Sui luoghi della prima battaglia del nuovo esercito italiano

Monte lungo

Il quadro ambientale


Siamo nell’Alto Casertano, al confine tra la Campania, il Molise e il Lazio. Il paesaggio è segnato da alcuni caratteristici scogli rocciosi che si alzano sulla pianura a quote di 3-400 metri, ben visibili a chi viaggia sulla Casilina o sull’autostrada del Sole tra Cassino e Mignano. Si tratta del monte Trocchio, del monte Porchio, del monte Lungo e del monte Rotondo. Tra questi due ultimi la via Casilina è costretta a inerpicarsi in una “stretta”. Al di là del Monte Lungo scorre il fiume Peccia, affluente del Garigliano. Tutt’intorno si alzano i monti di Venafro e i contrafforti del vulcano di Roccamonfina. La presenza più imponente è quella del Monte Sambucaro, a nord, che supera i 1200 metri.  Segue una piccola catena montuosa laterale del crinale appenninico campano, che raggiunge la massima quota nei 1.180 metri del boscoso monte Cesima, designato dal Comune di Mignano "area wilderness" per la  conservazione perenne dei valori selvaggi del luogo. A sud è il monte Maggiore, ultimo contrafforte del Vulcano di Roccamonfina, protetto da una riserva naturale regionale. Il Monte Lungo è una collina che si allunga per circa tre km, marcata da alcune gobbe rocciose. Il versante nord è stato oggetto di un rimboschimento.


La linea d’inverno e le due battaglie di Monte Lungo


Su queste alture i tedeschi allestirono nell’autunno del 1943 una linea difensiva che aveva il compito di rallentare l’arrivo delle truppe alleate verso Cassino e di dar tempo di completare la ben più importante “linea Gustav”. Tra il Sambucaro e il Maggiore la linea Bernhard (o linea Reinhard) era stata attrezzata dai genieri dell’Organizzazione Todt con fortificazioni in calcestruzzo, postazioni trincerate in grotta o in buca per mitragliatrici e mortai, campi minati e una notevole massa d’artiglieria. Era occupata da alcune centinaia di uomini della XIV divisione Panzergrenadier. L’attacco alleato alla “linea d’inverno” (operazione Raincoat) iniziò ai primi di novembre del 1943 e si prolungò fino al Natale. In questa occasione fu impegnato in battaglia a fianco degli alleati il primo nucleo dell’esercito italiano ricostituito al sud dopo l’armistizio dell’8 settembre: il raggruppamento motorizzato.

La prima battaglia degli italiani si svolse l’8 dicembre. Il piano prevedeva un assalto simultaneo al monte Maggiore, a cura del 142° reggimento di fanteria statunitense, a Monte Lungo, a cura del  raggruppamento italiano, a San Pietro Infine e al Monte Sammucro, a cura del 143° reggimento fanteria statunitense e alla quota 950, a destra del Sammucro a cura di un battaglione Ranger.

L’esito fu in realtà disastroso, in particolare per gli italiani. I bersaglieri del LI battaglione, posti a sinistra del dispositivo d'attacco furono presi d'infilata dal fuoco tedesco che proveniva dai fianchi di Monte Maggiore. I fanti del 67° reggimento che avevano risalito la cresta del Monte Lungo protetti dalla nebbia, al sollevarsi di questa si trovarono allo scoperto di fronte alle mitragliatrici e furono costretti a ripiegare con forti perdite.

La seconda battaglia, con migliore preparazione e coordinamento da parte alleata, avverrà la settimana seguente, il 16 dicembre e sarà questa volta un successo. I fanti e i bersaglieri italiani, preceduti da 45 minuti di fuoco preparatorio della nostra artiglieria, ripartirono all'assalto del monte, questa volta con le spalle coperte dal 142° reggimento statunitense che aveva occupato il Monte Maggiore. I tedeschi, minacciati di fronte e di fianco, furono costretti al ripiegamento: alle ore 12,30 la vetta era definitivamente in mano italiana.


L’anello escursionistico


L’anello escursionistico qui descritto conduce sui luoghi delle battaglie del dicembre 1943 e consente di farsi un’idea completa delle postazioni tedesche, della linea Bernhardt e dell’ambiente naturale dell’alto casertano. L’itinerario ha una durata indicativa di un’ora e quaranta minuti. Può naturalmente essere abbreviato, se si sale in auto al piazzale della Madonnina e ci si limita alla passeggiata di cresta. Può anche essere proseguito a piacere, percorrendo integralmente la linea di cresta fino ad affacciarsi sulla stazione di Rocca d’Evandro. Il terreno sassoso, la fitta macchia e le numerose recinzioni rendono il percorso disagevole in più punti. Il rimboschimento ha coperto molte opere di guerra.

