Itinerario in Calabria

Cosenza. La visione apocalittica di Guido Aloise

Le tappe dell’itinerario

Una potente immagine del giudizio universale si trova a Cosenza, sull’altare maggiore della Chiesa di Sant’Aniello. L’affresco è opera del pittore Guido Aloise ed è stato realizzato nel 1980. Un grande Gesù viene a giudicare il mondo ma soprattutto a rendere giustizia ai morti innocenti e alle vittime della violenza. L’affresco evoca un’emozionante pagina dell’Apocalisse con la visione che segue la rottura del quinto sigillo: «vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. E gridarono a gran voce: "Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue

contro gli abitanti della terra?"» (Ap 6,9-10). La morte dei martiri è resa in termini sacrificali. Le vittime delle persecuzioni rappresentano i fedeli di tutti i tempi che sfidarono la morte per conservare intatta la propria fede. E ora le anime degli uccisi dai nemici di Dio gridano con la forza irresistibile del sangue la loro disperazione. Chiamano a gran voce il Cristo chiedendogli di vendicare l’innocenza violata degli inermi e proclamare un giudizio di retribuzione per i martiri e di condanna per i violenti. Lo stesso urlo d’orrore si levò dalle madri degli innocenti quando Erode ordinò un massacro inumano.

Nell’affresco di Aloise si vedono scene di violenza e di uccisione di inermi per mano dei sicari dell’Anticristo. Si vede una folla di donne con i bimbi in braccio in fuga dalla città in fiamme. Esse indossano la “veste candida” che l’Apocalisse promette ai martiri innocenti. La natura sembra partecipare alla grande tragedia. Il disco del sole al tramonto viene oscurato dal fumo degli incendi e il cielo diventa livido. Bestiacce simboliche  - il drago apocalittico, gli avvoltoi, il vitello d’oro – evocano la visione dell’inferno, un inferno che non è nell’aldilà ma è qui sulla terra. In questo irresistibile “trionfo della morte” il pittore ha voluto però inserire in primo piano – a contrasto - un’immagine di pietas. Le due donne che compongono pietosamente su una roccia il corpo nudo del figlio morto ripetono il gesto di tenerezza e pietà della madre sotto la croce del Golgota.

Il significato più profondo del Giudizio finale, il suo duplice messaggio agli uomini, è però affidato agli angeli che compaiono bianchissimi ai lati dell’affresco. Essi incarnano rispettivamente la giustizia e la misericordia del Signore giudice, la sentenza di condanna e di premio. L’angelo di destra sguaina la spada della giustizia, la spada dell’Apocalisse (1,16): «Dalla sua bocca usciva una spada appuntita a doppio taglio». Gli angeli di sinistra compiono gesti pietosi, evocando quelle opere di misericordia che Gesù, nell’ultimo giudizio, premierà con il Paradiso (Mt 25, 34-46).

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