Itinerario nella provincia di Pescara

Super flumina Babylonis

Le tappe dell’itinerario

Il Messia d’Abruzzo a giudizio


La presenza di tanti Giudizi sulle pareti delle chiese lungo il Tavo e l’insistenza della predicazione sui Novissimi deve aver prodotto effetti anche sull’inconscio dei nativi. Il parroco di Cappelle sul Tavo, nell’Ottocento, sognò addirittura di essere stato sottoposto al giudizio divino e volle raccontare ai fedeli questa sua visione notturna. Era quel Messia d’Abruzzo, predicatore e rivoluzionario, che Antonio De Nino ha immortalato in una famosa biografia. Al secolo si chiamava Oreste De Amicis ma si era fatto cappuccino e si nutriva di idee liberali e antiborboniche. Nel 1848 aveva festeggiato la Costituzione concessa dal Re di Napoli Ferdinando II, ma era rimasto anche deluso dalla successiva restaurazione. Divenuto prete secolare era tornato al suo paese di Cappelle come parroco ma dovette attendere l’unità d’Italia nel 1861 per professare senza problemi le sue idee. Di tutte queste vicende è intessuto il suo sogno, il racconto del giudizio particolare – molto particolare - al quale viene sottoposto davanti al Tribunale dell’Eterno.

«Miei cari filiani, sentite che cosa è accaduto a me stanotte! Per poco non avete perduto il vostro parroco! È vero che potevate trovarne un altro migliore di me, ma così grosso e grasso, mai! Per avere giorni dietro predicato contro i passati nostri tiranni, sono stato chiamato innanzi al Tribunale dell’Eterno che, circondato di luce, da Serafini, Cherubini, Potestà e Dominazioni, stava per condannarmi. Da un lato del medesimo era Cavour per difendermi, assieme a Vittorio Emanuele tutto vittorioso. O che nome dolce e caro! Ti empie la bocca come una fìcora grossa! Dal lato opposto stavano Ferdinando II e Francesco II con serpenti neri al collo e catene ai piedi. Quant’erano brutti, che sci’ccisi! Questi accusavano il povero parroco delle Cappelle, perché troppo liberale e amante dell’indipendenza del popolo. Ma ecco che si presenta Sant’Agostino (Coccione) con un libro in mano; e rivoltosi all’Eterno, gli dice: ‘Eterno Padre, il curato delle Cappelle non merita di essere condannato all’Inferno, perché non ha fatto altro che predicare quello che sta scritto in questo volume’. E intanto dietro all’Eterno Padre, una voce sottile, la voce di San Tommaso, ripeteva: ‘Cchiù sotto; leggete cchiù sotto…’. E l’Eterno Padre trovò finalmente e lesse: ‘Confregit in die irae suae reges’. E sapete che cosa lesse? Lesse che Dio rompe la coccia ai re tiranni che sono la peste e il colera del genere umano!».

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