Lungo la Via Valeria - 90 a.C.: Corfinio contro Roma

Archeotrekking dei Peligni

Sulle antiche strade: passeggiate archeologiche da Raiano

Nei dintorni di Raiano, una combinazione di passeggiate consente di penetrare nel cuore delle gole e di svelare alcune eccezionali opere d’ingegneria della pietra: l’eremo medievale, la strada romana, l’antico acquedotto.


Il santuario e l’eremo


Si esce dal paese sulla strada per Vittorito, in direzione delle gole, percorrendo meno di due km. Un lungo e suggestivo filare di cipressi annuncia il bivio per l’eremo e la stretta strada asfaltata che conduce al parcheggio. Per una rampa di scale si scende al piccolo santuario che ha incorporato l’eremo. Il complesso sfida le leggi della gravità aggrappandosi con un sistema di archi alle due pareti rocciose nel punto in cui la gola si restringe maggiormente. La visita è di grande interesse. Si può scendere all’Aterno sia per la rampa a sinistra dell’eremo sia per il sentiero di destra che ne segue un po’ avventurosamente la sponda fino al ponte stradale. Raggiungendo i massi al centro dell’Aterno si riesce ad apprezzare al meglio lo scenario naturale ricco di vegetazione spontanea. Si osservi sul versante opposto l’ardito sentierino, attrezzato con una catena, che traversa la parete rocciosa a raggiungere le apparentemente inaccessibili grotte eremitiche della Crocetta. I pellegrini seguivano l’antica via sacra verso l’eremo,  fiduciosi nel potere taumaturgico di San Venanzio e praticavano sia la fitoterapia che l’idroterapia. Si stendevano e si strofinavano sulle rocce del santo per guarire dai dolori reumatici addominali e dorsali; oppure si bagnavano nelle acque dell’Aterno, sperando nel loro potere vitale e terapeutico.


La strada romana


Il cartello d’inizio del sentiero per la “rava tagliata” è sulla strada tra Raiano e Vittorito, 700 metri dopo il bivio per l’eremo, al di là del ponte sul fiume Aterno. Si può parcheggiare in una delle numerose aree di sosta prossime alla strada. Obiettivo di questa escursione è la scoperta della “tagliata” che l’antica via romana Valeria ha lasciato a mezza costa sulla parete delle gole del fiume. Il sentiero, recentemente pulito e segnato da frequenti paline di legno, s’innalza a tornanti nella fitta vegetazione di erbe odorose, pini, ulivi e querce, protetto da muretti a secco. Costeggiato un fosso e aggirata una grotta, si raggiunge una strada sterrata e un cartello informativo della Riserva, con bella vista retrostante su Raiano (ore 0,10-0,10). Si va ora a sinistra sulla sterrata, sul bordo di un terrazzo coltivato a ulivi. Dove la sterrata termina, si deve individuare un sentiero un po’ nascosto dalla vegetazione (attenzione alla segnaletica) che s’innalza nel fitto bosco e s’inoltra nelle gole, di cui appare lo spettacolare tratto roccioso che custodisce l’eremo. Risalito un costolone roccioso che si stacca da Monte Mentino, raggiungiamo un recinto di pietre a secco che ospita quattro alti cipressi e una lapide in memoria di Umberto Postiglione, poliedrico protagonista della vita culturale di Raiano. Il luogo merita una sosta (ore 0,15-0,25). Ripreso il cammino, continuiamo a inoltrarci nelle gole sul sentiero a mezza costa. Sull’opposto versante si osserva il percorso all’aperto e in galleria  della strada e della ferrovia. Superiamo un tratto di ripide ghiaie con l’ausilio di una staccionata in legno e risaliamo ripidamente la sommità di un secondo costolone che si stacca dal monte (ore 0,15-0,40). Da qui diventa visibile la grande parete rocciosa con l’ardita “tagliata” della strada romana, meta della nostra escursione. Il sentiero prosegue ora in discesa, in un tratto più ampio delle gole. Giungiamo in breve alla impressionante cengia scavata nella roccia (“rava”) che ospita la strada romana (ore 0,15-0,55). La si percorre con la dovuta prudenza, osservando l’ampiezza della carreggiata e i resti della banchina di protezione a valle. L’emozione del luogo è accentuata dalla sua verticalità a picco sul fiume. Siamo anche su un grande balcone da cui i ammira il tratto finale delle gole.

L’escursione può terminare qui. E’ possibile comunque proseguire sul sentiero segnato per altri 45 minuti, fino a raggiungere le rive del fiume. Motivi di interesse sono le opere murarie di protezione della strada, alcuni graffiti preistorici (difficili da trovare) e il tratto di fiume incassato tra alte pareti di roccia, tra ricca vegetazione riparia e rupestre.