Il punto di partenza dell’itinerario è il Museo storico militare di Monte Lungo, al km 154,6 della Via Casilina. Parcheggiata l’auto nell’ampio piazzale, si visitano il piccolo ma interessante Museo e il Sacrario militare che custodisce i corpi dei caduti italiani. Appena oltre il Sacrario s’imbocca la strada asfaltata (indicazioni: SP 316 – Sacrario di Montelungo) che sale a mezza costa tra gli ulivi e il costone roccioso e in 1,1 km (25 minuti a piedi) conduce sul piazzale della Madonnina. La statua è collocata su  una colonna in direzione del Sacrario. La lapide dedicata al “Monte Lungo, Golgota del fante” ricorda i soldati italiani caduti. Un’opportuna pietra d’orientamento aiuta a individuare i principali riferimenti della “linea d’inverno” del 1943. L’ampio panorama circolare comprende, partendo da nord, il monte Sambucaro e San Pietro Infine, la catena di monte Cavallo e monte Cesima, il monte Rotondo in primo piano al di là della Casilina, la piana di Mignano con l’autostrada del Sole, la ferrovia e la nuova direttissima, la Defensa e il monte Maggiore.

Dal belvedere si torna indietro per pochi metri fino alla prima curva. Si lascia l’asfalto e si segue la linea di cresta del Monte Lungo, costeggiando il bordo superiore della pineta. Si scende a una selletta e si risale ripidamente una rampa rocciosa, cardine della difesa tedesca. In quest’area si riconoscono ancora nitidamente i trinceramenti, le buche dei mitraglieri, le postazioni a dominio della cresta e dei fianchi del monte, i ricoveri in buca sulla vetta. Le postazioni sono ancora perfettamente agibili. Si scende ora su terreno sassoso e scomodo per la fitta macchia ad una selletta dove si trova una strada forestale e un’invitante panchina (30 minuti dalla Madonnina).

Si segue ora verso nord la strada forestale in leggera discesa, all’ombra nell’odorosa pineta. Si trascura un primo bivio sulla sinistra e un secondo bivio sulla destra  e si continua (segnale stradale di divieto di accesso per le auto su un albero) fino al termine della strada, su uno spiazzo (20 minuti dalla panchina), oltre il quale la strada si trasforma in sentiero. Siamo su un eccellente balcone panoramico in direzione della “linea d’inverno” e dei luoghi della battaglia di Montelungo. Di fronte è il Monte Sambucaro (o Sammucro, secondo le cartine militari dell’epoca). Si riconoscono il nuovo e il vecchio abitato di San Pietro, la strada per Venafro e il Molise, la vecchia strada per il Passo dell’Annunziata Lunga. In basso sotto di noi la Casilina esce dalla stretta di Monte Lungo, costeggia i colli  Porchio e Trocchio e si allunga nella valle del Liri verso Cassino e la linea Gustav. Si torna indietro sulla sterrata, con vista ora sul sacrario militare. Si riconoscono tra gli alberi le postazioni dell’artiglieria tedesca. Al bivio si continua a sinistra in discesa (da destra scende la strada che abbiamo percorso all’andata). Si costeggia la condotta forzata che alimenta la centrale Enel di Monte Lungo e si raggiunge la Via Casilina, cinquecento metri a valle del parcheggio del Museo (25 minuti).


