memoria storica.


“Vita”, il romanzo di Melania G. Mazzucco


Vita e Diamante sono due bambini nati a Tufo di Minturno che all’inizio del secolo scorso emigrano negli Stati Uniti, in anni in cui erano migliaia gli stranieri che ogni giorno sbarcavano a New York. Quarant’anni dopo, nel 1944, il figlio americano di Vita si trova in Italia a combattere con l’Esercito americano lungo il fronte della Linea Gustav, proprio sul Garigliano, e cerca il padre, Diamante, che doveva essere, e non fu, suo padre. Il romanzo affronta molti temi, tra cui la condizione degli italiani in America e l’intolleranza che si manifestava nei loro confronti attraverso articoli di stampa e vere e proprie campagne d’odio che sottolineavano quanto fosse sgradito l’immigrato proveniente dall’Italia. L’autrice scava nei ricordi della sua famiglia, originaria appunto di Tufo di Minturno, per tirarne fuori una straordinaria storia che allo stesso tempo assume toni amari, comici, buffi, teneri e crudeli. Il romanzo ha vinto nel 2003 il premio Strega.

Per approfondire

Il romanzo Vita di Melania Mazzucco è stato pubblicato da Rizzoli nel 2003 (http://bur.rcslibri.corriere.it/libro3979_vita_mazzucco.html). Nello stesso anno Vita ha vinto il premio letterario Strega (www.fondazionebellonci.com/premio-strega.htm).


La battaglia del 1944 sul Garigliano è ricostruita da Livio Cavallaro nel suo Cassino 1944. Le battaglie per la Linea Gustav. 12 gennaio - 18 maggio 1944 (Mursia, Milano, 2004). Utile anche il saggio storico di Bruno Chigi dedicato a La tragedia della guerra nel Lazio (Bruno Chigi editore, Rimini, 1995).


Il sito istituzionale del Comune di Minturno

(www.comune.minturno.lt.it) offre ampia informazione, corredata da belle foto, sulla città, le sue frazioni e il sito archeologico.


Il Parco Naturale Riviera di Ulisse (www.parchilazio.it/rivieradiulisse), istituito con legge Regionale n. 2 del 2003, comprende le aree protette di Monte Orlando, Gianola e Monti di Scauri, promontorio Villa Tiberio e Torre Capovento - Punta Cetarola. Le aree protette sono dislocate nei comuni costieri di Minturno, Formia, Gaeta, Sperlonga.

Itinerari

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