Sui luoghi della battaglia del novembre 1943

Alla foce del Sangro

Da un magnifico balcone a un passo dal mare ci affacciamo ad ammirare la valle del Sangro dalla Maiella fino all’Adriatico. Le bianche lapidi del cimitero britannico guardano silenziose tutti i paesi della linea Gustav e i luoghi della terribile battaglia del novembre 1943. Quella stessa valle è oggi percorsa dalle autostrade e dalla nuova ferrovia a servizio di una vasta zona industriale. Ci tuffiamo poi nella rigogliosa natura della lecceta litoranea, protetta da una riserva regionale, scendendo verso la foce del Sangro e la costa dei trabocchi, perla della costa adriatica.

Il quadro ambientale


Il Sangro sfocia in mare dopo un percorso di 117 km iniziato dalle polle sorgive del monte Turchio, al passo del Diavolo, nel parco nazionale d’Abruzzo. Il suo corso può essere distinto in tre tratti. Il primo, a carattere torrentizio, tocca i paesi del parco – Pescasseroli, Opi, Villetta e Barrea – e alimenta il lago artificiale di Barrea, sbarrato sull’orrido delle Foci.  Il secondo tratto scende a Castel di Sangro, segna il confine tra l’Abruzzo e il Molise e raggiunge Villa Santa Maria dove alimenta il lago artificiale di Bomba. Il terzo tratto si sviluppa nella parte bassa della valle: ricevute le acque dell’Aventino, all’oasi di Serranella, costeggia una vivace zona industriale e si getta infine nel mare.

La “Lecceta di Torino di Sangro” - riserva naturale regionale istituita nel 2001 - è un relitto degli antichi boschi spontanei che un tempo scendevano fin sulla riva del mar Adriatico. Essa si estende ad angolo retto tra la costa e l’ultimo tratto della riva destra del fiume Sangro in prossimità della foce. Dal livello del mare sale fino a circa 115 m di quota e forma un unicum ambientale con la vegetazione ripariale del fiume. Il leccio è la specie arborea dominante, ma non mancano roverelle, ornielli e cerri. Il sottobosco è ammantato da densi tappeti di edera. Qui si incontrano gli uccelli acquatici che frequentano la foce del Sangro e i loro colleghi che preferiscono trovare rifugio nella folta vegetazione d’altura, sia durante il periodo riproduttivo che nei periodi di passo.

La costa frentana alterna tratti rocciosi a piccole spiagge. La fascia costiera di Torino di Sangro comprende l’arenile delle Morge e le ghiaie della Costa Verde. Al di sopra del Sangro, tra Ortona e Fossacesia, la costa è segnata dalla presenza dei “trabocchi”, antiche strutture di legno per la pesca a riva. 


Le vicende belliche


La battaglia del Sangro si svolse alla fine di novembre del 1943. I tedeschi avevano attrezzato a difesa la sponda settentrionale, sfruttandone le caratteristiche naturali. Il fiume scorre da Archi al mare in una sorta di trincea naturale. È fiancheggiato da una sottile striscia di pianura, sulla quale si alza la ripida scarpata dei colli soprastanti e il tavolato che ospita i paesi frentani. La difesa tedesca era sistemata sul “ciglione”, mentre la striscia di pianura era stata minata ed era battuta dalle mitragliatrici, dai mortai e dall’artiglieria. Nel mese di novembre poi, le intense piogge avevano aumentato la portata del fiume che era quindi in piena con rischio di straripare nella piana circostante. La migliore direttrice d’attacco sarebbe stata quella su Castelfrentano, muovendo le truppe da Atessa e Casoli e dalla confluenza dell’Aventino sul Sangro; in caso di successo l’attacco avrebbe consentito di aggirare la linea di difesa del Sangro e del Moro e di puntare verso la Val Pescara. La viabilità non adeguata ai mezzi corazzati e ai grandi movimenti di truppe sconsigliò però l’azione. La decisione del generale Montgomery, comandante dell’ottava armata britannica, fu quindi quella di passare il Sangro e attaccare le difese tedesche all’altezza di Santa Maria Imbaro e Mozzagrogna, in direzione di Lanciano. Nella settimana dal 20 al 27 novembre si svolsero le operazioni preparatorie, con il passaggio del fiume, la posa di ponti e passerelle e la creazione di una testa di ponte, battuta costantemente dall’artiglieria tedesca. L’attacco generale iniziò il 28 e la battaglia durò tre giorni.  I combattimenti furono molto aspri, a causa della tattica della ritirata breve e del contrattacco utilizzata dai granatieri tedeschi. L’artiglieria e l’aviazione alleata fecero però la differenza, limitando la mobilità delle difese tedesche e il sostegno di uomini e mezzi dalle retrovie. Raggiunta in più punti la strada di cresta tra Mozzagrogna e Fossacesia, i carri armati inglesi poterono manovrare più facilmente. Nel timore di restare accerchiati i tedeschi preferirono ritirarsi e si attestarono sulla nuova linea sulla sinistra del Moro, da Orsogna a Ortona.


L’itinerario


La strada per il Sangro River War Cemetery inizia al km 491,8 della strada statale “Adriatica”, nei pressi della foce del Sangro. Due chilometri su fondo in cemento conducono al parcheggio del cimitero, su un colle a ridosso del mare.

Conviene affacciarsi subito sul balcone naturale a picco sulla valle (assenza di protezioni: attenzione!). Si osserva la linea regolare dei colli, nota come il “ciglione” del Sangro, che costituiva l’ultimo tratto della linea Gustav e la larga striscia pianeggiante del fondovalle che si alza ripidamente verso le colline frentane. A sinistra il paesaggio è dominato dal massiccio della Maiella.