Giuseppe Cèderle, medaglia d’oro


Il Sacrario di Montelungo è il cimitero italiano della guerra di liberazione 1943-45. É un luogo di mestizia, ma è anche un luogo di memoria. Dietro ognuna di quelle piccole lapidi tutte uguali c’è la storia di una giovane vita. Vogliamo liberare la memoria di almeno uno di quei giovani ventenni, cui in fondo siamo debitori di un pizzico della nostra libertà. I reparti italiani che assaltarono il Monte Lungo erano prevalentemente composti da giovani allievi ufficiali di complemento, freschi di addestramento militare e privi di qualsiasi esperienza di combattimento, arruolatisi volontari nei reparti destinati alla prima linea. Giuseppe Cèderle, sottotenente di complemento del 67° Reggimento di fanteria della Divisione Legnano, era un loro istruttore. Nasce a Montebello Vicentino il 16 agosto 1918, quinto di sette figli. Studi brillanti: abilitazione magistrale e licenza classica a pieni voti. Si iscrive all’Università Cattolica, Facoltà di lettere e filosofia. La sua adolescenza matura nei gruppi dell’Azione Cattolica. Diventa ben presto educatore di un gruppo di ragazzi e successivamente responsabile dei gruppi della Giac, la Gioventù Italiana di Azione Cattolica. A febbraio del 1940 è in grigioverde, chiamato a prestare il servizio militare. Diventa istruttore degli allievi ufficiali: l’addestramento militare si combina la testimonianza di una vita di fede e la condivisione di esperienze comunitarie di formazione con i giovani del suo reparto. Il giorno di Capodanno del 1943 scrive nel suo diario il programma per il nuovo anno: “Questa deve essere un’annata decisiva nella mia ascesi spirituale, e deve essere anche un lungo e sicuro passo nella via del sapere. Studiare indefessamente, attentamente, intelligentemente; leggere riviste e giornali; vedere cinematografi, interrogare colleghi e superiori, e soprattutto interrogare libri, forti, leggerli lentamente, riconnettendo, riassumendo. Costruire il mio carattere morale; e per questo smussare la mia rozzezza e vincere, domare, sorpassare il mio egoismo; formarmi ad una dirittura ed a una lealtà di pensiero e di parola tali da farmi specchio di dignitosità ed equilibrio; rendermi cordiale, aperto”. L’armistizio dell’8 settembre lo trova in Puglia, a Manduria, con i suoi allievi. Qui gli capita di ascoltare anche una conferenza del giovane prof. Aldo Moro. L’amore per la patria si scontra con la vergogna bruciante per i tradimenti istituzionali. Il senso dell’onore (“perché l’Italia potesse ritrovare tutta la sua grandezza spirituale e potesse ancora essere maestra al mondo di libertà e di civiltà”) fa rapidamente maturare la scelta di impegnarsi volontario nei reparti del nuovo esercito italiano. C’è anche la volontà di mostrare le qualità morali degli italiani ad alleati nuovi, largamente prevenuti e diffidenti dell’opportunismo degli italiani, scettici nei confronti delle loro qualità militari. Parte con i suoi compagni il 2 dicembre 1943: “io sono sull’autocarro con i miei allievi, e sventola alta, bella, scintillante la nostra bandiera, la bandiera del mio plotone, quella rubata da me ai fascisti di Mesagne”. Il seguito della sua storia s’intreccia con la battaglia di Monte Lungo. Cèderle ha meritato la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Con questa motivazione: “Benché appartenente a reparto non impegnabile, otteneva di essere inquadrato in prima linea al comando di un plotone che conduceva all’assalto contro i tedeschi sistemati in caverne in terreno difficilissimo, sotto micidiale tiro di mitragliatrici e bombe a mano. Con un braccio fracassato, incitava i suoi uomini a contenere il contrattacco nemico gridando: “Ho dato un braccio alla Patria, non importa, avanti per l’onore dell’Italia!”. Colpito a morte trovava ancora la forza di trarre di sotto la giubba una bandiera tricolore che scagliava in un supremo gesto di sfida contro il nemico, additandola ai suoi soldati perché la portassero avanti”. E’ caduto l’8 dicembre 1943 sulla quota 343 di Monte Lungo. Chi vuole rendergli omaggio o semplicemente ricordarlo trova le sue spoglie nel sacrario militare sulla parete  È al numero 49.

Per approfondire

Notizie più articolate sulla battaglia di Monte Lungo sono contenute nella pubblicazione dello Stato Maggiore Esercito – Ufficio storico, “Monte Lungo e la guerra di liberazione – 60° anniversario della battaglia di Monte Lungo” (Roma, 2003) o nel sito istituzionale dell’Esercito italiano (www.esercito.difesa.it).


Sei itinerari escursionistici nel Casertano sono descritti da Stefano Ardito nel primo volume di “A piedi in Campania” (Guide Iter, Subiaco). Il CAI di Cassino  (tel. 0776-311418) è molto attivo nella zona e fornisce informazioni e itinerari. La tavoletta IGM di inquadramento cartografico della zona in scala 1:25.000 è 161 III SO Mignano Monte Lungo.


Il Sacrario Militare, inaugurato nel 1951, sorge alle falde di Monte Lungo e custodisce le spoglie di circa un migliaio di caduti della guerra di liberazione 1943-45, provenienti dai vari cimiteri di guerra d'Italia. Di fronte al Sacrario è sorto un museo militare, in cui sono raccolti documenti, armi, foto e suppellettili varie, a ricordo della guerra. Nel cortile antistante il museo sono custoditi alcuni carri armati e pezzi di artiglierie italiane e inglesi, usati durante la guerra. Un altro piccolo museo civico si trova nell'atrio del palazzo comunale di Mignano, dove sono conservate altre testimonianze di guerra.

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