Itinerario nella provincia di Verona

Sommacampagna. Un messaggio di speranza al Cimitero

Le tappe dell’itinerario

Sommacampagna è una città del Veronese, posta sulle colline moreniche del Garda al margine della pianura padana, ben collegata grazie alla vicinanza dell’autostrada e dell’aeroporto. La sua notorietà storica è anche legata alle battaglie risorgimentali combattute nella sua frazione di Custoza. La pieve romanica di Sant’Andrea al Cimitero è il suo monumento più importante: costruita con ciottoli di fiume e materiale di riporto, ha una struttura di basilicale a tre navate. Al suo interno vi sono numerosi affreschi tra i quali spicca il grande Giudizio finale sulla controfacciata, degli inizi del secolo dodicesimo.


La presenza del Giudizio finale nelle chiese cimiteriali, con le correlate immagini del Cristo giudice, della risurrezione dei morti e del Paradiso, trasmette un messaggio di speranza che ha un evidente valore consolatorio nei confronti dei vivi che si recano a onorare i loro morti. Nella chiesa di Sant’Andrea il Giudizio è organizzato su tre fasce.


Nella fascia superiore è proposta la scena del Cristo che giudica, affiancato dagli intercessori e dagli angeli tubicini. Gesù è raffigurato seduto sul trono visto come un carro mobile con le quattro ruote, affiancato dalle ali degli angeli, come nella visione di Ezechiele: «dovunque lo spirito le avesse sospinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano perché lo spirito degli esseri viventi era nelle ruote (…) sotto il firmamento erano le loro ali distese, luna verso l’altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo» (Ez 1). Gesù ha il nimbo tempestato di gemme, il volto austero e l’abito che lascia scoperte le ferite sulle mani, i piedi e il costato. La doppia sentenza è simbolizzata dalla posizione delle mani; la destra, con il palmo aperto in segno di accoglienza dei beati, e la sinistra, col dorso che respinge lontano i dannati. Ai due lati la madre Maria e Giovanni Battista rivolgono al giudice la loro preghiera intercessoria. Le figure esterne sono due angeli che soffiano nelle loro trombe per risvegliare i morti e che indicano ai risorti la figura del giudice.


Nella fascia intermedia si vede al centro una bella immagine dell’etimasia, con il trono preparato per il secondo avvento: sullo sfondo ci sono gli strumenti della passione (la croce, i chiodi, la corona di spine, la lancia di Longino e la canna con la spugna dell’aceto); davanti alla croce è collocato un trono tempestato di gemme con un cuscino di tessuto prezioso; sul trono, dove è steso il mantello regale, poggia la colomba dello Spirito Santo. Ai lati del trono è rappresentata la risurrezione dei corpi: ritornano alla vita i morti sepolti nella terra e gli inumati nelle urne; le bestie feroci restituiscono i corpi umani che avevano divorato; il mare e i mostri marini restituiscono i corpi degli annegati e delle vittime dei naufragi. Due angeli srotolano davanti ai risorti le pergamene che comunicano la sentenza di Gesù, quella favorevole (Venite benedicti patris mei) e quella di condanna (Ite maledicti in ignem eternum).


La fascia bassa ha conservato solo l’immagine a sinistra della porta d’ingresso. Vi vediamo il patriarca Abramo seduto, che accoglie in grembo le anime dei giusti raccolte nel lembo del mantello (in sinum Abrahae). Si tratta di una delle più classiche immagini del Paradiso celeste, immortalata dalla parabola evengelica lucana di Lazzaro e del ricco Epulone.

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