Itinerario nella provincia di Milano

Viboldone. Il Giudizio universale di Giusto de’ Menabuoi

Le tappe dell’itinerario

Incuneata tra le vie di grande comunicazione e i complessi industriali e commerciali di San Donato Milanese, l’abbazia di Viboldone, insieme con il borgo che le è cresciuto intorno, segna oggi il punto di passaggio tra la periferia milanese e il territorio verde delle cascine. Furono gli Umiliati, uno storico movimento medievale di laici e religiosi, a bonificare e rendere produttivo quel territorio che fino al Mille era occupato soltanto da acquitrini. La costruzione dell'abbazia fu completata a metà del Trecento e poi si passò poi alla sua decorazione artistica. Oggi l’abbazia e il monastero sono affidati a una comunità di monache benedettine.


Tra le diverse opere d’arte presenti nell’abbazia spicca il Giudizio universale affrescato da Giusto de’ Menabuoi, un pittore fiorentino trecentesco che lavorò soprattutto a Milano e Padova. Giusto distribuisce i soggetti del Giudizio sulle tre pareti del tiburio. La parete centrale descrive il Giudice, il Paradiso e l’Inferno. Le due pareti laterali sono dedicate agli altri attori del giudizio: gli intercessori, il tribunale celeste, i cori angelici e i dottori della Chiesa. Gesù giudice occupa la posizione centrale. Lo vediamo seduto sull’arcobaleno della nuova alleanza, all’interno della mandorla iridata, sostenuta da due cherubini. Egli giudica i risorti, aprendo il palmo della mano destra nel gesto dell’accoglienza dei beati e respingendo col dorso della mano sinistra i dannati. Quattro angeli mostrano gli strumenti della passione e del sacrificio di Gesù: la tenaglia e la lancia, la canna e la corona di spine, la colonna e i flagelli, i chiodi e la croce. Due angeli vestiti di bianco suonano le trombe del giudizio. Altri due angeli arrotolano la volta del cielo stellato, annunciando così la fine del tempo e l’inizio dell’eternità. Dietro il cielo accartocciato si svelano le mura ornate di gemme della Gerusalemme celeste. Sotto la mandorla vediamo la risurrezione dei morti: donne e uomini riaffiorano dalla nuda terra e scoperchiano i loro sepolcri. A sinistra è descritta la comunione dei santi, ordinata in cinque file: vediamo i martiri (il protomartire Stefano con la dalmatica), le gerarchie (il papa, i vescovi, i vertici degli ordini religiosi), le vergini e le donne sante, il popolo di Dio. In basso, inginocchiato, è il priore degli Umiliati, committente dell’affresco.

A destra vediamo il fiume di fuoco che nasce ai piedi del giudice e sfocia nel lago infernale: un dannato viene trascinato nel gorgo, mentre un altro è già annegato tra le fiamme dello stagno. Al centro dell’Inferno siede Lucifero, mostruoso demone che mastica un superbo e dopo lo defeca; le sue mani pescano dannati dal fiume di fuoco e li stritolano; dalle sue orecchie escono due serpenti che si avventano su un vescovo e su una coppia lussuriosa; la coda si biforca in due bocche di drago che ingoiano i peccatori; le zampe artigliano due avari che difendono le loro scarselle colme di monete. Vediamo poi un accidioso immobile in posizione fetale, un religioso cui viene strappato il cappuccio e il saio ai quali non è stato fedele, un mugnaio con il sacco di farina sulle spalle che ha frodato sul peso, preceduto da un giudice che ha venduto le sentenze; più su un vescovo simoniaco che vende le indulgenze; un usuraio (o un goloso) costretto ad ingoiare piombo fuso dal crogiolo di un diavolo; tre personaggi impiccati alle parti del corpo responsabili del peccato (la lingua, il sesso, l’acconciatura); un sarto con le forbici e il panno. Altri dannati sono infine legati, affastellati e precipitati nello stagno di fuoco.

Le due pareti laterali recano due immagini simmetriche. La parte più alta dei lunettoni è occupata dalle milizie celesti, gli angeli armati agli ordini dell’arcangelo Michele. Sono poi dipinti gli apostoli - sei per parte - seduti sui troni del tribunale celeste. In posizione avanzata ci sono poi Maria, la madre di Gesù, e Giovanni Battista, il precursore, ritratti in ginocchio, nel ruolo degli intercessori e degli avvocati difensori dei risorti. Alle spalle del Battista c’è lo stuolo dei giusti e dei patriarchi dell’antico testamento: tra i primi si riconoscono Abramo (col coltello) e Noè (con l’arca). Alle spalle della Madonna c’è il corteo delle donne sante e delle madri d’Israele. Il primo posto - simmetrico ad Abramo - è occupato da Sara. Nella fascia inferiore delle pareti rimangono le immagini frammentarie dei quattro Dottori della chiesa latina: san Girolamo, papa Gregorio Magno, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino.

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