L’acquedotto romano


Tornati a Raiano si può decidere di dare un’occhiata all’antico acquedotto romano, una grande opera idraulica scavata nella roccia, che per duemila anni (e ancora fino a pochi anni fa) ha convogliato le acque dell’Aterno a servizio delle popolazione e dell’agricoltura locale. Si parte dal bel piazzale Sant’Onofrio, sede del Municipio. Si percorre la via Di Bartolo, tra il vecchio lavatoio, una scuola e un istituto assistenziale. Poco prima del passaggio a livello, all’altezza di un grande crocifisso di legno, si va a destra su una strada campestre, stretta tra il muro di recinzione di un uliveto e il fosso dell’acquedotto protetto da una staccionata. Subito dopo la curva in fondo, si trascura il sentiero più largo che scende a destra (è la via pedonale per l’eremo di San Venanzio) e si continua a sinistra, in piano, sullo stretto sentiero d’argine. Il percorso è facile ma richiede piede sicuro e assenza di vertigini. Dopo qualche centinaio di metri il fosso s’incanala prima in una trincea stretta tra due muraglioni ed entra poi in galleria. Si prosegue sul sentiero (segnalato da fettucce di plastica) per osservare diverse bocche (bòccole o ùcchele) dell’acquedotto che svolgevano la funzione di sfiatatoio e ne consentivano all’accesso agli addetti alla manutenzione e alla pulizia. Impressiona il perfetto stato di conservazione dell’opera romana. Il sentiero segue anche il percorso della ferrovia, visibile pochi metri più in alto. Superato un casello, ci si può arrestare all’altezza del ponte. Il proseguimento sul sentiero è lasciato ai più avventurosi. Fin qui avremo impiegato venti minuti. Altrettanti ne servono per tornare al parcheggio del Comune.


Corfinio


Due km di strada separano Raiano dalla zona monumentale di Corfinio. La principale attrazione è qui la Basilica di San Pelino (antica cattedrale della diocesi di Valva), uno dei più importanti monumenti medioevali abruzzesi. Se ne consiglia la visita dell’interno ma anche il giro esterno per ammirarne la bellissima zona absidale. Di fronte alla basilica sono i “morroni”, ruderi di antichi sepolcri. Una lapide ricorda che “in questi luoghi sorgeva l’antica Corfinium, cuore della terra peligna, assurta a capitale dei confederati nella guerra sociale del I sec. A.C. e ribattezzata Italia”.

Una passeggiata di circa un km collega San Pelino al centro storico e consente di osservare tutta l’area degli scavi archeologici, di raggiungere la piazza centrale, dove la disposizione curva delle case ipotizza la preesistenza del teatro romano, e di visitare il museo archeologico.

Pochi km di strada riportano da Corfinio al casello autostradale.

Itinerario

Indice passeggiate

La gola di San Venanzio

Lasciamo ora Castelvecchio e la valle Subequana in direzione di Raiano. Superati il passaggio a livello sulla linea L’Aquila-Sulmona e il bivio per Molina, la strada statale cambia decisamente direzione e va a infilarsi nella Gola di San Venanzio, stretta tra il monte Mentino e il monte Urano, oggi protetta da una Riserva naturale regionale. La strada s’immerge nel canyon attorcigliandosi spettacolarmente con la ferrovia, le gallerie, il fiume e le antiche vie romane e tratturali.  La parte alta della Gola, più ripida, è dominata dal calcare e ha l’aspetto aspro e selvaggio di un orrido. L'Aterno scorre impetuoso tra i massi del fondo alternando rapide, mulinelli e cascatelle. Una rigogliosa vegetazione nasconde anfratti e piccole grotte alla base delle pareti rocciose che scendono a picco sulle rive del fiume. Dopo due km facciamo tappa alla centrale dell’Enel. La contigua area di sosta attrezzata è dedicata ai pionieri dell’elettrificazione della valle Subequana. L’acqua del canale di adduzione all’impianto rifluisce nel letto del fiume creando una scenografica cascata. I cartelli della Riserva raccontano il funzionamento degli antichi mulini ad acqua e spiegano le caratteristiche del percorso naturalistico del Lungaterno. Più a valle, quando la pendenza diminuisce, una nuova area di sosta invita ad osservare il fiume che va a sfociare nella piana alluvionale di Raiano e che disegna ampie anse in un bel bosco fluviale ancora intatto.


Raiano

La piazza ampia e accogliente di Raiano suggerisce un duplice invito: quello a “perdersi” nella visita del centro storico ma anche quello a districarsi tra la raggiera di strade che divergono dalla piazza e si dirigono nelle diverse località dei dintorni.  Certamente originale è la proposta di visitare il frantoio storico della famiglia Fantasia, bell’esempio di archeologia industriale che introduce alla comprensione dell’economia dell’area. La Via Tratturo che segue il percorso dell’antica via di transumanza, che scendeva dal valico della Serra e si dirigeva a Sulmona, è la seconda chiave di lettura della storia e dell’economia dell’area peligna. Tappa obbligata è comunque l’ufficio della Riserva naturale delle Gole di San Venanzio, annunciato da un coloratissimo murale: è il posto giusto per documentarsi, raccogliere informazioni e programmare i passi successivi.

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