Entriamo ora nel cimitero di guerra. Vi riposano i caduti della battaglia sul fiume Sangro, avvenuta nel novembre 1943, tra i granatieri tedeschi e le truppe britanniche, integrate da neozelandesi e indiani. Le lapidi di marmo bianco sono disposte a semicerchio lungo il pendio, come un anfiteatro. Dall’ingresso un sentiero lastricato e fiorito conduce alla “croce del sacrificio” e scende poi alla “pietra del ricordo”. Ospita 2617 tombe dei militari del Commonwealth: britannici, canadesi, australiani, neozelandesi, sudafricani, indiani e pakistani. Un’iscrizione del memoriale ricorda i nomi di altri 517 soldati indiani, caduti nella battaglia, i cui resti furono cremati. Un percorso tra le tombe scopre le frasi toccanti dedicate ai giovani caduti. Una per tutte: Albert, sleep gently here, the Lord watch over these, you are never forgotten. Mum. (Alberto, dormi sereno qui, il Signore vegli su di te, tu non sarai mai dimenticato. Mamma).

Usciti dal cimitero ci dirigiamo verso l’imbocco della riserva, segnalato da un cartello informativo e dalla freccia del “percorso natura”. Il sentiero segue per un tratto il bordo della valle e inizia poi la discesa verso il fondovalle, aiutata da 126 gradini in legno. Al termine c’è una panchina. Un breve tratto pianeggiante di strada sterrata conduce a un cartello in legno. Una scarpata scende all’area pic nic e al Centro visite della Riserva: qui è possibile ottenere opuscoli e organizzare visite guidate (www.leccetatorinodisangro.it).

Risalita la scarpata lungo la staccionata in legno, si riprende il “sentiero natura” seguendo fedelmente i frequenti cartelli e trascurando le deviazioni sulla sinistra (che conducono comunque ai diversi accessi alla Riserva sulla strada di fondovalle). Si procede ora piacevolmente in piano tra i lecci, in una galleria verde, ombrosa e fresca, osservando il ricco sottobosco. Alcune targhe segnalano le piante più comuni: l’asparago, il pungitopo, lo “stracciabrache”, il lentisco, …). Più avanti, al culmine di una breve salita e di una marcata curva della sterrata, si trova una nuova panchina in legno. Un sentierino nel bosco conduce a un bel punto panoramico: lo sguardo abbraccia l’ultimo tratto della valle, il colle con l’abbazia di San Giovanni in Venere, la costa e il nuovo porto turistico. Tornati alla panchina, si segue ancora la sterrata che conduce alla sbarra d’accesso alla Riserva sulla strada per il cimitero britannico. Qui ha termine il “percorso natura”: nel percorrerlo avremo impiegato circa 35 minuti; qualche minuto in più sarà necessario per risalire al parcheggio sul colle.

Ai camminatori attratti da percorsi più lunghi un cartello al di là della strada indica il “percorso escursionistico” parallelo alla costa, che conduce nei pressi della Masseria Iezzi. Questo percorso, poco faticoso e recentemente ripulito, consente di farsi un’idea completa dell’ambiente della Riserva naturale e richiede circa un’ora di cammino tra andata e ritorno.

Si suggeriscono due letture. Il libro di Giovanni Nativio, dal titolo La guerra in Abruzzo (Editrice Itinerari, Lanciano, 1983), è un’efficace ricostruzione, di taglio giornalistico, delle vicende belliche sul fronte adriatico tra l’ottobre del 1943 e il giugno del 1944. Particolare attenzione è dedicata alla battaglia del Sangro e alla conquista di Ortona. Lo scrittore Eugenio Corti, allora tenente dei paracadutisti della “Nembo” inseriti nel Corpo Italiano di Liberazione, apre le pagine autobiografiche de Gli ultimi soldati del re (Edizioni Ares, Milano, 1994), con il racconto dettagliato del suo percorso di guerra dal Sangro a Chieti.


Il tratto di costa intorno alla foce del Sangro è ricco di gioielli naturali e artistici. A chi volesse scoprirli è possibile suggerire alcuni altri itinerari. Il “sentiero del guardiano” collega San Vito Chietino al mare, in direzione dell’eremo dannunziano, del promontorio delle ginestre e del trabocco del Turchino.  Un secondo itinerario  comprende il panoramico poggio dell’abbazia di San Giovanni in Venere e la pedonale sulla spiaggia di Fossacesia, ricca di trabocchi. Il terzo itinerario è dedicato all’abbazia benedettina di Santo Stefano in Rivomare; un breve tratto di strada sale dal bivio della statale Adriatica, poco prima della stazione di Casalbordino, al poggio che ne ospita le rovine; la sterrata che percorre il colle in direzione del Sangro è l’antico “tratturo magno”; qui le greggi transumanti provenienti dall’aquilano, dopo aver attraversato la Frentania, raggiungevano l’abbazia e scendevano al mare, per poi proseguire verso la pianura di Foggia.


Merita una visita il Centro di Documentazione Ambientale "Costa dei Trabocchi" creato dal Comune di Rocca San Giovanni in contrada Vallevò, lungo la statale Adriatica, lato mare. Vi si trovano indicazioni sui sentieri natura, sul trabocco didattico e le tecniche di pesca costiera, sui beni artistici e i centri agrituristici; vi sono anche sale per lettura, la proiezione di audiovisivi e le esposizioni temporanee. Negli immediati dintorni si possono percorrere il sentiero della Pineta e il sentiero del Fosso di Vallevò e della Grotta delle farfalle.

Per approfondire

Itinerari

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