La residenza dove Gabriele D’Annunzio soggiornò e ambientò la tragedia del “Trionfo della morte” sovrasta ancor oggi il km 481 della strada statale n. 16 “Adriatica”. La Villa del Vate è oggi assediata dal traffico ed è anche raramente aperta. Meritano però una visita i suoi suggestivi dintorni.


Il sentiero del guardiano

L’accesso al Sentiero del Guardiano è possibile dal ponte sul Fosso San Fino, all’altezza del km 481,200 della statale 16 “Adriatica”. Segnalato da una freccia di legno, il sentiero s’inerpica ripidamente a fianco di un’abitazione e sale in un’ombrosa galleria verde. Supera un grosso masso che sembra ostruire il sentiero e raggiunge subito il punto più emozionante. Un ponticello protetto da una staccionata in legno traversa in quota il profondo canyon del Fosso, che si inabissa stretto tra due pareti verticali argillose, e che da qui si manifesta come un orrido di grande suggestione, sullo sfondo del mare. Il tratto ripido, sempre immerso nella vegetazione, tra friabili rocce argillose, termina ben presto ed esce allo scoperto su una bella terrazza pianeggiante coltivata a vigna e ulivo e presidiata da giganteschi lecci. Il sentiero si trasforma in strada sterrata, incontra le prime case e s’immette su una strada asfaltata. Pochi passi sulla sinistra consentono di raggiungere la località Vicende, contrada di San Vito Chietino. La passeggiata, tra andata e ritorno, richiede una mezz’ora e calzature adeguate.


Il belvedere dannunziano

Pochi metri a sud del ponte sul fosso di San Fino, esattamente in corrispondenza del km 481,300 della statale n. 16 “Adriatica”, una stradina asfaltata lascia la statale e punta verso il mare. Due terrazze panoramiche all’altezza di un ristorante aprono un memorabile panorama sul mare e sulla costa abruzzese tra Ortona e Vasto.

Itinerario

Intorno all’eremo dannunziano

La Valle del Sangro - 1943-44: lo sfondamento della Linea Gustav

I sentieri dei trabocchi

Indice passeggiate

Il mare mosso da un tremolio sempre eguale e continuo, rispecchiando la felicità diffusa del cielo pareva come frangerla di miriadi di sorrisi inestinguibili. A traverso il cristallo dell’aria tutte le lontananze apparivano distinte: la Penna del Vasto, il monte Gargàno, le isole Trèmiti, a destra; la punta del Moro, la Nicchiòla, la punta di Ortona, a sinistra. Ortona biancheggiava come un’ignea città asiatica su un colle della Palestina, intagliata nell’azzurro, tutta in linee parallele, senza i minareti. Quella catena di promontorii e di golfi lunati dava l’immagine di un proseguimento di offerte, poiché ciascun seno recava un tesoro cereale. Le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo. Da ogni cespo saliva una nube densa di effluvio, come da un turibolo. L’aria respirata deliziava come un sorso d’elisìre.

(Gabriele D’Annunzio, “Il trionfo della morte”)

E Candia indicò su la scogliera nerastra la grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati, di assi e di gomene, che biancheggiava singolarmente, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano. Si udiva stridere l’argano, nell’aria tranquilla. E tutta la macchina tremava e scricchiolava allo sforzo, la vasta rete emergendo a poco a poco su dalla profondità verde con un luccichio aurino.

(Gabriele D’Annunzio, “Il trionfo della morte”)

Una strada sterrata e una più comoda scalinata scendono alla base della rupe che segnò il tragico epilogo dell’opera dannunziana. Ci troviamo così sulla massicciata della vecchia ferrovia, nel tratto compreso tra due gallerie (chiuse) e segnato da un ex casello ferroviario, dallo sbocco in mare del Fosso San Fino e da una microscopica spiaggia. La passeggiata tra le due gallerie, sul bordo del mare, permette di osservare i due vicini trabocchi. Tra andata e ritorno, calcolare mezz’ora.


Il trabocco del Turchino

L’accesso al Trabocco di Capo Turchino si trova esattamente al km 480,700 della strada statale “Adriatica”. A destra di una sterrata che scende a un tratto di spiaggia, un breve sentiero protetto a valle da una corda fissa conduce alla passerella di accesso al Trabocco. Di proprietà pubblica, esso è stato restaurato dopo i danni prodotti da una terribile mareggiata. Di grande interesse è il sistema di palafitte ancorate su scogli che ne sostiene la passerella e la piattaforma. Ben visibile è anche la struttura che governa la rete di pesca.

Campi di battaglia

Sentieri di guerra e di pace in Abruzzo

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