Itinerario nella provincia di Palermo

Monreale. Il trono vuoto attende il giudice

Le tappe dell’itinerario


Il Duomo e il chiostro di Monreale costituiscono un complesso monumentale di altissimo valore artistico. La costruzione fu iniziata nel 1172, su impulso del re di Sicilia Guglielmo II, e fu terminata nel 1267. La visita del complesso è irrinunciabile data anche la sua invidiabile posizione paesaggistica su uno spalto che domina tutto il panorama della Conca d’Oro e di Palermo. L’interno del Duomo è rivestito di un immenso arazzo di mosaici di età normanna, con un profondo influsso della tradizione bizantina.


Concentriamo l’attenzione sull’immagine dell’arcone che contorna il grande busto del Cristo Pantocratore nel catino dell’abside. Essa è definita come l’Etimasia del trono. Al centro vediamo un medaglione che ha sullo sfondo la croce e la corona di spine, la lancia di Longino e la canna con la spugna dell’aceto. Davanti alla croce è collocato un trono con un cuscino di tessuto prezioso e uno sgabello per i piedi, anch’esso dotato di un morbido cuscino. Sul trono, dove è steso il mantello blu che simboleggia l’umanità di Cristo, poggia la colomba dello Spirito Santo. Ai piedi del trono si trova il vaso dell’aspersorio che contiene i quattro chiodi della crocifissione di Gesù. Il trono è affiancato da un doppio coro simmetrico di Serafini e di Arcangeli.
I Serafini cantano incessantemente il 'Tre volte santo' o 'Trisaghion'. L'iscrizione dice: Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth. Pleni (sunt coeli et terra gloriae tuae). Va notato che i Serafini hanno sei ali e i volti del Tetramorfo. Gli Arcangeli sono quattro e corrispondono alle tradizionali immagini di Gabriele, Raffaele, Michele e Uriele.


A suggerire l’immagine del trono sono alcune fonti scritturistiche. Il salmista, ad esempio, collega il trono all’esercizio della giustizia e dice che «il Signore siede in eterno, stabilisce il suo trono per il giudizio: governerà il mondo con giustizia, giudicherà i popoli con rettitudine» (Sal 9,8-9). Anche nell’Apocalisse il giudice siede sul trono: «E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé» (Ap 20,11); e ancora: «Una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: "Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito". Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto» (Ap 4,1-2).


L’Etimasia (la preparazione del trono) è un motivo iconografico che si è diffuso nell’arte bizantina come presagio del Giudizio universale. Lo stesso tema si ritrova in area siciliana, oltre che a Monreale, anche nella Cappella Palatina di Palermo. I simboli possono essere spiegati in questi termini. Il trono è vuoto perché attende il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi ("Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" - At 1,11). Sul trono sono già poggiati i segni e gli strumenti che raccontano la passione, la morte, la risurrezione di Gesù e la sua seconda parusia. L’Etimasia rappresenta così il trionfo sulla morte e l’attesa del ritorno di Cristo come Giudice del mondo nel suo secondo Avvento.

I singoli elementi che compongono l’Etimasia sono i seguenti:

-il trono, il solium regale, gemmato e provvisto di pedana, arricchito dal cuscino di porpora e dal drappo posato sul cuscino, interpretato come sudarium Christi;

-il libro della vita, il Vangelo, che sarà aperto alla fine del mondo;

-gli insignia della vittoria, come la croce gemmata simbolo del Figlio dell’uomo che trionfa sulla morte, la corona di spine, i chiodi, i flagelli, la lancia e la canna, simboli che rimandano all'azione salvifica di Cristo.

-il diadema o la corona;

-il tetramorfo, ovvero i simboli dei quattro evangelisti;

-il rotolo apocalittico dei sette sigilli o un libro chiuso;

-l’agnello (Agnus Dei) o la colomba (il Logos, poi Spirito santo).

L’Etimasia di Monreale è collocata in alto, sopra l’altare, alla sommità dell’arco trionfale, immediatamente precedente la Majestas Domini, l’immagine del Cristo trionfante alla fine dei tempi. Questa collocazione dava all’Etimasia il ruolo di cerniera tra la celebrazione eucaristica e il secondo Avvento. Questo perché l’Eucarestia è memoriale del sacrificio di Gesù e attesa della sua venuta: «Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga» (1Cor 11,26).

Il ruolo di “cerniera” farà evolvere l’immagine stessa dell’Etimasia. Il simbolo dell’altare sostituirà progressivamente il simbolo del trono.

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