Itinerario nella provincia di Ferrara

Abbazia di Pomposa. L’Apocalisse e il Giudizio finale

Le tappe dell’itinerario

L’Abbazia di Pomposa si trova nel parco del delta del Po, lungo la statale Romea, in un paesaggio di bonifica. Appartiene al comune di Codigoro, in provincia di Ferrara, a metà strada tra Mésola e Comacchio. Centro monastico di fondazione benedettina, Pomposa è un insigne monumento del medioevo e un complesso tra i più importanti dell’arte romanica italiana. Si struttura in tre nuclei essenziali: la chiesa con l’atrio e il campanile, il monastero, il palazzo della Ragione.

Le pareti della navata centrale della chiesa abbaziale di Santa Maria sono decorate da affreschi trecenteschi, ordinati su tre registri. Nel registro superiore sono le storie del vecchio testamento; nel registro mediano sono le storie del nuovo testamento; il registro inferiore, a cavallo degli archi, è decorato da un lungo ciclo dell’Apocalisse. La visione di Giovanni si articola in una successione di diciassette scene.

1.San Giovanni nell’isola di Patmos («Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro”» - Ap 1, 9-11).

2.La visione del Figlio dell’uomo tra i sette candelabri («Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo» - Ap 1, 12-13).

3.Uno sul trono, i seniori dell’Apocalisse e il libro dei sette sigilli («Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell'aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo» - Ap 4, 2-4).

4.L’Agnello e i simboli dei quattro evangelisti («attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola» - Ap 4, 6-7).

5.I quattro cavalieri dell’Apocalisse («E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora. Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada. Ecco, un cavallo nero. Colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. Ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano» - Ap 6, 1-8).

6.I quattro angeli («Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. E vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente» - Ap 7, 1-2).

7.L’altare e le preghiere dei santi («Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi» - Ap 8, 3-4).

8.Il suono della sesta tromba («E così vidi i cavalli nella visione, e i cavalieri con corazze emettenti bagliori di fuoco, di giacinto e di zolfo. E le teste dei cavalli sono come teste di leoni, e dalle loro bocche esce fuoco e fumo e zolfo» - Ap 9, 17).

9.L’angelo e il libricino aperto («E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube. Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Mi avvicinai all'angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: "Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele" - Ap 10, 1-2,9-10).

10.La donna e il dragone («Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» - Ap 12, 1-3).

11.La guerra tra gli angeli e il dragone («Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» - Ap 12, 7-9).

12.Le due fiere («E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. E vidi un’altra fiera che saliva dalla terra. E aveva due corna simili a quelle dell’agnello e parlava come un dragone» - Ap 13, 1;11).

13.Gli angeli annunciano il giudizio e la caduta di Babilonia («E vidi un altro angelo che, volando nell'alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. Egli diceva a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque". E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino della sua sfrenata prostituzione"» - Ap 14, 6-8).

14.L’esecuzione del giudizio («E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata. Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura". Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch'egli una falce affilata» - Ap 14, 14-17).

15.Babilonia la grande prostituta («Vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, che era coperta di nomi blasfemi, aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle; teneva in mano una coppa d'oro, colma degli orrori e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla sua fronte stava scritto un nome misterioso: "Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli orrori della terra"» - Ap 17, 3-5).

16.La cavalcata del Vendicatore («Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è: il Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata» - Ap 19, 11-15).

17.Il dragone incatenato nell’abisso («E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell'Abisso e una grande catena. Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui» - Ap 20, 1-3).


La conclusione del complesso ciclo figurato dell’Apocalisse si trova sulla controfacciata, con la visione della seconda parusia e del Giudizio universale. L’elemento di connessione - in alto, a sinistra - è la rappresentazione della città di Dio, il tempio dell’Agnello, la Gerusalemme celeste, «la città santa Gerusalemme che scende dal cielo da presso Dio, avendo in sé la gloria di Dio»; una città dotata di mura e di porte, ma senza alcun santuario perché «il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello» (Ap 21).

La seconda venuta di Gesù sulla terra, alla fine dei tempi, è rappresentata negli spazi più in alto, separati da due finestre. Allora - secondo il Vangelo di Matteo - «comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (Mt 24, 30). Vediamo così la figura di Gesù in piedi e benedicente, fiancheggiato da una schiera di angeli. Il libro che ha in mano riporta la sua parola: «Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all'albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città» (Ap 22, 12-13). Sulla destra due angeli sorreggono la mandorla che contiene la croce («il segno del figlio dell’uomo)» e gli altri strumenti della passione di Gesù. Inginocchiati ai piedi di Gesù troviamo i re della terra, i pastori della chiesa, i religiosi benedettini e il popolo dei santi: «Le genti cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore» (Ap 21, 24).

Al centro dei due registri sottostanti la grande figura del Gesù parusiaco è replicata come Cristo giudice, seduto sul trono, nella mandorla iridescente della nuova alleanza. Egli mostra i fori dei chiodi sulle mani, la destra con la palma aperta nel gesto dell’accoglienza per i beati e la sinistra col dorso che respinge e allontana da sé i dannati. Il registro superiore è affollato dagli angeli tubicini, secondo la parola di Matteo (24, 31): «E il Signore manderà i suoi angeli con la tromba e con voce potente a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli». Il registro inferiore descrive il tribunale celeste formato dai dodici apostoli seduti sui troni.

In basso a sinistra è raffigurato il Paradiso. Il corteo dei beati è condotto da un angelo al cospetto di Dio: vediamo il papa, i vescovi, san Benedetto e gli altri santi fondatori di ordini. Il Paradiso ha le sembianze del seno dei patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe, dalle lunghe barbe, in posizione seduta, accolgono nel grembo della tunica, tra i lembi del mantello sollevati con le mani, una o più animulae portate dagli angeli. Raffigurata sulla parete ad angolo è l’anima del povero Lazzaro, ignudo, che dopo la sua morte raggiunge il premio del seno di Abramo (Lc 16, 22).

In basso a destra è raffigurato l’Inferno. L’arcangelo Michele ha in mano il cartiglio dell’”Ite maledicti in ignem aeternum” e spinge con la punta della spada i dannati verso i diavoli. Questi li afferrano e li trascinano verso le fiamme infernali. Riescono a individuarsi i vizi capitali di cui si sono macchiati: la lussuria, la gola, l’avarizia. Sui pannelli laterali è rappresentata la macelleria infernale, con i dannati che sono scorticati e squartati dai diavoli (con allusione forse agli eretici e agli scismatici che hanno diviso la chiesa e i fedeli). Non manca la tradizionale immagine del pozzo, simbolica via di comunicazione tra la terra e l’abisso infero. Al centro dell’Inferno regna Lucifero, con il suo grottesco faccione e le tre bocche che divorano i grandi traditori. Lucifero ha il suo trono nel calderone infernale, un’immensa caldaia sul forno, con i diavoli che alimentano il fuoco gettandovi senza sosta i corpi dei superbi.

Il significato moraleggiante e ammonitore della visione della fine del mondo è sintetizzato nell’immagine a fianco del portale, dove vediamo San Benedetto che, dall’alto della sua statura di gigante della santità, istruisce e ammonisce un giovane novizio in ginocchio. Ma forse si tratta solo dell’immagine promozionale dell’abate donatore che offre la chiesa a gloria del fondatore.

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